Ho conosciuto personalmente Ugo Sasso nell’estate del 2000, in occasione di uno dei viaggi organizzati dall’Istituto Nazionale di Bioarchitettura e dalla Rivista di Bioarchitettura di cui Sasso era direttore scientifico. Cinquanta e più persone, per lo più progettisti, tra cui molti tecnici di amministrazioni locali, salgono su un pullman a Bolzano e, nell’arco di una settimana, percorrono l’Europa seguendo un fittissimo programma di incontri con architetti, di visite a cantieri e architetture, avendo come unico filo conduttore l’ecologia. In un vero tour de force, che gli altri componenti del gruppo mi dissero essere usuale per i viaggi organizzati e guidati da Ugo Sasso, siamo stati sommersi da informazioni e stimoli sul progettare, costruire e vivere all’insegna della sostenibilità. Dal convento in Austria dove si curano le difficoltà motorie con l’aiuto dei cavalli al cantiere di un edificio scolastico in costruzione in Svizzera, dal parco spontaneo in Olanda allo studio professionale in Germania, dal condominio capace di depurare le proprie acque nere in Danimarca alla comunità steineriana in Svezia, il gruppo si è spostato cercando di essere all’altezza della straordinaria vitalità di una guida entusiasta. Desideroso di fare ‘adepti’, forte di una sorta di primogenitura nella diffusione di temi poco noti in Italia, Sasso sembrava preda di una frenesia incontrollabile. Se accettavi di far parte dei suoi gruppi, non potevi non accettarne i ritmi e l’ideologia che lo guidava. Seminava a larghe mani e le sue idee non potevano non lasciare traccia, anche in me.
Ugo Sasso ha perso la vita il 9 gennaio 2009 in Venezuela, mentre faceva il bagno nell’isola di Margarita, durante una breve tappa naturalistica del viaggio verso Berkley, dove lo aspettava Fritjof Capra, da sempre punto di riferimento della sua opera. Era un bioarchitetto nel significato del termine che lui stesso aveva contribuito a definire, fondando nel 1991 a Bolzano l’Istituto Nazionale di Bioarchitettura. Allora in Italia la parola ‘ecologia’ era quasi sconosciuta all’opinione pubblica ma già da qualche anno Sasso trascinava un pugno di colleghi nel Nord dell’Europa a vedere come bisognava costruire per rispettare l’uomo e l’ambiente.
Nato ad Asmara nel 1947, cresciuto in Veneto, laureatosi nel 1971 con Carlo Scarpa, Sasso ha collaborato con Kroll, Krusche, Kier, ha realizzato a Bolzano nel 1994 il primo condominio ecologico italiano finanziato con denaro pubblico, ha diretto Master universitari a Bologna e presso la Lumsa a Roma.
Secondo Sasso il progetto ecologico non deve esaurirsi nell’edificio eco-sostenibile, ma deve avere al centro l’uomo, la qualità sociale del vivere della persona, la sua l’appartenenza al luogo geografico e sociale. “Per comprendere tutto ciò – diceva – occorre dimenticare la ‘casa-macchina per abitare di Le Courbusier’ e pensare ai quartieri storici delle città italiane, ai piccoli paesi con case magari vecchie, dove però la comunità vive serenamente”.
Maria Cristina Tommasini
Una commemorazione solenne è prevista a Bolzano il 9 febbraio 2009 in occasione del trigesimo della scomparsa nella chiesa dei Domenicani. Sono attesi brevi interventi di coloro che hanno condiviso il suo operato. Non fiori ma opere di bene:per aiuti a giovani laureati meno abbienti per lo studio della Bioarchitettura in Europa.
nelle foto
Schizzo a colori e un esterno dell’edificio IPES (Istituto Provinciale Edilizia Sociale) a Bolzano, il primo condominio costruito con criteri ecologici in Italia, 1995.
Esterno e sezioni del Centro Ambientale del Comune di Bolzano, in località Colle (2005), realizzato in un antico Maso.
Ugo Sasso (1947-2009)
Un seminatore d'idee
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- Simona Bordone
- 06 febbraio 2009