Zanellato Bortotto

Anche quest’anno un preciso senso del locale e del durevole emergono dalle proposte di Zanellato e Bortotto al Salone. Come i tappeti Arengario per Cappellini e i mobili da esterni per Nilufar. #MDW2016

Giorgia Zanellato e Daniele Bortotto sono la dimostrazione che l’unico discrimine valido nel design è quello dell’idea e non il limite tra discipline o l’imposizione di una condizione produttiva.

In apertura: Giorgia Zanellato e Daniele Bortotto da Nilufar Depot a Milano. Photo Gabriele Zanon. Qui sopra: schizzo, work in progress

Si può tranquillamente fare prodotto, realizzato in collaborazione con un artigiano o con un’industria, in serie illimitata o in pezzi unici, ideato come progetto speciale o per la grande distribuzione. L’importante è, appunto, che ci sia un’idea. Il tutto poi diviene più facile se a lavorarci sono tecnici e artigiani italiani, da sempre abituati all’apertura mentale e alla collaborazione. Giorgia e Daniele poi il “vizio” dell’idea ce l’hanno da sempre: molti dei loro lavori attraggono inizialmente sul piano estetico con un rigore di funzione che non solo viene considerato, ma anche esaltato dall’aspetto formale; poi, in un secondo momento, interviene una considerazione su quello che quella forma gradevole può significare. Era già accaduto per Acqua Alta e la loro collezione di tendaggi e tappeti per Rubelli nei quali, dietro la piacevolezza di un pattern decorativo che sa di antico e contemporaneo al tempo stesso, operavano due argomenti centrali nel loro lavoro: la relazione col luogo e quella col tempo.

Zanellato e Bortotto, veduta dell’installazione Exquisite Jungle per Novamobili

Anche quest’anno un preciso senso del locale e del durevole emergono dalle loro proposte al Salone e Fuori Salone 2016. Il progetto di tappeti Arengario per Cappellini, ad esempio, nasce da un precedente lavoro presentato nel 2015 a Operae, quando Angela Rui li aveva invitati alla collaborazione con un grande mosaicista torinese, Andrea Besana. Dal dialogo con l’artigiano era nata l’idea di lavorare per macro-tessere di un mosaico che rifletteva sulla regola di composizione delle architetture della città. Le forme geometriche primarie alla base della natura strutturale dei monumenti torinesi divenivano occasione per una nuova composizione planare, quella dei mosaici.

Zanellato e Bortotto, work in progress

Oggi questa idea rivive nella serie pensata appositamente per Milano: “Una nuova interpretazione, dove la tecnica costruttiva viene affinata così come la ricerca nei materiali, ed i protagonisti del racconto diventano i luoghi più simbolici di Milano. Un omaggio a Milano e all’Arengario di Portaluppi, Muzio, Magistretti e Griffini”, spiegano gli autori. Dalla collaborazione con Besana e dal fascino della sua tecnica musiva deriva anche la collezione di mobili da esterni realizzata per Nilufar: qui più che il luogo è il tempo ad essere considerato nella sua accezione di tradizione, capace di creare un ponte di connessione tra passato e presente. Muzauwaq, infatti, rielabora in chiave contemporanea il tradizionale linguaggio del mosaico e la sua storia millenaria attraverso una lineare struttura in ottone brunito che serve da base per l’esaltazione di arredi che trovano nel contatto con aria, luce e verde la loro collocazione ideale. La tenuta in esterno è assicurata da una rivisitazione tecnica, grazie a una resina colorata che sostituisce la tradizionale malta come collante per le tessere in vetro e marmo. L’effetto così si rende ancora più unico e pronto ad essere esaltato dalla variazione di luce ed ombra dell’irraggiamento solare. Sempre caratterizzato dall’apertura verso l’esterno è il progetto di living proposto con Novamobili. Exquisite Jungle ricrea un mondo vegetale in un interno abitativo, dove il verde diviene il leit motiv di un’operazione di zonizzazione domestica. La zona di concentrazione, quella di relax o quella di condivisione sono così scandite dal “classico sistema contenitivo che diventa importante grazie all’uso di materiali differenti e ricercati, come il rame e il vetro, trasformandosi in un prezioso scrigno”.

Zanellato e Bortotto, veduta dell’installazione Exquisite Jungle per Novamobili

Il tempo inteso come sedimentazione e passaggio lento che incide sull’invecchiamento delle cose è alla base del loro lavoro per Cedit Ceramiche d’Italia, forse il più intenso in questa stagione di novità. In un mondo che impernia sull’obsolescenza programmata le sue strategie di marketing, Giorgia e Daniele vanno in direzione opposta e si ispirano al segno che il tempo lascia sulle superfici. Patine, crepe, velature sono le “rughe” del volto delle mura architettoniche; non sono da trattare e negare, ma anzi da riscoprire con un nuovo ideale di bellezza negli occhi, quello della durata. Contro la finzione dell’eterna giovinezza, il sistema di rivestimento ceramico Storie sa svelare un pattern decorativo che possiede di per sé una grande carica astratta e cromatica. A chiudere il cerchio è la riedizione del tappeto Giudecca per CC Tapis, anch’esso nato dalla ricerca per Acqua Alta. “Da uno scatto di una gradinata veneziana – raccontano i progettisti – nasce l’idea di reinterpretare attraverso i colori ed i materiali di un tappeto l’iconico disegno degli scalini bagnati dall’acqua della laguna. Le diverse tonalità dei grigi e dei tortora delle lane disegnano i gradini di pietra, segnati dagli effetti del tempo e della salsedine. Il mare e le vibrazioni delle onde si trasformano in una superficie di seta cangiante, dove convivono i diversi toni di blu e verde. Un luogo unico come Venezia e le sue atmosfere rarefatte rivivono in chiave contemporanea attraverso un prezioso tappeto completamente annodato a mano”.

Zanellato e Bortotto per Novamobili, schizzo per Exquisite Jungle

Conclude le proposte un oggetto piccolo, ma geniale, proposto all’interno della mostra “Microfacts” lanciata, come ogni anno, da Subalterno 1 con la curatela di Stefano Maffei. Quest’anno il tema è quello dell’oggetto di piccolissime dimensioni, quasi un modo di ribadire che il grande progetto non dipende dalle sue dimensioni o dalla muscolarità delle risorse impiegate, ma ancora una volta dall’idea che lo genera. Qui i progettisti veneti propongono Elucefu un tappo di bottiglia per il quale hanno fatto ricorso alla loro memoria adolescenziale, quando si andava in campeggio e per amplificare il riverbero di una torcia elettrica la si posizionava dietro a una bottiglia d’acqua. Ecco allora che da questa semplice suggestione, scaturita quasi da un uso “improprio” degli oggetti, deriva un tappo con luce a led che trasformerà la bottiglia in un imprevisto oggetto luminoso. Un piccolo oggetto che ne trasforma uno più grande, vicino a quello che Naoto Fukasawa ha sapientemente definito il “design without thoughts”, nel quale sono le funzioni spontanee unite all’intelligenza del progettista a generare nuove soluzioni.

© riproduzione riservata

Zanellato Bortotto, Muzauwaq, dettaglio. Fotografia di Gabriele Zanon
Zanellato Bortotto, Muzauwaq, dettaglio. Fotografia di Gabriele Zanon
Zanellato Bortotto, Muzauwaq, dettaglio. Fotografia di Gabriele Zanon
Zanellato Bortotto, lo studio ph. Claudia Zalla per Novamobili


12–17 aprile 2016
Zanellato Bortotto
Arengario – Cappellini

Microfacts
Subalterno 1
via Conte Rosso, Milano

GiudeccaCC Tapis
Fiera Rho-Pero, Pad. 6, Stand E40
Exquisite Jungle – Novamobili
Muzauwaq – Nilufar