“L’arredamento ha sempre avuto una funzione di rappresentazione”, secondo Robert Stadler, curatore della mostra Typecasting, aperta alla Pelota durante la Milano Design Week 2018. Ciò significa che possiamo classificare l’umanità e la società secondo il tipo di seduta. Una battuta un po’ forte, forse. Presentando degli oggetti come se fossero dei personaggi, Typecasting rispecchia l’attuale tendenza all’autorappresentazione, nonché le strategie con cui si collezionano amici e like sui social media. Duecento tra pezzi ed esempi di arredamento sono suddivisi in nove comunità: i Comunitari, gli Organizzatori compulsivi, i Violenti, i Sognatori, i Partecipanti ai concorsi di bellezza, gli Incontri sul sito d’appuntamenti, gli Spartani, gli Atleti e gli Irrequieti. Al centro c’è il “Divano comunitario”, progettato dal curatore. Ci ha colpiti, e gli abbiamo fatto qualche domanda.
Robert Stadler: “Il futuro del design? Oggetti interamente progettati dagli algoritmi”
Durante la Milano Design Week 2018 Vitra ha allestito alla Pelota una mostra a cura di Robert Stadler per rispondere alla domanda: in che modo l’arredamento diventa una rappresentazione della condizione umana?
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- Olga Mascolo
- 18 aprile 2018
- Milano
Perché il titolo Typecasting?
Il termine typecasting viene usato nell’industria del cinema – ma anche in teatro – quando un attore viene ripetutamente scelto per ruoli stereotipi simili, come il cattivo, la seduttrice, il protagonista d’azione o la bella. Nell’installazione Typecasting ho applicato questo metodo all’arredamento. Ho guardato agli oggetti come a personaggi dotati di un insieme di tratti caratteriali e – proprio come nei film – ho scelto per l’oggetto un ruolo specifico. Quindi ognuno dei pezzi d’arredamento di quest’ampia panoramica è classificato in uno dei nove stereotipi, o “comunità”.
Come è cambiata la società, e in che modo l’arredamento ha rispecchiato questi cambiamenti?
Qualunque forma di disciplina artistica è in rapporto con il cambiamento sociale. Certe gli hanno dato il la, altre sono una reazione. Nel periodo Biedermeier, per esempio, venne coniato il termine Wohninseln: isole dell’abitare. Non avendo più una collocazione fissa l’arredamento divenne più semplice e più leggero, in modo da potersi facilmente spostare in tutto lo spazio domestico. Più tardi, negli anni Sessanta del Novecento, parecchi pezzi d’arredamento informali con la seduta ribassata furono il riflesso dell’atmosfera rilassata dell’epoca hippie.
Come si concilia secondo te l’esigenza di collettività e di socialità con quella di mettere in mostra – ovvero “autorappresentare” – la dimensione individuale?
Mi pare che il cambiamento sia un processo dinamico per definizione e che le apparenti contrapposizioni di cui parli in realtà siano profondamente connesse. Mi sembra che più raffinati si fanno i prodotti industriali, più si senta il bisogno di artigianato e di prodotti fatti a mano. Più collettivi e sociali si diventa, più si avverte anche il bisogno di affermare la propria individualità. Non sembra un po’ che, nel flusso infinito di amicizie e di gruppi dei media digitali, sia diventata quasi una questione di sopravvivenza?
Parlaci del tuo progetto del Communal Sofa, il “divano comunitario”.
Con questo pezzo ho voluto combinare la seduta condivisa e quella individuale in un unico oggetto d’arredamento. Quattro schienali rotanti e inclinabili sono fissati a una piattaforma imbottita. Ruotati verso l’esterno formano insieme con la piattaforma una seduta dove i piedi dell’utente toccano il pavimento: la classica seduta del lavoro individuale. Se vengono ruotati verso l’interno innescano una situazione comunitaria in cui gli utenti si trovano uno di fronte all’altro in posizione più rilassata. Il centro della piattaforma è attrezzato con delle prese per la ricarica dei dispositivi mobili.
Hai suddiviso la società in nove comunità: tu a quale appartieni? Ciascuno appartiene a una di esse?
I nomi delle nove comunità differenti sono implicitamente ironici. Certamente tutti ci possiamo riconoscere in uno o più di questi gruppi e la stessa cosa succede per gli oggetti. Per esempio ho scoperto che le sedute Eames possono facilmente rientrare in almeno tre dei nove gruppi, e non è una coincidenza. Quelle sedie sono dei campioni, per cui sono sia Atlete, sia Partecipanti ai concorsi di bellezza, sia Irrequiete e via dicendo. Secondo me io sono tanto uno Spartano quanto un Sognatore, ma non ho mai sperimentato concretamente le gioie e i dolori degli Incontri sul sito d’appuntamenti.
Queste nove comunità sono una rappresentazione della società oppure uno strumento di marketing?
La decisione di scegliere nove comunità è soggettiva, e indica le stranezze del nostro atteggiamento quando definiamo dei profili sociali. Per cui sono una rappresentazione sociale che certamente offre un terreno fertile alle strategie di marketing.
Video intervista con Robert Stadler
Credi che i concetti di riservatezza, intimità e individualità saranno sempre essenziali nella società occidentale?
Personalmente trovo difficile predire quanto lontano andrà questa tendenza, ma, come dicevo, le persone vanno anche costantemente controcorrente rispetto alle tendenze. Un’idea curiosa, ma forse non utopica, potrebbe essere che soddisferemo il nostro bisogno di intimità grazie a spazi personali virtuali, contrapposti ai mattoni e alla pietra.
Come vedi il futuro del design, in termini di società e di esseri umani?
Da nativo non digitale personalmente tengo molto al materiale e alla forma, e voglio credere che il design avrà sempre a che fare con questi concetti. I designer adottano sempre più spesso a tecnologie produttive raffinate ma la singola forma sembra perdere importanza. Molti dei prodotti in rapporto con questioni sociali hanno una forma generica, intercambiabile. È come se oggi un designer dovesse scegliere tra atteggiamento e forma. Spingendo oltre quest’idea, potrebbe essere solo il primo passo verso oggetti totalmente progettati da algoritmi. Ma voglio credere che sia possibile impegnarsi su importanti questioni sociali contemporanee pur continuando a realizzare oggetti individuali, accuratamente progettati.
- Typecasting
- Robert Stadler
- 17-22 Aprile 2018
- La Pelota
- via Palermo, 10