Ogni Design Week è una scoperta: migliaia di prodotti, progetti e prototipi, invenzioni e allestimenti. E poi decine di spazi di cui spesso, anche i milanesi doc varcano la soglia per la prima volta. Ci sono i palazzi e i cortili storici (quest’anno, Tom Dixon a Palazzo Serbelloni e Porsche a Palazzo Clerici), le terrazze private su cui inerpicarsi per dare uno sguardo spettacolare a Milano dall’alto e vedere quanto è cambiata negli ultimi 10 anni (come la Terrazza Portaluppi di Buccellati in via Brisa e quella dell’Hotel Ariston al Carrobbio). Ci sono poi gli ex spazi industriali o dismessi (Flos alla Fabbrica Orobia, Baranzate Ateliers nella ex fabbrica Necchi di Baranzate e Alcova all’ospedale militare di Baggio). Categoria a parte sono i luoghi che stanno per essere demoliti, per lasciare il passo al nuovo che avanza: l’ex macello quest’anno e, in passato, l’ex fabbrica di panettoni Cova, con la prima edizione di Alcova nel 2018, e le ex cartiere Binda, con il concerto di Ludovico Einaudi organizzato da Domus nel 2004.
Ogni Fuorisalone è però anche motore di cambiamento: ci sono scoperte, infatti, che restano non solo nel ricordo di chi le ha visitate, ma diventano anche nuovi frammenti di città. Complici gli affitti proibitivi di questa settimana, chi può investe su qualcosa di meno effimero. Oltre alle aperture di nuovi showroom (Lodes in via della Moscova, Henge in via Spiga e Gervasoni in via Spartaco per citarne tre), non mancano gli interventi ambiziosi, pubblici e semi pubblici, come il recupero dei tunnel della Stazione Centrale per la futura DropCity.
La Design Week non è insomma solo una frenesia collettiva di pochi giorni: un Salone alla volta, ha anche contribuito a promuovere e trasformare il tessuto urbano. Ecco 10 luoghi “germogliati” quest’anno: dai murali di Toiletpaper a Città Studi allo Spazio Morel in zona Certosa, dalle Tokyo Toilet alla fermata Duomo della metropolitana al Caffè del Circolo Filologico. Alcuni sono già aperti, altri li vedremo prendere forma nei prossimi anni.