Martedì 6 maggio, 1963. Sono passati sessant’anni esatti dal giorno in cui Ferruccio Lamborghini fondò la propria Casa automobilistica, oggi tra le più rinomate, esclusive e celebri del pianeta. Benché frutto di un progetto imprenditoriale iniziato tempo prima, la fondazione della Lamborghini viene tradizionalmente e apparentemente ricondotta a un diverbio fra Enzo Ferrari e Ferruccio in persona.
60 anni di Lamborghini in sei design che hanno fatto storia
Una storia della casa di Sant’Agata Bolognese attraverso i modelli chiave, dalla prima auto alle evoluzioni più recenti, passando per un Suv precursore e per la Countach disegnata da Gandini, che ha ridefinito il design delle supercar.
Courtesy Lamborghini
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- Federico M. Fabbri
- 27 febbraio 2023
Quest'ultimo, imprenditore di successo nel campo dei trattori – ma anche in quello di caldaie e condizionatori – possedeva una Ferrari 250 GT della quale lamentava spesso il cattivo funzionamento della frizione. Per questo motivo, stufo delle dispendiose sostituzioni che questa componente richiedeva, scrisse al Drake in cerca di un dialogo. Lui in tutta risposta, non senza una buona dose d’orgoglio, gli disse di tornare alle sue macchine agricole. Lamborghini decise così di mettersi in proprio, nel business delle supercar. Grazie alle ingenti risorse finanziarie, chiamò a Sant’Agata Bolognese tecnici molto capaci: Franco Scaglione per la carrozzeria, Gian Paolo Dallara e Paolo Stanzani per il telaio, Giotto Bizzarrini per il motore.
La prima Lamborghini della storia, la 350 GTV, non riscosse particolare successo per via del suo stile forse troppo avveniristico: rimase un esemplare unico. Il progetto venne quindi affidato alla carrozzeria meneghina Touring che, nel rispetto dei codici pre-esistenti, sviluppò un design più classico. La maggior parte delle 350 GT montava un dodici cilindri da 3,5 litri e 320 cavalli, altre un V12 da 4 litri – sempre con la medesima potenza – ma con più coppia e caratteristiche di guida più confortevoli. La favola era cominciata.
Poche sono le vetture che hanno cambiato il mondo dell'automobile come la Miura: con il suo motore in posizione posteriore-centrale e l'affascinante corpo stilizzato da Marcello Gandini per Bertone. Sensuale, conturbante, velocissima. Grazie a questo modello – siamo nel 1966 – Lamborghini plasmò e definì il concetto di supercar. Scettico riguardo alla possibilità di venderla in un elevato numero di unità, Ferruccio diede il suo benestare a una produzione in piccola serie. Tra il 1966 e il 1969 vennero realizzate 275 Miura con propulsore da 350 cavalli; poi arrivarono le varie evoluzioni via via più potenti. L'ultima Miura SV venne consegnata a Milano, nel gennaio 1973.
La Countach rappresenta, insieme alla Miura, la colonna portante della leggenda della Casa di Sant’Agata Bolognese. Marcello Gandini firmò, ancora una volta per Bertone, una linea inconfondibile rintracciabile nelle supercar ancora oggi. La Countach lasciò tutti a bocca aperta per la sua carrozzeria cuneiforme, pulita, contemporanea e futuristica, alta poco più di un metro e con le portiere ad apertura verticale. Il segmento delle supercar moderne, va detto, nacque con la Countach. Questa vettura stabilì un benchmark, un paradigma estetico-costruttivo che resiste ancora oggi. Sotto il cofano il V12 montato longitudinalmente; all’esterno forme geometriche pulite, essenziali, tanto iconiche quanto – volendo – eleganti. L’ultima di questa stirpe arrivò nell’estate del 1990, quando sulla linea di produzione s’affacciava la prima Diablo.
Alla fine degli anni Settanta la Mobility Technology International aveva preso parte al progetto XR311 per sviluppare un veicolo militare terrestre voluto dall’esercito americano. Il risultato fu un’auto che assomigliava a una grossa dune buggy, col motore in posizione centrale posteriore. Il progetto, fallito, fu proposto nuovamente nel 1981 e, dopo alcuni prototipi, Lamborghini presentò la LM002 al grande pubblico. Era il 1986. Questo potente fuoristrada montava il motore della Countach, vantava linee muscolose su proporzioni – allora come oggi – faraoniche e superava con un certo slancio i 200 km/h. Non s’era mai visto nulla di simile prima d’ora.
La Casa di Sant’Agata Bolognese desiderava una supercar che avesse una velocità massima di almeno 320 km/h e gli ingegneri riuscirono ad esaudire questo desiderio. Superandolo. Con una velocità massima di 325 Km/h e un'accelerazione da 0 a 100 Km/h in soli 4,5 secondi, la Diablo s’aggiudicò il primo posto quanto a prestazioni nel segmento delle supersportive. Diventò la degna erede di Miura e Countach: era larga, bassa e aggressiva, incuteva quasi timore. Inutile dire che fece subito breccia nel cuore degli appassionati, tanto che, in undici anni, se ne vendettero quasi 3000 esemplari.
Nel 1998 Automobili Lamborghini viene acquisita dal Gruppo Volkswagen e nel 2001 debuttò la splendida Murcielago per inaugurare il nuovo corso. Ma se la punta di diamante motorizzata V12 fece perdere la testa a molti, nel 2003 arrivò la più “piccola” Gallardo a far impennare i bilanci del marchio emiliano. Sezione anteriore ridotta, parabrezza molto avanzato: qui il classico cuneo si è evoluto e proteso in avanti, interpretando lo stilema della Casa con una personalità tutta sua. Spinta da un rabbioso dieci cilindri con un sound da brividi, la Gallardo venne prodotta fino al 2013 in oltre 35 versioni e 14mila unità: diventando – al tempo – la Lamborghini più venduta di sempre. Dopo di lei, la strada fino a questo momento è stata tutta in discesa: Urus, Huracán e Aventador hanno collezionato record commerciali su record.