La città ideale

Dalle visioni rinascimentali alle distopie futuriste: per secoli artisti e filosofi hanno plasmato il concetto di “città ideale”, fino alle sfide contemporanee di sostenibilità e inclusione.

La città ideale. Un concetto, un’idea, un progetto che ha sedotto filosofi, artisti e urbanisti per secoli. La città ideale è un luogo immaginario, perfetto, dove l’uomo vive in armonia, in prosperità, dove i bisogni di tutti sono soddisfatti e dove la bellezza regna.

L'effimera apparizione del video di Trump e Musk a Gaza ci porta ad una riflessione amara. L’immagine di una città ideale ostentata come un trofeo, eretta sulle rovine di un mondo in dissoluzione, manifesta la più abietta manifestazione del titanismo moderno, dell'arroganza di chi crede di poter plasmare la realtà a immagine e somiglianza del proprio delirio.


L’opera più nota che narra il concetto di città perfetta proviene da un anonimo, anche se qualche critico l’attribuisce a Piero della Francesca. La città ideale è un articolato trattato tradotto in forma visiva, un'architettura della ragione che si fa spazio urbano.

Piazze silenziose, edifici geometrici, non sono scenografie, ma simboli di un'organizzazione sociale, di un'armonia cosmica che l'uomo, attraverso l'arte, cerca di emulare. La prospettiva, in quest'opera, non è solo una tecnica, ma un'affermazione di potere, un tentativo di imbrigliare il mondo in una griglia di razionalità, di sottomettere la natura al dominio della mente.

Quadro originariamente attribuito a Piero della Francesca, La Città Ideale, Galleria Nazionale delle Marche, Urbino, Italia. Courtesy Wikimedia Commons

Canaletto ci conduce nei meandri della Venezia settecentesca, una città che non aspira all'ideale, ma che vive nella sua imperfezione, nella sua mutevole bellezza. Le sue Vedute argomentano l’anima della Serenissima, la sua luce, la sua atmosfera, la sua storia. L'acqua, elemento dominante, riflette i palazzi, moltiplica le immagini, crea un senso di fluidità e di movimento, un rimando concreto all’origine dell’uomo.

Nell'ordito reticolare di New York City, Mondrian trascende la mera rappresentazione urbana. La metropoli si dissolve in una trama di linee e colori primari, sintesi di un dinamismo estetico e reale. La città sparisce, si dissolve tra colori caldi in pieno contrasto con le linee dai colori freddi che spezzano il ritmo e creano livelli geometrici.

Canaletto, Piazza San Marco, 1723, Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid, Spagna. Courtesy Wikimedia Commons

Ed ecco che pian pianino arriviamo alla modernità. Metropolis (1927) di Fritz Lang, proietta lo spettatore in un futuro distopico, una città-macchina che divora i suoi abitanti, un incubo di acciaio e cemento che mette in guardia dai pericoli della tecnologia sfrenata. L'architettura, in quest'opera, non è più simbolo di armonia, ma di oppressione, di alienazione, di disumanizzazione. Le masse anonime che si muovono come ingranaggi, i robot che sostituiscono gli uomini, sono figure che incarnano la paura del progresso, la perdita dell'individualità, la riduzione dell'uomo a puro strumento.

E così, la città ideale si rivela in tutta la sua complessità, un concetto che si evolve nel tempo, che si nutre di utopie e di distopie, di sogni e di incubi. Non è un luogo fisico, ma un'idea, un progetto, un processo, un dialogo continuo tra il passato e il futuro, tra l'arte e la vita. È un luogo dove la bellezza e la giustizia si incontrano, dove la tecnologia è al servizio dell'uomo, dove la comunità si fa cura del singolo, dove l'armonia non è un ideale statico, ma un equilibrio dinamico, un continuo divenire.

Fritz Lang, fotografia dal set di Metropolis, 1927, Ufa, Repubblica di Baschiria, Russia. Courtesy Wikimedia Commons

La filosofia, da Platone a Foucault, ha sempre interrogato la città, il suo ruolo, il suo significato. Platone, ne La Repubblica, immagina una città governata dalla ragione, dove ogni cittadino svolge il ruolo a lui più consono, un modello aristocratico che privilegia l'ordine e la stabilità. Foucault, invece, analizza le dinamiche di potere che si celano dietro l'apparente neutralità dello spazio urbano, i meccanismi di controllo e di disciplinamento che plasmano i comportamenti individuali e collettivi.

Oggi, di fronte alle sfide del cambiamento climatico, della disuguaglianza sociale, della globalizzazione, la riflessione sulla città ideale si fa ancora più urgente. Come possiamo creare città sostenibili, inclusive, resilienti? Come possiamo coniugare progresso tecnologico e benessere umano? Come possiamo riappropriarci dello spazio urbano, trasformandolo in un luogo di incontro, di scambio, di partecipazione?

Piet Mondrian, New York City, 1942, Musée National d'Art Moderne, Parigi, Francia. Courtesy WikiArt

La città (ideale?) è un progetto aperto, un luogo dove la bellezza diviene armonia, dove l'utopia e la realtà si incontrano, si scontrano, si fecondano a vicenda, dando vita a nuove forme di convivenza, a nuove espressioni di bellezza, a nuove utopie. 

Immagine di apertura: Fra Carnevale, La città ideale, 1480, The Walters Art Museum, Baltimora, Maryland, Stati Uniti. Courtesy Wikimedia Commons 

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