Durante la presentazione delle nuove collezioni, Weekend Max Mara decide di affidare il disegno di una nuova capsule collection all’architetto e designer spagnola, ma con sede a Milano, Patricia Urquiola. La coloratissima collezione, pensata per riflettere le esigenze e le contraddizioni della vita quotidiana, viene definita dalla stessa creatrice come un “habitat emozionale”.
La collezione fa parte della linea Signature di Weekend Max Mara, un progetto in corso in cui ogni stagione vengono coinvolti diversi creativi internazionali per creare una collezione che fonde il loro approccio con l’eredità del marchio. Tra i precedenti collaboratori figurano la modella Alek Wek, la costumista Gabriella Pescucci, l'interior designer Anthony Baratta e gli artisti Richard Saja e Donald Robertson. Urquiola è la decima partecipante.
La capsule collection di Patricia Urquiola per Weekend Max Mara
Tra colori vivaci e tagli plastici la designer e architetta spagnola ha disegnato la nuova capsule collection del brand.
Courtesy Max Mara
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- Romina Totaro
- 01 marzo 2022
Spaziando già da product ad architettura e direzione artistica, Urquiola aveva già presentato lo scorso febbraio la sua prima collaborazione con il brand, scegliendo di mostrarla al pubblico nella sede del produttore di tappeti CC-Tapis, un marchio con cui collabora da tempo. Nonostante abbia stretto legami con l’industria della moda nel corso della sua carriera, questa è in realtà la prima collezione di abbigliamento che crea.
La capsula si intitola Habito, una parola spagnola che significa sia “abitudine” sia “abitare”. Il disegno ha avuto inizio nell’archivio di Max Mara, un luogo che Urquiola era ansiosa di esplorare all'inizio del progetto. La collezione comprende quindi una serie di cappotti in proporzioni variamente amplificate, che combinano tessuti giocosamente giustapposti. Altri elementi includono un gilet dai colori vivaci, che ricorda i suoi tappeti colorati CC-Tapis che hanno fatto da sfondo alla presentazione, borse clutch giganti con chiusura a scatto e camicie con ampie maniche plissé. Il risultato, quindi, è un insieme di micro-architetture da abitare che prende forma e significato in una fusione di caratteri dove, a guidare la libera contaminazione, è una serie precisa di abbinamenti e giochi di contrasto tra colori, texture e persino parti dei capi d’abbigliamento.