Cristalplant®, Corian®, Cristalmood®, LivingTec®, Tecnoril®, Korakril™, solo per citarne alcuni: la ricerca di nuovi materiali per i sanitari non è mai stata così ricca di sperimentazioni come nell’ultimo decennio. Più leggera, satinata e calda, più “morbida” al tatto, a volte inaspettatamente colorata, la vasca da bagno ha aggiornato il proprio aspetto rilanciando una stagione di riscoperta che, non è un caso, è andata di pari passo con la diffusione dei modelli free standing, ormai di casa anche nella stanza da letto.
In questo clima di nuovo protagonismo, i modelli più lussuosi non coincidono stranamente con quelli legati alla performance tecnologica, che pure esistono. Domotica, cromoterapia, idromassaggi con funzioni programmabili fanno senz’altro parte delle ultime proposte di alta gamma. Eppure, il vero lusso sembra prediligere la concretezza ineludibile della materia, del suo peso e della sua grana: il numero e le opzioni nel campo delle vasche in pietra sono anch’essi cresciuti negli ultimi anni, quasi ad attestare il ritorno ad un gusto primordiale per il ruolo e il rito del bagno in vasca.
Nel corso della storia, il nostro rapporto con la vasca da bagno è stato incostante: da abitudine di pulizia e benessere ineludibile per i romani e non solo, il bagno è caduto in disgrazia quando a torto si è cominciato a credere che l’acqua fosse un veicolo per i germi. Sarà il ribaltamento di questa concezione – centrali in questo le scoperte di Pasteur e la costruzione dei sistemi fognari – ad imporre la routine del bagno per l’igiene personale.
Oggi, la vasca ha certamente superato la mera dimensione “funzionale” per assumere un ruolo di conforto e di complicità tra i rituali di bellezza. Un “luogo in cui si mette ordine nei propri pensieri”, secondo una frase attribuita a Ettore Sottsass: una piccola “stanza tutta per sé” tra vapori e mattonelle.