Questo articolo è stato pubblicato precedentemente su Domus 1090.
Il ritorno della Clore collection è una questione di famiglia
Un architetto di Londra riporta in vita il sodalizio creativo dei genitori, lei fashion designer, lui artista e architetto, a più di dieci anni dalla loro morte.
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- Cristina Moro
- 09 maggio 2024
L’architetto londinese Amos Goldreich ha ereditato 10mila tra progetti, disegni, diapositive, fotografie, prototipi e libri. È l’archivio di lavoro dei suoi genitori, Tamar de Shalit (1932-2009) e Arthur Goldreich (1929-2011), progettisti interdisciplinari che diedero vita, nella seconda metà del Novecento, a un sodalizio creativo che merita di essere riscoperto. Un patrimonio che Amos ha deciso di raccontare con Tamart, il brand con cui oggi riporta in vita i progetti immaginati dai genitori.
Grazie al lavoro di ricerca di Amos Goldreich – che descrive il percorso di esplorazione dell’archivio come ‘un viaggio illuminante’ – la Clore collection torna in produzione con un approccio filologico e moderno.
Lei, cresciuta nella Gerusalemme degli anni Cinquanta, si occupava di moda, tessuti e allestimenti d’interni. Lui, di origini sudafricane, era un artista attivo nella politica contro il regime dell’apartheid e poi architetto. I due si sono incontrati a Londra durante gli studi alla Central School of Art and Crafts e, insieme, hanno dato il via a una prolifica attività interdisciplinare.
Trasferitisi in Israele, hanno lavorato a progetti nei campi dell’architettura, pubblica e privata, a padiglioni espositivi e allestimenti, abbracciando i campi dell’arte, della grafica e del design industriale, ma anche del tessile, della moda, della gioielleria e della scenografia, contribuendo a definire un gusto modernista che iniziava a caratterizzare gli spazi quotidiani, culturali, ricreativi, assistenziali dello scenario israeliano della metà del XX secolo.
Goldreich è inoltre impegnato in ambito didattico e pedagogico, fondatore del dipartimento di Design Ambientale e Industriale dell’Accademia Bezalel di Gerusalemme, diventerà una figura chiave nella definizione della disciplina del progetto in Israele. Tra i primi progetti che vedono la luce con Tamart, c’è una serie di arredi realizzati per il Red Rock Club di Eilat e la collezione disegnata negli anni Settanta per il filantropo inglese Sir Charles Clore, uno dei principali sostenitori del Weizmann Institute of Science di Tel Aviv.
I disegni d’archivio raccontano le sedute di legno, la chaise longue e il poggiapiedi dalle forme curvilinee e rivestite con tessuti disegnati da Tamar. Per il robusto tavolino da salotto, invece, Tamar e Arthur impiegano forme squadrate e raffinati incastri a coda di rondine, che non prevedono l’impiego di viti o chiodi.
Grazie al lavoro di ricerca di Amos Goldreich – che descrive il percorso di esplorazione dell’archivio dei genitori come “un viaggio illuminante”, di presa di consapevolezza dei loro riferimenti progettuali –, la Clore collection torna in produzione con un approccio filologico e moderno, attualizzata nei materiali e nelle finiture: il piano del tavolo è di vetro o pietra, la struttura e le sedute sono di legno di rovere o frassino e prevedono un rivestimento di lana intrecciata bianca e nera, un tessuto disegnato dalla stessa Tamar de Shalit.
Immagine di apertura: Tamar, lounge chair e poggiapiedi, Clore Collection. © 2024 Tamart Design Limited