Dumb phone: cos’è, come mai va di moda e perché è un’utopia

Il ritorno a un telefono che non si connette a internet è una tendenza di cui si parla sempre di più, soprattutto riguardo alla Gen Z. Ma siamo pronti a lasciare lo smartphone nel cassetto?

Cos’è un dump phone? Banalmente, il contrario di un telefono “smart”, ovvero intelligente. In inglese americano, dumb significa stupido, vedi come riferimento il capolavoro comico anni ’90 Dumb and dumber, in Italia Scemo e più scemo. Ma dumb si dice anche di chi temporaneamente non riesce a comunicare, o di un dispositivo che non è in grado di processare dati, ma solo di trasferirli.

Oggi diamo per scontato che i telefoni facciano molte altre cose oltre a telefonare: scattare foto, pagare cashless, prenotare un taxi o una stanza, orientarci con le mappe e così via. Vent’anni fa non era così. La vulgata del racconto tecnologico individua nel lancio dell’iPhone, nel 2007, la rivoluzione nel paradigma. In realtà il cambio di passo è stato progressivo, il primo iPhone aveva solo una manciata base di app e non c’era una fotocamera per scattare selfie. Esistevano già telefoni che si connettevano a internet e che permettevano di scrivere documenti o leggere la mail, più di nicchia con sistema operativo portatile Windows o Palm, o i celebri Blackberry.

Motorola Razr V3 2004

I dumb phone, spesso chiamati con il nome più elegante di feature phone, vengono prodotti ancora oggi che diamo lo smartphone per scontato, almeno in Occidente. Questi telefoni sono in grado di telefonare, mandare messaggi e qualcuno ha anche delle app basiche, per esempio mappe o whatsapp. Nokia, il brand più popolare all’epoca del telefono cellulare pre-smartphone, è ancora tra i leader insieme a Itel, Reliance Jio e Samsung di un mercato localizzato soprattutto in Africa e parti dell’Asia, come l’India o il Medio Oriente, dove gli smartphone per più ragioni non sono ancora così diffusi. L’80% dei dumb phone viene commercializzato lì, secondo una ricerca di Counterpoint.

Ma qualcosa sta cambiando, come ha recentemente spiegato a Euronews il capo marketing dei telefoni Nokia (oggi parte di HMD Global) Lars Silberbauer: il mercato dei feature phone crescerà del 5% negli Usa e anche in Europa sta ingranando. Il brand ha recentemente rilanciato anche con nuove colorazioni il Nokia 2660 Flip, un cellulare uscito in origine nel 2007. Il telefono a conchiglia è il modello “nobile” del dumb phone e il suo fattore di forma è tornato alla ribalta con i recenti smartphone pieghevoli. Il Razr di Motorola, uno dei telefoni più celebri degli anni Zero, è tornato per esempio in forma di “smartfold”.
 

La Gen Z ama i dumb phone. Sul serio?

Sulle pagine del New York Times la riscossa del dumb phone si è recentemente trasformata in una bella pagina tra la cronaca di costume e la letteratura. La firma è di Liana Satenstein, che sembra lei stessa uscita dritta da un racconto di Emma Cline: giovane newyorkese, contributor di Vogue, youtuber, famiglia nel New England; nel suo articolo intitolato *Flipping out*, esordisce dicendo: “Ho iniziato a flirtare con l’idea di prendere un flip phone mentre guardavo un livestream su TikTok di qualcuno che radeva un acino d’uva alle 2 di notte”. Ma il punto di svolta arriva quando torna alla città natale, chiaramente esausta dalla vita nella Grande Mela, vede un branco di cervi a lato dell’autostrada e la prende come un’epifania. C’è un mondo fuori dal telefono. Si precipita a comprare un dump phone da Walmart e le appare un po’ come tornare all’età dell’oro.

Con quell’euforica ingenuità con cui spesso i media approcciano tematiche che al confine tra la cronaca del costume e l’elettronica di consumo, la riscossa del dumb phone, secondo i giornali, soprattutto quelli americani, si dovrebbe tutta alla Gen Z. Che sempre secondo questo storytelling un po’ mitologizzante ama le tecnologie Y2K come non ama poi così tanto lo smartphone con cui è praticamente cresciuta, quasi si facesse carico del rimpianto di padri e madri e fratelli e sorelle maggiori, che guarda caso quei giornali li scrivono, di avere lasciato entrare così prepotentemente l’iPhone nelle proprie vite. La Gen Z, quindi ama fotocamere analogiche e digitali per scattare le foto, walkman e iPod per la musica, libri rigorosamente di carta magari comprati in una libreria indipendente, auricolari con il cavo e, appunto, i dumb phone. 

Light Phone 2 e Punkt MP02

Il mito della disconnessione

Del ritorno a un telefono “stupido” si parla da parecchio, in verità, almeno da un lustro se non di più. Aziende come la svizzera Punkt e l’americana Light lavorano da anni a cellulari curatissimi precisamente indirizzati al digital detox di chi è in fuga dal logorio di una vita tutta smartphone e notifiche. Il Light Phone 2 è un telefono dotato di un piccolo schermo eink: telefona, manda brevi messaggi e tramite una interfaccia web è possibile installare applicazioni base per mappe, musica o note. Ancora più essenziale l’MP02 di Punkt disegnato tra l’altro da Jasper Morrison: niente interfaccia touch ma pulsanti fisici, uniche concessioni “smart” sono la messaggistica compatibile con Signal (una sorta di whatsapp supersicuro) e la possibilità di usare il telefono come hotspot. Entrambi costano come uno smartphone di fascia media, perché il mito della disconnessione non è certo per i poveri, e hanno il fascino di un dispositivo che rompe la routine, da weekend o da vacanza, ma forse impensabile per un weekend. 

Il nuovo Nokia 3310, recentemente rilanciato dal marchio, e l’originale, tra i più diffusi cellulari, con 126 milioni di esemplari venduti

Flipping Out è il romanzo della coscienza del dumb phone. Satenstein scoprirà che un telefono disconnesso è tanto affascinante quanto scomodo. Le sue conclusioni sono precisamente le stesse di chiunque abbia provato, anche solo per qualche weekend o durante le vacanze di Natale, a sostituire lo smartphone con un telefono come quelli che usavamo vent’anni fa: devi procurarti un iPod o un lettore cd, perché altrimenti non puoi ascoltare musica (e scordati i podcast, anche se forse è un bene); avrai bisogno di una macchina fotografica e di un blocco se vuoi scrivere (a meno che tu non abbia un Remarkable o una Alphasmart). E poi le carte di credito. E niente Uber. Per non parlare delle mappe: oramai non riusciamo più a farne a meno neanche per spostarci di qualche isolato da casa e quelle di carta ci sembrano un affare ridicolo, “come un turista francese degli anni Novanta confuso mentre esplora la Grande Mela”, spiega lei. Ma soprattutto niente Instagram, niente Whatsapp, niente iMessage, niente Twitter, niente di niente. Che a prima vista è un bene. Ma forse anche no.
 

La lezione del dumb phone

Il dumb phone è l’utopia definitiva dei nostri giorni, rafforzata dal richiamo di quell’estetica Y2K che va tanto di moda. Il telefono “stupido” per la Gen Z è il sogno di un mondo che non ha mai vissuto. Per chi c’era prima che evolvessimo in questa sorta di proto-cyborg sempre attaccati al telefono anche mentre camminiamo, il collo curvo come un inchino, il dumb phone rappresenta il sogno di regredire a un mondo che non era migliore per niente, ma che ci piace immaginare così. Perché il passato, come il futuro, è sempre ottimisticamente migliore del presente. Soprattutto di un presente in cui le comunicazioni sono spezzate, l’equilibrio tra digitale e reale suona difficile, le dating app non ti portano da nessuna parte e nel weekend trovi le chat di lavoro invase dalle foto delle pizze dei colleghi che vogliono condividere il loro entusiasmo per la panificazione mentre tu vorresti solo rimettere una barriera tra la vita privata e quella lavorativa.

Sotto questo aspetto, un valore il dumb phone ce l’ha: è una ginnastica. Riattiva una muscolatura mentale che lasciamo assopita. Come quando perdevi il Nokia vent’anni fa e dovevi ricostruire la rubrica da zero anziché scaricarla comodamente dal cloud, usare un dumb phone resetta parecchie aspettative. Ti scioglie dai loop in cui sei andato in massa. Riabilita delle connessioni a cui non eri più abituato. Fa pulizia. In quel senso, non sarà mai la soluzione, ma qualche soluzione la facilita. Fosse anche solo silenziare le notifiche nel weekend o disinstallare whatsapp durante le vacanze.

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