Sgarsul, l’esordio di Gae Aulenti come designer

Nel pieno fervore del boom economico, esattamente sessant’anni fa, Aulenti disegna una poltrona che rappresenta bene il suo approccio di dialogo creativo con il passato.

Milano, primi anni Sessanta. L’euforia del boom economico si propaga velocemente in ogni ambito della società e contagia in egual misura imprenditori e progettisti, professionisti e giovani creativi. Si respira una voglia palpabile di innovazione, ma senza dimenticare – in sintonia con il proverbiale pragmatismo ambrosiano – le lezioni della tradizione.

Nel marzo del ’60, proprio a Milano, l’Osservatorio delle arti industriali, nato giusto pochi anni prima, organizza una mostra intitolata Nuovi disegni per il mobile italiano che non solo dà avvio alla breve stagione del Neoliberty, ma apre anche – nella storia del design italiano – quella fase importantissima che è caratterizzata dalla volontà di superare o quanto meno contaminare il paradigma funzionalista e l’ortodossia del Movimento Moderno. Nella mostra sono esposti ventuno mobili e dodici lampade di giovani architetti milanesi fra cui Aldo Rossi, Vittorio Gregotti, Gabetti e Isola, Guido Canella, Virgilio Vercelloni, Umberto Riva, Giotto Stoppino, Lodovico Meneghetti, Leonardo Ferrari, Sergio Asti e la giovanissima Gae Aulenti.

Ciò che accomuna gli architetti e i designer che ne fanno parte è la volontà di superare una progettazione calibrata solo sulla produzione industriale di serie per recuperare un rapporto più vivo e meno standardizzato con lo spazio domestico e con l’abitare.

Gae Aulenti
Gae Aulenti

Come spesso accade è Gillo Dorfles a descrivere meglio di chiunque altro la direzione e la sostanza del cambiamento: si passa – scrive Dorfles – “da un’era di geometricità rettangolistica ad una sinuosità enveloppante”. Possono essere ricondotti a questa tendenza – al di là della mostra di cui si parlava – anche mobili come la poltrona in legno curvato Cavour, disegnata da Gregotti, Stoppino e Meneghetti per Sim e insignita nel 1960 del Compasso d’Oro; la poltrona Sanluca, disegnata da Achille e PierGiacomo Castiglioni per Gavina nel 1960, caratterizzata da forme dinamiche, concepita in vari elementi stampati e poi assemblati; la poltrona Nastro (1965) di Joe Colombo, realizzata con bastoni di malacca curvati e giuntati tra loro.

Gae Aulenti, allora poco più che trentenne, esordisce come designer con un progetto che può essere decisamente ricollegato a questa tendenza: la poltrona a dondolo in legno di faggio curvato Sgarsul, realizzata esattamente 60 anni fa, nel 1962, da una piccola ma importante azienda toscana di solide tradizioni artigianali ma anche di forte vocazione innovativa come Poltronova, allora sotto la direzione artistica di Ettore Sottsass.

Sgarsul, Gae Aulenti, Poltronova, 1962
Sgarsul, Gae Aulenti, Poltronova, 1962

“Sgarsul”, che in dialetto napoletano vuol dire “scugnizzo”, rielabora a un secolo di distanza la tipologia incarnata dalla poltrona basculante n°1 di Thonet del 1862. Si tratta di una poltrona a dondolo caratterizzata da una elegante e sinuosa struttura in legno di faggio curvato e tinteggiato, una comoda e soffice imbottitura in poliuretano e un sofisticato rivestimento in pelle. La struttura in legno di faggio curvato, con le sue linee sinuose a forma di goccia, sorregge una sacca, che accoglie il corpo, e che la designer ha studiato in modo da consentire il minor numero di cuciture con un’imbottitura in gommapiuma entro un tessuto plastico.

La forma – per riprendere l’aggettivo di Dorfles – è decisamente avvolgente: trasmette a prima vista un’idea di comfort, di accoglienza borghese, mentre la realizzazione implica la contaminazione tra processi di lavorazione industriale con altri di fattura invece più decisamente artigianale. La rivisitazione della tradizione rappresentata dal modello Thonet dà un’idea precisa di come Gae Aulenti intendesse l’innovazione: non come rottura o rifiuto ma come dialogo creativo e inventivo con il passato.

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