Solo una persona dalla straordinaria sensibilità come Mariuccia Casadio poteva immaginare e curare una mostra come “Umbratile con Brio”. Il tributo della Galleria Federico Vavassori di Milano alla grande Cinzia Ruggeri – da sempre in bilico tra sogno e realtà, moda, arte, architettura, design e performance – non poteva che basarsi su contrasti e leggerezze. Già parte dell’esperienza di Alchimia, Ruggeri dagli anni Sessanta porta avanti la sua peculiare e unica ricerca sull’abito in qualità di architettura esperienziale, come accade con l’Abito Cinetico, l’Abito con Led, o ancora Abito a Cristalli Liquidi o il più noto Omaggio a Levi Strauss realizzato in seta nel 1983, parte della collezione permanente del Victoria and Albert Museum di Londra.
Il vestito è uno spazio da abitare: Cinzia Ruggeri in mostra a Milano
Alla Galleria Federico Vavassori di Milano, la mostra “Umbratile con brio” ripercorre la ricerca della designer e artista Cinzia Ruggeri sull’abito come architettura esperienziale.
View Article details
- Maria Cristina Didero
- 21 febbraio 2018
- Milano
Nel 1977 inizia a produrre le sue collezioni. Memorabili gli abiti piramidi-ziggurat – motivo molto amato e rielaborato in chiave postmoderna – e i tanti e diversi manufatti corrosivi quasi astratti per estetica e linguaggio, ma umani perché ansiosi di comunicare emozioni, messaggi e meta-messaggi o anche solo momenti di vita vera, congelati in un attimo e caratterizzati da un alto tasso di energia combinata a tenerezza. Il vestito è qui inteso come spazio da abitare, con cui possibilmente interagire, vivere oltre la prima, logica e più semplice destinazione d’uso del coprirsi il corpo.
Il linguaggio surrealista di Cinzia Ruggeri è capace di raccontare viaggi onirici in modo concreto: le opere in mostra ci dicono di lontananza, costrizione e libertà, ci parlano di presenza e assenza, di affetto, del vuoto e della sofferenza, dell’indagine di un confine esistenziale che cerca di tradursi in confine geografico come nel recente Tavolo Milos realizzato lo scorso anno. Cinzia Ruggeri procede tramite veloci associazioni d’immagini che sono restituite a chi guarda anche in maniera drammaticamente feroce, senza sconti e mezzi termini come accade per la palla di pelle di pollo racchiusa dentro una qualunque teca di vetro. I cagnolini che ricordano il suo adorato schnauzer si ripetono in maniera maniacale come sagome di carta o riprodotti come pupazzi per bambini; li puoi trovare lì, nel bel mezzo di una sua opera per qualsivoglia ragione mentre lei è impegnata a nutrirli (È l'Ora della Pappa, 2013), a far loro fare pipì, a prendersi cura. Il tema del guanto come involucro della mano ci lascia intendere altro: il desiderio di relazionarsi, di comunicare, di toccare, di stabilire un contatto ma anche di proteggersi. Interagire con ciò che è fuori di lei, ma cautamente.
In questa mostra le mani (i guanti) sono ovunque come se ne servissero tanti e di più per afferrare questa vita che scorre veloce e in maniera enigmatica. L’Abito Tovaglia del 1984 consiste in un abbigliamento candido e geometrico, realizzato oltre le regole della sartoria perché Cinzia Ruggeri lo concepisce come un oggetto totemico, lieve e leggero con cui confrontarsi, irriverente se volete ma con una sua precisa personalità, estensione stessa del corpo alla funzionalità; la pettorina che abbraccia lo sterno e lo protegge, si estende come una lingua di tessuto atto ad accogliere. È personale e inclusivo allo stesso tempo.
Nei testi si legge che “Cinzia Ruggeri è artista e designer a tutto tondo”, oltre che “pioniere della moda, un mondo nel quale è stata protagonista tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Novanta”. Ha concepito l’abito come una visione tradotta in realtà, ma mai quella più immediata. Si tratta di “un collegarsi, scollegarsi e sconvolgersi delle cose, dai materiali, ai colori, alle forme, e dalle immagini fisse alle immagini in movimento, che illimitatamente incanta e destabilizza. Rendendo la logica scontata e prevedibile dell’esistente, spunto di un gioco a rompere gli schemi, ad alterare pesi e misure, a rivisitare estetiche e funzioni. Un impulso creativo, sottilmente criminale, a rompere, rovesciare, spodestare le prerogative conosciute e più scontate del visibile”.
La mostra che si sviluppa in più sezioni, all’interno di un percorso che ci fa viaggiare nel tempo grazie a scarti visionari e iperboli improbabili; temi e tinte caratterizzano le tre stanze (stanza blu, stanza rosa, stanza grigia) dove parte degli oggetti invadono lo sguardo mentre altri bisogna andare a cercarseli. “Il passato proietta le sue ombre sul presente. Lo ridisegna e si ridisegna. Dando vita a composizioni e a suggestioni sempre nuove e diverse. Immagini e oggetti, modelli d’abito, mobili e soprammobili all’origine di arredi fantastici, articolazioni in scala ambientale di personali intime passioni, cifre poetiche dei suoi fashion e interior design: dalle creature acquatiche al disegno frastagliato delle coste a picco sul mare, e dalle silhouette scontornate di uomini, cani o tuorli d’uovo alle scherzose reinvenzioni – da Colombra a Perle ai Porci – di definizioni e convenzioni verbali”, aggiunge la curatrice.
In occasione della mostra, l’artista ha realizzato una “scatola incognita, un cofanetto a tiratura limitata che contiene feticci del suo immaginario” quali un guanto trasparente, cartoline d’antan con modelli, fotografie ricamate a mano complete di Swarovski, un polsino di camicia in tessuto bianco e un disegno con più proposte di gemelli (diversi), perle sempre e tante (anche quando vanno ai porci), una pochette in tessuto di seta con porta-pochette integrato, un cagnolino nero ritagliato su cartoncino spesso, delle meravigliose righe di Dino Buzzati che parlano di una “signorina” con indirizzo in piazza della Repubblica a Milano che veniva considerata un poco pazza, oltre a una micro-bustina in pizzo arancione-fluo contenente le dolcissime violette di zucchero (sì, quelle di pasticceria), le stesse che danno il titolo allo scritto di Casadio: “Chiave di Violetta: Note Accordi e Andamenti nel Pentagramma di Cinzia Ruggeri”. Da visitare con calma e con un po’ di tempo a disposizione per osservare e sognare.
- Cinzia Ruggeri. Umbratile con brio
- 9 febbraio – 10 marzo 2018
- Galleria Federico Vavassori
- via Giorgio Giulini 5, Milano
- Mariuccia Casadio