La Dutch Design Week ci prepara a un futuro che si avvicina sempre più velocemente, fino a diventare un “Presente Estremo”. In tutta Eindhoven sono diverse le mostre e i progetti che esplorano relazioni e disfunzioni tra informazione e design, tra sfera virtuale e fisica. Nelle location del festival è possibile trovare varie indagini sulle pieghe e le distorsioni che i “layer digitali” generano su ambienti, gesti e abitudini umane. Le scale delle proposte sono molteplici: dal governo delle smart city (e smart society) alla produzione di singoli oggetti.
La “Embassy of Data” è una delle sette ambasciate del World Design Event, manifestazione inedita e diffusa in tutta Eindhoven. La ricerca analizza il territorio di Eindhoven, attraverso 523 pacchetti di dati differenti. Di questi set di informazioni solo 38 sono consultabili pubblicamente in un portale creato ad-hoc, e la maggior parte di questi sono illeggibili ai più. Lo scopo dell’esibizione è quindi quello di produrre consapevolezza sull’utilizzo dei dati da noi prodotti e raccolti per la gestione delle città cosiddette intelligenti. L’esposizione solleva questioni etiche sulla proprietà e l’utilizzo di queste informazioni. Rappresenta in modo chiaro e inedito la città di Eindhoven, svelando meccanismi e dispositivi di analisi e controllo spesso nascosti agli occhi del cittadino.
Nella mostra “Mined”, alla Design Academy di Eindhoven, il rapporto tra informazione e design è una delle linee di ricerca più seguite e di maggior intersse. Libere dal dover diventare necessariamente un prodotto di consumo, le sperimentazioni proposte riescono bene a svelare l’avvicinamento bilaterale tra uomo e macchina. Tra gli oltre 170 progetti di laurea in mostra si trovano molte video installazioni e performance – sintomo della concezione molto ampia di quello che la DAE considera design – ma anche trasposizioni analogiche della realtà digitale. Due esempi su tutti sono il progetto Handbook to digital decision, che materializza su un comune libro il processo, caotico e frammentario, con cui ci relazioniamo con le informazioni online. Il risultato è una sorta di gioco dell’oca in cui il fruitore deve confrontarsi con imprevisti – meme, video virali o altri agenti di distrazione – e decidere cosa leggere. The last job on earth applica invece l’intelligenza artificiale al corpo umano, immaginando un uomo al servizio delle macchine, anziché viceversa. L’uomo diventa così uno strumento, un servizio. L’installazione performativa ci permette di comunicare con una Siri in carne e ossa tramite una tastiera, svelando la crescente ambiguità tra uomo e macchina.
Infine, la mostra “Materialising the Internet”, alla galleria MU, raccoglie opere di venti artisti internazionali ed esplora l’esterica della materia digitale, per cui virtuale e fisico sono due sfere ormai inseparabili. Questa realtà aumentata, complessa e stratificata è ancora agli esordi. Siamo ancora all’inizio di una nuova era geologica: il Digicene. Le opere esposte condividono due aspetti fondamentali: sono un’analisi critica del nostro tempo e provano ad immaginare un futuro che è impossibile prevedere. Tra queste, Postcards from Google Earth mostra le distorsioni della realtà fisica nella sfera digitale. L’opera consiste in una serie di screenshot da Google Earth ritraenti ponti e passerelle sopraelevate. Le immagini sono generate analizzando l’altimetria della superficie terreste e applicandovi sopra delle fotografie satellitari. Il risultato è una serie di immagini surreali. Pretty fly for a Wifi è all’opposto una delle manifestazioni fisiche di internet, ovvero una raccolta di antenne wifi, create con oggetti di uso comune. Gli oggetti sono gli strumenti vernacolari del contamporaneo, che è l’età della pietra dell’era digitale.
- Date di apertura:
- fino al 29 ottobre 2017
- Evento:
- Dutch Design Week
- Luogo:
- Location differenti a Eindhoven