Sulla mostra “Zakka Goods and Things” vedi anche Domus 998 gennaio 2016.
Si ritiene generalmente che l’economia giapponese stia attraversando una recessione. Ma, all’opposto, città come Tokyo ancora godono di una delle economie più ricche del mondo, con tutti i piaceri (e i dispiaceri) che una società orientata al consumismo frenetico possa sperimentare.
Zakka. Goods and Things
Il concetto di zakka – che per i giovani è associato a oggetti ben progettati e accuratamente scelti, mentre per i più anziani alle cose del passato – è al centro della mostra curata da Naoto Fukasawa.
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- Rafael A. Balboa
- 21 aprile 2016
- Tokyo
Oggi i consumatori giapponesi dispongono di una variegata gamma di beni provenienti da tutto il mondo anche se, secondo Tatsuya Maemura – organizzatore di “Zakka Goods and Things” (“Zakka: beni e oggetti”) a Tokyo presso 21_21 Design Sight – si tratta solo del risultato di “circostanze storiche congiunturali”. La parola zakka in giapponese si potrebbe grosso modo tradurre in italiano con “beni e oggetti”, ma i caratteri cinesi (kanji) indicano un significato più complesso. Zatsu (雑) significa “oggetti inclassificabili”, ovvero “oggetti mescolati insieme in grande varietà”. Perciò la mostra mette il visitatore di fronte a interpretazioni differenti dello zakka, suggerendo possibili riferimenti per comprendere che cosa oggi rende zakka gli oggetti, insieme con altri aspetti della nostra esperienza di consumatori nell’atto di scegliere dei beni. Maemura, insieme con So Hashizume, progettista dell’infografica della mostra, dà conto dei cambiamenti radicali che il Paese ha attraversato a partire dal periodo Meiji, quando il Giappone iniziò a importare beni dall’estero.
Un rapido processo di industrializzazione mescolò la cultura locale con quelle straniere, trasformando immediatamente lo stile di vita della gente comune. E i curatori sottolineano il forte contrasto del XVI secolo, all’epoca della politica isolazionista del Paese nota come sakoku, quando per la popolazione l’unica possibilità di accesso ad articoli esteri consisteva in uno stretto varco del porto di Nagasaki, nell’isola di Dejima. La sede della mostra, progettata da Tadao Ando, organizza gli spazi intorno a una corte triangolare seminterrata. Il curatore della mostra Naoto Fukasawa e il suo gruppo di lavoro hanno previsto tre sezioni principali per presentare un’esposizione in cui il visitatore vive l’evoluzione cronologica del concetto di zakka.
La prima sala si apre con la riproduzione del carretto di un ambulante, dalla fine del periodo Edo fino al periodo Meiji, stipato di oggetti quotidiani disparati, come scope, ceste e altri oggetti d’uso. Le illustrazioni di Ryoto Miyake inoltre rappresentano la cronologia dei reciproci influssi tra oggetti e stili di vita, e il modo in cui entrambi si sono evoluti in parallelo come prodotto della civiltà umana. La terza installazione riguarda la complessità e l’ambiguità che nella lingua giapponese assume il carattere cinese zatsu, usato in ulteriori parole che indicano oggetti inclassificabili. Secondo Maemura questo ideogramma è importante perché è dotato anche di una certa quale “omogeneità d’atmosfera”, che si ritrova nei “negozi zakka”, servizi che si potrebbero descrivere come la versione ingentilita di un negozio di ferramenta. Il concetto italiano di “emporio” può anch’esso dare un’idea di questo tipo di luogo, da cui promana un’atmosfera decisamente unica, determinata dalla commistione degli oggetti che ospita. La seconda sezione è un ambiente tranquillo, dove tutte le opere sono esposte contro pareti bianche e lasciano lo spazio libero con qualche panca per consentire ai visitatori di sedersi a osservare i contenuti leggendo con attenzione oppure a distanza.
Sulla parete d’ingresso è esposta l’opera Le radici dello zakka, che descrive nei particolari come i giapponesi abbiano adottato e assimilato stili di vita stranieri. Dai primi scambi commerciali con gli olandesi a Dejima alla contemporanea cultura del desiderio, nutrita dalle riviste e dai media degli anni Settanta, la narrazione attraversa, tra l’altro, l’influsso del Bauhaus e del design scandinavo con il movimento Mingei degli anni Venti, e l’omologazione degli oggetti prodotti industrialmente negli anni Cinquanta. Altre due pareti mostrano l’opera L’eterno ritorno delle idee di Hidenori Ikeda e Saiko Ito, un diagramma volto a mettere in luce i processi mentali che i consumatori vivono nell’atto di scegliere gli oggetti da acquistare in rapporto al modo in cui queste decisioni influiscono sul loro stile di vita.
Una quarta parete presenta alcuni disegni dello studioso del folklore e architetto Wajiro Kon, il cui metodo di lavoro, battezzato “modernologia”, ha registrato nei particolari lo stile di vita delle persone comuni all’inizio del periodo Shōwa (1926-1989). La terza sezione, più vasta e più importante, è più fitta delle due precedenti, concepita in un’atmosfera da quartiere commerciale cittadino con stretti passaggi urbani. Suddivisa da sottili setti tubolari neri, racchiude le opere di 12 autori appartenenti a varie discipline tra cui design, architettura, arte e cinema. A ciascuno è stata chiesta un’interpretazione del concetto di zakka da realizzare raccogliendo la selezione di oggetti che meglio descriveva la loro particolare prospettiva sull’argomento. Alcune di queste selezioni hanno un carattere divertente e spiritoso, altre comunicano meglio l’atmosfera di omogeneità citata da Maemura.
Si apprende qui come il concetto di zakka sia mutato nel corso della storia: per la generazione più giovane oggi è associato a oggetti ben progettati e accuratamente scelti, mentre per i più anziani richiama la nostalgia dei tempi e delle cose del passato. Nella nostra quotidianità spazio, persone e oggetti sono intrinsecamente collegati. E, se la nostra esperienza spaziale è definita dalla prossimità e dall’intimità che instauriamo con i vari oggetti che ci circondano, vale la pena di ripensare a come facciamo le nostre scelte nella loro innumerevole costellazione, per soddisfare un’esigenza specifica oppure semplicemente spinti dal puro desiderio. Con l’evoluzione delle tecnologie e dei valori i rituali contemporanei del consumo continueranno a trasformare i nostri rapporti con questi oggetti, facendone delle estensioni del nostro stile di vita e trasformandoli in resti archeologici dei nostri desideri più profondi.
© riproduzione riservata
fino al 5 giugno 2016
Zakka. Goods and Things
21_21 Design Sight
Tokyo Midtown Garden, Tokyo