Nel 1992, sotto la direzione di Vittorio Magnago Lampugnani, decidemmo di affidare al grande Henry Wolf la copertina del numero di aprile di Domus. Un nome molto prestigioso, già autore di importanti pagine della grafica americana e internazionale.
Il cappello del prete, la “doppia” copertina di Henry Wolf per Domus 737
Oggi non potrebbe più succedere: la vicenda di una cover del 1992 che arrivò in redazione lasciando tutti senza fiato, qui ricordata da Giuseppe Basile, per lungo tempo Art Director di Domus.
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- Giuseppe Basile
- 20 gennaio 2022
Queste decisioni talvolta sono rischiose, interpellare personaggi così autorevoli implica lasciare loro libertà di interpretazione. Anche a fronte di brief di massima, si possono ricevere risposte sorprendenti da chi ha uno sguardo non consueto nell’affrontare un progetto visivo (come dire: se vai dal medico poi devi prendere le medicine). Come sempre in questi casi, in redazione c’era molta aspettativa, quando arrivò il plico dalla Henry Wolf Inc. di New York lo scartammo in un lampo, tutti insieme, direttore e colleghi.
Non era un pacco semplice da aprire, era stato preparato per affrontare un lungo viaggio. La prima cosa che notai fu il biglietto di accompagnamento, scritto di suo pugno, diceva: “Questa è la mia proposta, quello che vorrei per la vostra copertina di aprile”.
Accanto, montato su un cartoncino elegante, il bozzetto cui la nota di Wolf si riferiva. Aveva usato una foto, sua, naturalmente, in cui una modella bellissima, di profilo, in posa eretta, indossava solo delle calze in nylon e degli slip, ai piedi décolleté firmatissime in un insieme elegante e costoso. Di fronte a lei, su una sedia senza schienale di quelle ergonomiche per stare sulle ginocchia, un uomo distinto vestito di tutto punto, elegante ma riservato. Nell'abbigliamento della figura maschile spiccava il cravattino a farfalla, sul volto occhiali alla Corbu, fra le mani un mazzo di fiori da porgere alla donna. Il messaggio era chiaro: la ragazza, molto sexy, rappresentava l’architettura e l’uomo l’architetto, impegnato in un corteggiamento, in una dichiarazione d’amore.
Nonostante tutto fosse eseguito a regola d’arte, la fotografia impeccabile e i personaggi perfetti nella loro interpretazione, in redazione cadde il silenzio, un silenzio che nessuno sembrava voler interrompere...
La copertina vinse il premio come miglior copertina dell’anno al consueto censimento dell’AIGA di New York.
In effetti conoscendo i lavori fotografici e grafici di Wolf la proposta per Domus era in perfetto stile, tuttavia nessuno – se non Alessandro Mendini, che ne fece delle belle... – poteva immaginare una visione così spiazzante rispetto ai temi che Domus ha sempre trattato e ai modi in cui lo ha fatto. Non eravamo preparati o forse pronti a una scelta così coraggiosa.
Anche nel tentativo di interrompere il silenzio alzai il supporto e vedemmo un secondo biglietto sempre scritto a mano da Wolf, diceva “questa invece è quella che vi aspettavate”.
E accanto un’altra splendida immagine, un fotomontaggio grafico. Wolf aveva inserito un disco rosso lungo il diametro della cupola di San Pietro. Alla base un semplice cenno grafico dello stesso colore disegnava spalle e busto, la figura era quella di un prelato. Battezzammo subito il disegno come il “cappello del prete”. Wolf descriveva il progetto come un tributo alla più alta architettura classica di cui l’Italia è simbolo.
Lampugnani sorrise e si innamorò subito di quella copertina inviata in stampa senza esitazioni, il maestro ci aveva visto giusto e ci conosceva bene ;-)
La copertina vinse il premio come miglior copertina dell’anno al consueto censimento dell’AIGA di New York. Eravamo nel 1992 e la cover in quel mondo era trasgressiva. Oggi probabilmente nel nostro mondo sarebbe considerata offensiva. Ma questo Wolf non poteva immaginarlo.
Henry Wolf nasce a Vienna nel 1925. Approda negli Stati Uniti a 16 anni. È art director di magazine (Esquire, Harper’s Bazar, dove succede al suo maestro Alexey Brodovitch), e poi di agenzie come la Jack Tinker & Partners e di McCann-Erickson. Nel 1966 diventa EVP e direttore creativo della Trahey/Wolf Advertising. Nel 1971 nasce la Henry Wolf Production Inc., i cui interessi sono rivolti alla fotografia, alla cinematografia e al design. Medaglia d’oro dell’American Institute of Graphic Arts (1976), nel 1980 viene accolto nella Hall of Fame dell’Art Directors Club di New York. Innumerevoli sono i premi assegnatili; valga per tutti la nomina cinque volte di seguito di Art Director of Year. Muore nel 2005.