Oggi riassunto nel termine “arredo outdoor”, negli anni Trenta veniva più semplicemente chiamato “mobilio per il giardino e la terrazza”. Qualunque fosse la sua definizione, Domus ha costantemente aggiornato i lettori sulle sulla sistemazione degli spazi all’aria aperta, “le stanze più amate nei mesi estivi”.
Giardini e terrazze sono “fra le più cordiali scoperte dell’architettura moderna”, e in quanto spazi da vivere, richiedono un arredamento speciale, facile da spostare, leggero e resistente. Alla fine degli anni Trenta, con una colorata sequenza di disegni a mano, Domus illustra una collezione di mobili in tondini di ferro: sedie, dondoli e divanetti con cuscini in tessuto, soluzioni moderne alternate a “recuperi che l’ultimo Ottocento mise di moda”. Come svecchiare i pezzi? Verniciandoli di bianco o di verde, i colori più in voga. (Domus 125, Maggio 1938)
Dagli anni Quaranta, “materie, colori, strappano al mobile il suo peso”: largo impiego dunque di paglia, rafia e bambù per divanetti, tavoli e dondoli. I nuovi arredi richiedono funzionalità e semplicità delle forme: “tutto deve diventare chiaro, limpidissimo, senza frastagli e appesantimenti”, si legge nell’agosto del 1943, “senza tralasciare la ricerca di forme armoniose e innovative”. Le fotografie illustrano le sedute in legno curvato, poltrone in paglia che scivolano su ruote e tavolini che si portano via con una mano, come cestini: “così alleggerito, rinfrescato, il mobile diventa spesso un grande giocattolo” (Domus 188, agosto 1943).
Tra i suggerimenti, anche qualche proposta carpita dalle pagine delle riviste straniere, come House and Garden: attrezzature per il mare e il vivere all’aperto, lettini, para sole in vimini e “slitte a vela” per gareggiare sulle spiagge. (Domus 163, luglio 1941).
Lo scettro dell’arredo per l’esterno, dagli anni Cinquanta, è nelle mani di Vittorio Bonacina: Domus pubblica con costanza le raffinate soluzioni in giungo e bambù dell’artigiano canestraio di Lurago d’Elba, che nel 1951 presenta al pubblico quella che passerà alla storia come la “prima seduta senza gambe” del design italiano: la poltrona Margherita in vimini, disegnata da Franco Albini. L’ampio catalogo di Bonacina vanta inoltre i mobili in melacca e canna d’India disegnati da Franca Helg (Domus 358, settembre 1959), e un dondolo “a tutto tondo” in vimini con tettuccio parasole, disegnato da Franco Bettonica. (Domus 429, agosto 1965)
Così alleggerito, rinfrescato, il mobile diventa spesso un grande giocattolo
Anche dall’estero arrivano proposte interessanti per l’outdoor, come quelle del pittore e designer giapponese Geniciro Inokuma, che nel 1955 progetta sedie sdraio in maglia metallica e cuoio, un’amaca in tessuto pneumatico e un tavolino da te in compensato (Domus 308, luglio 1955), mentre dalla Danimarca spiccano le eleganti soluzioni proposte da Mary Bloch, tavoli e sedie in bambù e le bellissime cabine mobili per ripararsi dal vento delle spiagge del Nord. La base è in vimini e le pareti in tela, mentre due finestrelle e una visiera frontale permettono di affacciarsi sul panorama. (Domus 373, dicembre 1960)
L’azienda americana Mc Guyre, invece, lavora su una giuntura innovativa, solida ed elastica: gli elementi delle poltroncine pieghevoli in legno di quercia sono tenuti insieme da legamenti in cuoio, annodati bagnati attorno al rattan delle Filippine, “una liana della giungla, piena dura e flessibile”. (Domus 1965, 429)
In Italia, gli esperimenti formali di Roberto Mango raggiungono esiti originali, sulla scia della lezione americana, che ha saputo affinare la produzione in serie, pratica, scomponibile e impilabile. Mango disegna pratiche sedie da esterno, trasformando la natura della sedia, che diventa un cono appoggiato su un supporto metallico e si trasforma così da mobile a “un oggetto fantastico ed effimero”, “una parte vivente del costume” (Domus 285, agosto 1954). Un ulteriore sviluppo del progetto è la “poltrona ombrello”, fatta di un cono in tela e stecche in legno: si apre, si chiude e si porta sottobraccio. (Domus 296, Luglio 1954).
Nell’agosto del 1965, fanno la prima comparsa i mobili da giardino disegnati da Gae Aulenti, in tubo di acciaio curvato e verniciati a fuoco, con imbottiti asportabili: tavolo da pranzo, sedie, poltrona e sgabello poggia piedi, previsti nei vivaci abbinamenti, prugna e giallo, nocciola e bianco. Diventeranno i pezzi della celebre collezione “Locus Solus” per Poltronova, arancioni e giallo limone: nel 1969, anche Alain Delon siede sulla seggiola della Gae, nel film La Piscine, di Jacques Deray.
Le proposte per la vita all’aria aperta sono sempre più agili e leggere, fino alle provocazioni francesi degli anni Settanta. Il tappeto volante di Pierre Paulin, fatto da elementi imbottiti collegati da cerniere “quando non vola è un giaciglio, comodo anche per il riposo dopo i picnic”; finito l’utilizzo, si arrotola in una Citroen Mehari, in partenza per Eze-sur-Mer, in Costa Azzurra. Il mobile lascia il giardino, e parte per il viaggio. (Domus 490, Settembre 1970).
Il tappeto volante di Pierre Paulin, quando non vola è un giaciglio, comodo anche per il riposo dopo i picnic. Finito l’utilizzo, si arrotola in una Citroen Mehari, in partenza per Eze-sur-Mer
Immagine d'apertura: poltrona per esterno di Gae Aulenti per Poltronova, pubblicata su Domus 429 del 1963. Foto Muzii (pagina interna).