Disco!

Nell'aprile del 1983, Domus ci parla delle discoteche come di set cinematografici: palcoscenici su cui si può ballare, guardare, meditare, ascoltare, in un ibrido incontro tra arte e design. 

Questo articolo è apparso in Domus 638 / aprile 1983 
Disco!
In tempi di spettacolarità di massa, una speciale cura viene riservata ai luoghi in cui si misura la spettacolarità individuale, primo fra tutti la discoteca. In discoteca non si va più solo per ballare o per ascoltare buona musica, ma si va per abbandonarsi a piaceri sottili, per trovare una forma di svago sofisticato, per godere di un'avventura che accanto all'esigenza di esibizionismo personale soddisfi anche la necessità di stimoli a sorpresa e il desiderio di un relax psicofisico soddisfacente, di benessere totale. Si è diventati esigenti, insomma, nella domanda del piacere, per questo le discoteche si stanno trasformando in laboratori specializzati dell'intrattenimento.
Video e filmati sono insufficienti a colmare i vuoti dei momenti di pausa e ad ammortizzare le pericolose cadute di tensione. Arredamento e decorazione dell'ambiente, fantasiosi ed eccentrici, sembrano diventare invece, attualmente, i punti focali di forza, i principali numeri d'attrazione dei nuovi locali. Arredamenti molto scenografici servono ad immettere il pubblico in una dimensione eccezionale da set cinematografico e a garantire assieme una molteplicità di funzioni alla sala stessa: si può ballare, ascoltare musica, guardare film e videotape, ma anche meditare, abbandonarsi ai propri pensieri, estraniarsi in fantasie solitarie. 

Discoteca Kinki di Bologna, design Fabrizio Passarella, con la collaborazione di Giovanni Marcotto. Domus 638 / aprile 1983

Un progetto di discoteca modello, eccezionale ed effimera come un flash onirico, è stato realizzato, per la breve durata di un'unica serata, da un gruppo di giovani artisti, designer e musicisti di Bologna, che si sono impegnati a creare un irripetibile momento di svago totale ispirato a una idea estetica unitaria: un incontro ibrido e avvincente, sul terreno frivolo del tempo del piacere, di arte, decorazione, design, musica e drink. Nato come Frontiera party, il progetto ha scelto come luogo di attuazione il Segreto Pubblico di Borgo Panigale, uno spazio di per sé relegato nella periferia industriale di Bologna e situato nel basamento di un vecchio Macello e Mercato del bestiame.

Discoteca Kinki di Bologna, scorcio dall'ingresso. Domus 638 / aprile 1983. Vista pagine interne

Il Segreto Pubblico è uno spazio underground, letteralmente sottoterra, adibito, in origine, a centrale elettrica e a cella frigorifera, ed ora a spettacoli. Composto di due vani in stato di abbandono e di rovina 'archeologica', è stato interamente trasfigurato dalle decorazioni murali eseguite dai tre artisti, Ivo Bonacorsi, Francesco Ciancabilla, Gino Gianuizzi, realizzate tutte con vernici spray in stile graffiti: una giungla neoprimitivtecnologica di dinosauri mescolati a cavi elettrici, ali d'aereo plananti tra colate laviche, serpenti filiformi affioranti, come tentacoli sessuali, tra gli anfratti geologici dei tendaggi. 


Interni della discoteca Kinki di Bologna. Domus 638 / aprile 1983. Vista pagine interne

Le luci al neon sagomate e il mobile bar sono stati allestiti da un gruppo di designer, i Neon, autori anche delle miscele cocktail. Le musiche disco-psichedelic-funky sono state composte dagli Etereodattili, una band spe- cializzata nell'improvvisazione e nella sintonizzazione intuitiva sui ritmi biologici del pubblico presente in sala. Accanto alla sala delle danze sfrenate libero accesso, quindi, nel tempio della meditazione: una grotta a cupola, molto suggestiva, interamente verniciata con colori fluorescenti (decorazioni egizie, una metropoli in fiamme, una ruota della fortuna o carro del sole) insonorizzata da una colonna musicale predisposta a sfruttare il riverbero acustico naturale del luogo.

Interni della discoteca Kinki di Bologna, vista dell'ingresso con pavimento in amianto nero. Domus 638 / aprile 1983. Vista pagine interne

Rifugio per il relax, la solitudine, l'estasi fantastica. Ancora una discoteca sempre a Bologna, il Kinki, ha adottato un arredamento molto scenografico, questa volta stabile, progettato da un altro giovane designer, Fabrizio Passarella, con la collaborazione di Giovanni Marcotto. Realizzato con props acquistati a Cinecittà, ed usati per gli allestimenti delle scene di Cleopatra e di altri film d'epoca romana, il locale si presenta in lussureggiante stile pompeiano, con semicolonne, capitelli e triclini ad uso di tavoli, sedie e divani, e due grandi statue in plastica di Antinoo e Apollo troneggianti ai bordi della pista.

Interni della discoteca Kinki di Bologna, vista della zona dei triclini. Domus 638 / aprile 1983. Vista pagine interne

Quest'ultima, sormontata da un soffitto a cielo, ha assunto la conformazione iconografica di una piscina, di lavacro per le abluzioni di una terma tardoimperiale tanto più che, nonostante il frastuono della musica, è possibile udire il gorgoglio cristallino dell'acqua zampillante di una fontana, sempre in stile pompeiano, disposta all'interno della pista. Affreschi di tema erotico alle pareti e neon schermati da superfici in resina sintetica scanalate e segnate da volute ornamentali, completano il decoro straniante di questo ambiente, destinato all'ebbrezza come alla calma olimpica.

Frontiera party al Segreto Pubblico di Bologna. Decorazioni e illuminazione di Ivo Bonacorsi, Francesco Ciancabilla, Gino Gianuizzi; foto di Alessandro Zanini. Domus 638 / aprile 1983. Vista pagine interne
Frontiera party al Segreto Pubblico di Bologna. Decorazioni e illuminazione di Ivo Bonacorsi, Francesco Ciancabilla, Gino Gianuizzi; foto di Alessandro Zanini. Domus 638 / aprile 1983. Vista pagine interne
Discoteca Kinki di Bologna, particolare del soffitto sopra la pista; foto Charlie e Larry. Domus 638 / aprile 1983. Vista pagine interne