“La filosofia non è una sostanza, ma un’intensità che può di colpo animare qualunque ambito: l’arte, la religione, l’economia, la poesia, il desiderio, l’amore, persino la noia. Assomiglia più a qualcosa come il vento o le nuvole o una tempesta: come queste, si produce all’improvviso, scuote, trasforma e perfino distrugge il luogo in cui si è prodotta, ma altrettanto imprevedibilmente passa e scompare.” Questa definizione della filosofia di Giorgio Agamben (Agamben, 2016) che trasmette la sensazione di scuotimento data dall’esercizio del pensiero, suggerisce quell’impeto vitale e riflessivo che la pittura di Anselm Kiefer porta con sé.
Guida alla grande mostra di Anselm Kiefer a Firenze
Il grande artista tedesco torna in Italia, a Palazzo Strozzi, uno dei suoi palazzi rinascimentali preferiti, e presenta un nucleo di opere recenti e passate, per riflettere sulla memoria dell’umanità.
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
Foto © Ela Bialkowska Okno studio
View Article details
- Carla Tozzi
- 26 marzo 2024
Per l’artista tedesco “la pittura è filosofia”, e attorno a questo assunto fondamentale ruota la monumentale mostra che Fondazione Palazzo Strozzi dedica a uno dei più importanti maestri dell’arte contemporanea, curata da Arturo Galansino, direttore dell’istituzione fiorentina e visitabile fino al 12 luglio.
Il titolo Anselm Kiefer. Angeli caduti. evoca un episodio comune alle tradizioni cristiana ed ebraica, protagonista della grande opera installata nel cortile di Palazzo Strozzi, Engelssturz (2023), la caduta degli angeli ribelli, cacciati dal paradiso dall’arcangelo Michele, dopo essersi ribellati a Dio. Questo lavoro, punto di partenza del percorso espositivo, mette in luce da una parte il rapporto formale con la cultura italiana e rinascimentale, per il legame con il cortile di Simone del Pollaiolo, per l’ispirazione trecentesca dello sfondo dorato, e per il richiamo al pittore Luca Giordano (1634-1705); dall’altra, richiama l’oscillazione tutta umana nella lotta tra bene e male.
L’opera resterà nel cortile fino alla fine della mostra, sottoposta all’azione degli agenti atmosferici, in un processo del “mai finito” tipico della pratica di Anselm Kiefer.
La filosofia non è una sostanza, ma un’intensità che può di colpo animare qualunque ambito: l’arte, la religione, l’economia, la poesia, il desiderio, l’amore, persino la noia.
Giorgio Agamben
“La distruzione è un mezzo per fare arte” secondo l’artista, e l’intensa installazione site-specific Vestrahlte Bilder (1983-2023) crea un senso di straniamento in chi la attraversa, in una riflessione sulla fragilità e la forza trasformativa della materia e dell’arte: le pareti della sala più grande di Palazzo Strozzi sono interamente coperte da sessanta tele di vario formato, realizzate da Kiefer nel corso di quarant’anni, deteriorate e scolorite da radiazioni al plutonio. Al centro della stanza è posizionato uno specchio, e l’effetto è quello di uno sprofondamento infinito.
Il tema iniziale della caduta degli angeli è ripreso anche all’inizio del percorso, con Luzifer (2012-2023), di cui è attore principale il più noto degli angeli ribelli, Lucifero. Con la minacciosa tridimensionalità dell’ala di aereo in piombo che sporge dalla superficie della tela, l’opera parla nuovamente delle contraddizioni dell’umanità, del progresso tecnologico e dell’uso che l’umanità ne ha fatto, e per farlo sceglie di evocare il mito di Icaro, esempio dell’insolenza del genere umano.
Come tipico della pratica di Kiefer, le opere in mostra derivano da una stratificazione di significati e rimandi, che fanno riferimento alle tradizioni cristiana ed ebraica, alla filosofia, alla poesia, al mito e alla storia antica, facendo emergere dei nuclei tematici profondamente radicati nell’arte del maestro, in un percorso di lavori recenti e dei decenni passati, che dialogano con il rigore rinascimentale dell’architettura di Palazzo Strozzi.
Una selezione di opere dedicata alla mitologia e alle figure della classicità raggiunge nella seconda sala il massimo splendore con l’omaggio a Eliogabalo, giovane e controverso imperatore romano del III secolo, a cui Kiefer dedica due enormi tele dal vibrante fondo dorato con enormi girasoli di memoria vangoghiana, che celebrano il culto del sole e della luce che trionfa sulle tenebre. E poi, le figure femminili di Danae (2016), Cynara (2023), e Daphne (2008-2011), tutte e tre protagoniste di episodi delle Metamorfosi di Ovidio, testo prediletto per la ricerca dell’ispirazione nel Rinascimento.
Le opere in mostra derivano da una stratificazione di significati e rimandi, che fanno riferimento alle tradizioni cristiana ed ebraica, alla filosofia, alla poesia, al mito e alla storia antica.
Alla filosofia che si fa letteralmente pittura, Kiefer dedica tre lavori di grandi dimensioni, La Scuola di Atene (2022), Vor Sokrates (2022) e Ave Maria (2022), che ripercorrono l’evoluzione del pensiero antico, e che anticipano Hortus Philosophorum (1997-2011), un’opera catartica per il superamento della finitezza umana.
Non mancano anche le citazioni letterarie: dal Joyce di Finnegans Wake, al Locus Solus di Raymond Roussel, ai celebri versi del componimento “Ed è subito sera” di Salvatore Quasimodo che, scritti da Kiefer stesso su una parete dell’ultima sala, chiudono la mostra, affiancando quattro fotografie stampate su carta montata su piombo delle Occupazioni di fine anni Sessanta, nella serie Heroische Sinnbilder (2009).
Osservando dal vivo la stratificazione di pensieri e materiali depositati su queste tele martoriate, pensando al loro lungo e faticoso processo compositivo, si crea un cerchio perfetto in cui “Le rovine non rappresentano solo una fine, ma anche un inizio”. Allora non c’è da stupirsi se nel documentario presentato a Cannes lo scorso maggio dal regista tedesco Wim Wenders, Anselm (2023), vediamo Kiefer fischiettare nel suo immenso atelier mentre pedala leggero su una bicicletta tra le rovine della sua arte, prospere di nuovi significati.
Immagine di apertura: Anselm Kiefer, Engelssturz, 2023. Foto © Ela Bialkowska Okno Studio
- Anselm Kiefer. Angeli Caduti.
- Palazzo Strozzi, Firenze
- dal 22 marzo al 24 luglio 2024