Che cos’è il Natale? Nell’anno del signore 2022 il Natale pare sia diventato un momento di puro consumismo. La corsa ai regali, le tavole imbandite, la ricerca di mete esotiche.
Il Natale viene festeggiato da tutti e in ogni parte del mondo, poiché in ogni luogo il Natale corrisponde alla parola vacanza. Il lavoro s’interrompe, la quotidianità prende ritmi diversi ma nessuno ricorda più cosa sia il Natale, il vero significato del Natale.
Circa la data della sua istituzione, la storia manca di una ragione autorevole. Si ritiene che l’origine derivi dall’antica Roma, poiché nel calendario civile romano, verso la fine del III secolo a. C., nel giorno del 25 di Dicembre veniva festeggiato il solstizio invernale, il dies sol invictus (sole invitto). Arriva così la scelta cristiana di voler sovrapporre a quella festa pagana una religiosa: la nascita del Cristo.
Dal latino natus, nato, participio perfetto del verbo nascor, più il suffisso -alem, che indica appartenenza, il termine Natale vuol dire letteralmente giorno di nascita.
Numerosi artisti si sono cimentanti nella rappresentazione del Natale, la maggior produzione vede scene di carattere religioso dove appunto la nascita del Cristo sembra essere l’unico tema vero da poter interpretare, ma nei secoli la produzione artistica sembra man mano modificarsi, proprio come si trasforma il carattere di questo giorno.
Nel 1946 Salvador Dalì dipinse un’opera, naturalmente di gusto surrealista, raccontando il Natale, il suo Natale: Christmas (Noel). Un paesaggio surreale, dove lo spirito natalizio appare prorompente. Un panorama invernale adornato da abeti a loro volta addobbati e illuminati dalla stella cometa. Al di sotto, nella prima metà del dipinto, si apre uno scenario completamente diverso: pavimenti, oggetti, amuleti sospesi, monili antichi, e colonne architettoniche che sembrano riprodurre la metà di un volto femminile.
Alla sinistra, sulle architettura, appare evidente l’ombra di un angelo in preghiera. La neve cade dolcemente e tutto sembra ricordare lo spirito profano della festività, pur conservando rimandi religiosi. Gli addobbi e il fasto di un giorno che nasce dal sacro e si trasforma nell’irreligioso.
Il dipinto non fu però un unicum nel tema per l’artista spagnolo, seguirono infatti le numerose rappresentazioni del natale che l’azienda Hallmark commissionò a Dalì per le cartoline d’auguri natalizi. Nel 1934, Dalì dipinse un’opera che potremmo definire in qualche modo ambigua, sia per il titolo sia per il tema: Allegoria di un Natale americano.
Un’allegoria appunto che parla di nascita o rinascita. Un uovo riempie il dipinto, un simbolo, un’idea che rappresenta le due Americhe. Gli Stati Uniti vengono descritti attraverso un buco nero dal quale pare intrufolarsi un aereo, al contrario l’America meridionale rimane più solida ma meno dinamica. All’orizzonte si mostrano nubi scure, quasi minacciose, mentre una silhouette femminile sul primo piano di sinistra cerca, quasi invano, un’altra maschile in lontananza.
Un’interpretazione della Genesi, un racconto storico-geografico, senza dubbio anche politico, che si riappropria del termine del Natale, senza confonderlo.
È interessante notare come la pittura si faccia sempre interprete del cambio di passo della società: la sua cronaca fedele, il suo carattere di denuncia, un perfetto manifesto di ciò che accade. L’arte è sempre, sempre attuale.
E allora cos’è oggi il Natale?