La più grande mostra francese dedicata alla satira e all’umorismo grafico si prepara a dare il via alla sua 40° edizione. Il Salon International de la caricature, du dessi de press et d’humour di Saint-Just-le-Martel inaugurerà oggi un’esposizione straordinaria che vedrà la partecipazione di artisti e caricaturisti provenienti da tutto il mondo. Riviste e disegni irriverenti coloreranno le pareti del Centro Permanente, grande luogo di esposizione e museo a pochi passi da Limoges. Ma cos’è una caricatura? E a quanto tempo fa risale la sua origine?
La caricatura tra arte e denuncia sociale
Attraverso l’orrido, il grottesco e il deforme, la caricatura non è solo satira, ma una forma di redenzione del brutto.
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- Valentina Petrucci
- 24 settembre 2021
Nella concezione del nostro tempo la caricatura moderna viene individuata come mero strumento polemico, spesso utilizzato nei confronti di personaggi politici o di specifiche classi sociali. Era così già nelle rappresentazioni del V secolo a. C. dove attraverso decorazioni delle ceramiche attiche, venivano rappresentati personaggi colti e illustri nei momenti più intimi e imbarazzanti della loro quotidianità. Da Roma al Giappone il passato ci mostra varie pitture o sculture che attraverso il fenomeno dell’animalizzazione o della deformazione, e quindi del brutto, raccontavano della satira.
Hieronymus Bosch fu uno dei migliori interpreti nel racconto dell’orrido ma anche Leonardo, che attraverso alcuni ritratti grotteschi si fa precursore della satira moderna. Ma è proprio in Francia che intorno la seconda metà del XVIII secolo fioriscono le prime caricature umoristiche. Honoré-Victorin Daumier, noto pittore francese del XIX secolo, fu senza dubbio il più popolare tra i caricaturisti dell’epoca. Artista rivoluzionario, Daumier trasformò la sua pittura in uno strumento di spregiudicata denuncia sociale dove feroci caricature di personaggi politici narravano bassezza morale enfatizzata da tratti deformi che aggiungono note caratteriali ai suoi soggetti.
A causa di Gargatua, storia del gigante mangione nel poema epico di Rabelaìs, reinterpretata come caricatura del Re Luigi Filippo, successore di Carlo X, Daumier venne arrestato. Il sovrano viene raffigurato come un avido politico intento a soggiogare il popolo e a corrompere la classe politica. La scena vede il re accomodato su di un grande trono mentre dalla sua bocca fuoriesce una grigantesca scala che sembra proprio prende il posto della lingua. Da li scivolano grandi sacchi di denaro recuperati da uomini ben vestiti dalla microscopica statura. Ogni tratto, ogni linea, ogni dettaglio raccontano polemica, denuncia e battaglie, questa era la satira per Daumier. Il Pittore però è più arguto e colto e attraverso l’opera Passato Presente e Futuro arriva a livelli altissimi.
Ispiratosi al quadro di Tiziano che rappresenta le tre età dell’uomo, Daumier persegue ancora il re francese. La testa, dalla forma di una pera, vede il re in tre momenti diversi: compiaciuto nel passato, sdegnoso nel presente e oscurato, quasi iracondo nel futuro. Un re per nulla onesto, un re dal naso grande e brutto, un re multiforme e per nulla affidabile. Un’introspezione, un’indagine di penetrazione psicologica, questa è la caricatura, che forse va letta e interpretata come una sorta di redenzione del brutto.
“La caricatura non è adunque di necessità un mezzo di far ridere: essa è una mediocre arma politica, un assai povero agente di moralizzazione. Ma è un maraviglioso processo per concretare un'idea astratta e in tal guisa presentarla a una moltitudine ribelle alle astrazioni. Ella precisa e incarna sentimenti ondeggianti negli spiriti; dà l'aspetto d'un uomo a una Teoria, d'una donna a una Ragione; mette i favoriti a una Legge, i baffi a una Responsabilità, i diavolini a una Costituzione. Così ella fa afferrar cogli occhi l'immagine di ciò, di cui lo spirito non riusciva a concepir l'idea. Ella sgroviglia, unifica, concreta; è uno schiarimento”, ha scritto Robert de la Sizeranne.
Immagine di apertura: Dettaglio del Trittico del giardino delle delizie di Hieronymus Bosch. Olio su tavola, 1480-1505.