La scienza, la medicina, hanno avuto da sempre un ruolo caratterizzante, importante, ed oggi ci ritroviamo a vivere in un momento in cui il suo compito diventa sempre più fondamentale, quasi cruciale. I medici, gli infermieri e tutto il personale paramedico assieme ai soccorritori, sono stati definiti eroi, degli dei terreni.
“Cantami, o Diva, del Pelìde Achille l'ira funesta, che infiniti addusse lutti agli Achei […] Irato al Sire, destò quel Dio nel campo un feral morbo...”. L’incipit dell’Iliade mostra come nell’antichità le epidemie fossero interpretate come un segno dell’ira delle divinità, mentre ad oggi il nostro divino è proprio la scienza. La letteratura, l’arte, hanno sempre raccontato la quotidianità, l’attualità: guerre, papi, re, imperatori, popoli e medici.
Attraverso differenti forme di narrazione, la malattia e la medicina sono state indagate, esplorate, raccontate. Una delle opere più note è quella dell’olandese Rembrandt Harmenszoon van Rijn. La Gilda dei chirurghi di Amsterdam commissionò l’opera all’artista: uno dei protagonisti, il professor Nicolaes Tulp, viene ritratto in abiti eleganti nell’atto di dissezionare il braccio sinistro di un cadavere umano il cui corpo è posto quasi in parallelo al piano pittorico. Ai suoi piedi, su di un leggio, è aperto un grande volume, un manuale. Attorno a lui gli studenti, tutti ritratti con espressioni diverse, anche loro ben vestiti, tutti i volti adornati dalla tipica gorgiera.
Il movimento che compie il professor Tulp, con la mano sinistra, è quasi identico a quello che compie un pittore nel tenere il pennello. Questa interpretazione, che forse ai più potrebbe apparire fantasiosa, ha un’evidenza pittorica, infatti, Rembrandt, nel rappresentare l’importanza della professione medica, fece un analogo elogio al mestiere dell’artista.
Un dipinto completamente diverso, ma che rappresenta la stessa tematica, è La visita del dottore di Jan Havickszoon, conservato al Wellington Museum di Londra. Il dipinto è sicuramente allusivo e ironico. Il medico, sempre rappresentato in modo sfarzoso ed elegante, tasta il polso della giovane donna malata, su di una seduta ampia, egli sorride ambiguamente alla domestica che gli sta porgendo le urine della paziente. Il bambino, che gioca in un angolo della scena, con arco e frecce, simboleggia Cupido, e nell’esatta parte opposta troviamo un cane, simbolo di fedeltà, che guarda la sua padrona. Una simbologia molto chiara: la donna è in dolce attesa.
Non solo pittori d’oltralpe hanno affrontato questa tematica, il maestro veneto Pietro Longhi, con un’opera che ci riporta ad un’impressionate fotografia dell’attualità mondiale, dipinge nel 1752 una delle sue opere tecnicamente più importanti e note: Il Farmacista. “Fortunato sarà […] Pietro Longhi, pittore insigne, singolarissimo imitatore della natura che, ritrovata una originale maniera di esprimere in tela i caratteri e le passioni degli uomini, accresce prodigiosamente le glorie dell’arte della Pittura, che fiorì sempre nel nostro Paese.” Con queste parole Goldoni esprime la sua ammirazione per l’amico Longhi, ed esalta il suo lavoro basato su scene di vita reale e sull’attenzione che rivolge nei confronti di quel quotidiano. Le opere del pittore raffigurano per lo più momenti di vita quotidiana della popolazione veneziana. La produzione dell’artista racconta le situazioni più disparate: dai salotti dei nobili, fino agli studi di cavadenti, procuratori o alchimisti, senza mai però trascurare le occupazioni più umili come nell’opera delle lavandaie. Da grande maestro ed ottimo osservatore, Longhi non trascura alcun dettaglio, dagli albarelli, i tipici ed antichi vasetti che nelle farmacie custodivano erbe e spezie varie, agli abiti fedelmente descritti di ogni personaggio, che ci lasciano intuire anche e sopratutto i loro ruoli all’interno della società. Parrucche, camicie rosso porpora, abiti semplici ma ben curati come quello della donna, mentre il ragazzo in primo piano, con le vesti sporche e sciupate è evidentemente un servo o un garzone.
Andando avanti nei secoli sono molte le opere che ritraggono il mondo medico scientifico, come nel ‘900 ci mostra il francese Charles Dufresne con la sua opera pittorica che simboleggia la medicina, o il più noto Magritte, che attraverso una scultura racconta l’idea che egli ha del terapeuta: un uomo che al posto del busto ha una gabbia aperta con un uccellino al suo interno. Un mondo di fascino e speranza, un mondo in continua evoluzione, Rudolf Virchow diceva: “La Medicina è una scienza sociale e la Politica altro non è che la Medicina su larga scala” quasi un auspicio ad oggi, affinché la politica mondiale continui a ben interpretare l’importanza della scienza e della medicina.
Immagine di apertura: Rembrandt Harmenszoon van Rijn, Lezioni di Anatomia del Dottor Tulp, 1632