Difficile, se non impossibile, pensare a una strada ordinata e perfettamente intelligibile. D’altra parte, come scrive Walter Benjamin, “Le strade sono la dimora della collettività. La collettività è un essere perennemente desto, perennemente in movimento, che tra i muri dei palazzi vive, sperimenta, conosce e inventa come gl’individui al riparo delle quattro mura di casa loro. [...] La strada si dà a conoscere come l’interieur ammobiliato e vissuto delle masse.”
Oltre a uscire in strada portando in giro per Roma i poster di Alfredo Jaar e Jeremy Deller, per questa mostra il MAXXI non si preoccupa di un allestimento troppo lineare: un po’ di caos è una componente necessaria in questo percorso che ci costringe a camminare tra le opere convivendo a tratti con la sensazione di non capire bene dove ci si trovi e col timore di perdersi qualcosa. Una frustrazione che viene poi compensata dalla sorpresa rivelatrice quando s’incontrano progetti intensi e chiarificatori.
Dentro l’esposizione “La Strada. Dove si crea il Mondo”, che è composta da una quantità immensa di opere (si tratta di 200 lavori di 140 artisti) ci si deve spostare senza l’ansia di chi voglia cogliere tutto il possibile in una manciata di ore, piuttosto bisogna vagabondare come un flaneur che si concede il lusso di perdersi per le strade/corridoio della città/museo e imbattersi in angoli/opere illuminanti.
Può accadere già nel primo corridoio di sentirsi sopraffatti dalla densità di quadri e poster esposti in modalità quadreria, ma pensandoci: in quale strada del mondo le immagini non ci bombardano simultaneamente? Per strada ognuno è libero di scegliere se e a cosa prestare attenzione.
Allo stesso modo qui capiterà nella prima sezione (dal titolo “Street Politics”) di essere attratti per esempio dai “Demostration Drawings”, disegni di manifestazioni commissionati da Rirkrit Tiravanija a diversi artisti thailandesi, piuttosto che dai poster di protesta razziale di Andrea Bowers. Allo stesso modo verremo calamitati dai video dell’azione dimostrativa “Angry Sandwich People” di Chto Delat oppure dal progetto di Sam Durant per una fontana pubblica.
Un po’ di caos è una componente necessaria in questo percorso che ci costringe a camminare tra le opere convivendo a tratti con la sensazione di non capire bene dove ci si trovi e col timore di perdersi qualcosa.
Le vie di questo percorso non hanno toponomastica (al suo posto ci sono i colori a guidarci) e s’intrecciano tra loro, a tratti confondendo le idee all’errante di turno. Queste strade si differenziano per la tematica attorno alla quale sono costruite e può capitare di entrare e uscire da una all’altra senza esserne del tutto consapevoli. Oltre alla già citata sezione Street Politics, i temi affrontati sono: Mapping, Interventions, Everyday Life, Good Design, Community e Open Institutions.
Interessante la riflessione che apre Mapping, sull’evoluzione della città dalle rigide griglie urbanistiche di una New York delle origini, fino alle futuristiche visioni di edifici mobili di Archigram, ma anche più contemporanee e reali constatazioni su quanto e come le nostre strade siano poste sotto controllo, sottolineata dall’installazione di Farzi-Lofti Jam e Mark Wasiuta, o inquinate dalle automobili.
In Good Design oltre alle riproduzioni fotografiche dei progetti di mezzi di trasporto d’artista (quelli esposti dal vivo sono di Patrick Tuttofuoco e Pedro Reyes), si trovano ricostruzioni di città fantastiche come “RMB City” di Cao Fei e composizioni musicali nate dai rumori di un distributore automatico, nel video di Carsten Nicolai.
Se per strada vive la collettività e scorre la vita di ogni giorno (Everyday Life) gli incontri che si possono fare sono tra i più svariati: dagli oggetti-rifiuti, come quelli dell’accumulo antimonumentale di Jimmie Durham, alle scritte sui muri di Flavio Favelli, alle azioni-immagini banali e insolite come quella di schiacciare una lattina di Coca-Cola coi piedi, come nel video di Adel Abdessemed.
La strada è il luogo della comunità (Community) in cui un’enorme massa eterogenea si muove in un flusso indistinto, come ci mostra il video di Kimsooja, ma dove può anche accadere che un uomo – Francis Alys – cammini calciando davanti a sé un pallone infuocato.
Se per strada vive la collettività e scorre la vita di ogni giorno gli incontri che si possono fare sono tra i più svariati
Per strada hanno lavorato molti artisti, realizzando opere come What The Fuck Am I Doing? di Martin Creed o Returning Sound di Allora & Calzadilla, entrambi esposti insieme a molti altri video nella sezione Interventions, dedicata proprio a questo tema.
Ma se per strada, come in un museo a cielo aperto, si possono incontrare anche opere d’arte e monumenti (salvo poi impiegarli per gli usi più disparati, come quello che ne fanno gli skater nell’ironico poster di Raphael Zarka), alla sezione Open Institutions non resta che interrogarsi all’opposto sul fatto che il museo non voglia più essere solo un luogo di conservazione ed esposizione, ma stia insistentemente tentando, con risultati alterni e attraverso l’importazione di pratiche e processi diversi (si veda l’operazione di Simon Fujiwara in New Pompidou), di diventare un luogo di aggregazione più simile a una piazza.
- Mostra:
- “La Strada. Dove si crea il mondo”
- Museo:
- MAXXI
- A cura di:
- Hou Hanru con il team curatoriale del MAXXI
- Date di apertura:
- 07 dicembre 2018 – 28 aprile 2019
- Indirizzo:
- via Guido Reni 4/a, Roma