Simon Fujiwara legge con occhio critico e divertito il presente a Berlino – ma anche altrove – attraverso un allestimento labirintico presentato alla galleria Giò Marconi di Milano.
Nella mostra “Heaven” alla galleria Giò Marconi di Milano, Simon Fujiwara ci racconta della Berlino di oggi, vissuta dalla prospettiva di un artista britannico-giapponese che vi ha messo radici. La mostra è presentata all’interno di un labirinto dove si incontrano i suoi lavori recenti.
Masks (Merkel), 2015 – un corpo di lavori su tela di lino raffiguranti il volto di Angela Merkel, realizzati con gli stessi prodotti di make up abitualmente utilizzati dalla Cancelliera tedesca. Fujiwara ha incontrato la truccatrice della Merkel durante una ripresa cinematografica e l’ha invitata nel suo studio, dove ha realizzato un ritratto della premier tedesca servendosi dei suoi prodotti di make up. Fujiwara ha ingrandito questo ritratto di 1000 volte e ha iniziato a riprodurre, in sezioni e a mano, il volto della Cancelliera con gli stessi identici cosmetici, andando a creare “un’immagine frammentata e pixelata della leader, che è troppo ingrandita e troppo ravvicinata per essere compresa come un’immagine”.
Le voci di un coro di bambini che cantano risuonano attraverso gli spazi bianchi da un video che presenta l’artista stesso all’età di dieci anni in un musical scolastico ispirato a “The Sound of Music”. Nel video Fujiwara recita il ruolo di Captain von Trapp, il capostipite di una famiglia austriaca sotto la minaccia dell’invasione nazista. La canzone “Edelweiss” – sebbene intesa come un canto di resistenza – diventa una ballata estremamente nazionalistica interpretata dal giovane artista giapponese in Inghilterra all'inizio degli anni Novanta.
Realizzato per l’occasione il ciclo di lavori intitolato Innocent Materials. Qui Fujiwara pone il visitatore di fronte ad un interrogativo filosofico sulla scultura: può un materiale essere libero da implicazioni politiche ed economiche? Può il materiale stesso essere colpevole? Una bionda parrucca artificiale presentata sia come una porta accogliente che come un reliquiario sigillato, una candida veste battesimale, una copia del diario di Anne Frank, venduta come merchandising con pagine bianche da completare e il leggio trasparente di un leader politico sono tra gli elementi che fanno capolino nello spazio. Per Fujiwara questi oggetti incarnano i valori contradditori del capitalismo democratico, posseduti dalla sua stessa immagine di libertà e partecipazione ma essenzialmente controllati e chiusi, sensuali ed emotivamente evocativi e al tempo stesso mercificabili.
fino al 30 settembre 2017 Simon Fujiwara. Heaven Giò Marconi
via Tadino 20, Milano