Il dramma dell’arte

Il Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro celebra 20 anni con Jannis Kounellis che racconta al direttore Ludovico Pratesi com’è nata l’opera, ma anche il ruolo dell’artista che “deve fare emozionare”.

Un singolare corteo, composto da un convoglio di carrelli coperti da cappotti da uomo, che viaggiano su un binario circolare, trainati da un cavallo. Un’immagine forte e intensa, quasi un rito funebre che si ripete senza direzione e senza tempo.

La mostra di Jannis Kounellis al Centro arti visive Pescheria, Pesaro

Questa è l’opera che Jannis Kounellis ha scelto per celebrare il ventennale del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro, aperto nel 1996 all’interno di due spazi contigui: un loggiato su colonne aperto su due lati, dove si teneva il mercato del pesce, e un’ex chiesa seicentesca dedicata alla confraternita del Suffragio, l’unica in tutta Italia con una pianta dodecagonale. I due ambienti hanno ospitato mostre di grandi artisti internazionali – come Enzo Cucchi, Tony Cragg, Giuseppe Penone, Candida Hofer e Jan Vercruysse – ma anche rassegne di fotografi italiani del calibro di Gabriele Basilico, Luigi Ghirri, Mario Giacomelli e Antonio Biasiucci. Diversi artisti emergenti italiani – come Giovanni Ozzola, Pietro Ruffo o Alice Schivardi – hanno poi realizzato i loro primi progetti pubblici in Pescheria, che ha avuto l’onore di figurare tra i soci fondatori dell’AMACI, l’associazione dei musei italiani di arte contemporanea, nata nel 2003. Oggi, grazie al costante impegno dell’amministrazione comunale, la Pescheria ospita due nuove installazioni di Kounellis, che interagiscono con lo spazio in maniera incisiva, attivando un apparato simbolico di notevole respiro. “L’arte è una presentazione e non una rappresentazione”, dichiara l’artista.

La mostra di Jannis Kounellis al Centro arti visive Pescheria, Pesaro

“Per me, la mostra è un atto unico: l’occupazione di uno spazio per il tempo di un atto unico, come si dice a teatro. Penso che per le mostre funzioni così. E la capacità dell’artista è quella di avere, o riavere, il protagonista di sempre. Il mio problema è riconsiderare come positiva la rinascita del dramma. Ecco, questo è il mio problema intellettuale e ideologico”. Una posizione netta e radicale, che ha portato Kounellis verso un’arte impegnata, dal forte valore simbolico, come appare evidente dalle opere realizzate per la Pescheria, entrambe di notevole impatto.

La mostra di Jannis Kounellis al Centro arti visive Pescheria, Pesaro

“La prima cosa che mi ha colpito è stata la chiesa, con la sua geometria particolare, che mi ha suggerito l’idea del binario circolare che non ha fine né inizio”. L’immagine del singolare convoglio ricorda il mondo industriale del secolo scorso, i treni delle miniere ma anche la tragedia dei vagoni diretti verso i campi di concentramento, oltre al  drammatico incidente ferroviario in Puglia”. Il problema fondamentale è il rapporto con gli spazi, che non sono vuoti ma possiedono una memoria, e sono abitati da fantasmi. I fantasmi condizionano il tuo fare, ostacolano un’immaginazione troppo libera e non legata alla memoria dei luoghi”.

Jannis Kounellis al Centro arti visive Pescheria, Pesaro

Come vede questo lavoro? “È un rito senza fine, mi ricorda i funerali napoletani”. Colori scuri e materiali spesso presenti nelle opere di Kounellis come il cavallo e i cappotti, ma impaginati in maniera diversa, così come nell’opera realizzata per il Loggiato, con una serie di altalene che pendono dalle capriate del soffitto, dove sono appoggiati dei sacchi di carbone, necessari per “polarizzare lo spazio”. Sul pavimento, in corrispondenza delle altalene, sono collocati alcuni tubi di un impianto di raffreddamento industriale coperti da teli bianchi, a comporre “un paesaggio di corpi con un volo di corvi”, suggerisce l’artista. Anche in questo caso l’installazione contiene alcuni elementi tipici del lavoro di Kounellis, che si considera a tutti gli effetti un pittore, “non come artigiano, ma come zoografo, che in greco significa disegnatore di immagini”. Oggi realizza solo sculture e installazioni, ma le sue prime opere erano quadri: tele bianche con lettere e segnali stradali dipinti di nero. “I miei primi lavori sono nati in un piccolo appartamento – ricorda – e non in uno studio. Nei miei primi quadri le lettere danzano nello spazio”. Dopo aver trascorso la giovinezza in Grecia (dove è nato nel 1936) a vent’anni Kounellis si trasferisce a Roma, dove vive ancora oggi.

La mostra di Jannis Kounellis al Centro arti visive Pescheria, Pesaro

Perché questo viaggio? “Quando faccio il tragitto di 2.000 anni di storia da Atene a Roma, lo faccio per appropriarmi dell’arte rinascimentale e collegarla con la cultura greca delle mie origini, in modo da non lasciare buchi e poter andare oltre. Per andare oltre bisogna essere integri.” In Italia, Kounellis scopre il Rinascimento, e soprattutto Masaccio, che diventa per lui un punto di riferimento. “L’idea rinascimentale di prospettiva è un’invenzione ideologica, come per Masaccio, che è il diapason della pittura”. Qual è il ruolo dell’artista? “È legato al dramma. L’artista deve fare emozionare perché l’emozione è la libertà dell’uomo”. Quindi deve produrre visioni? “Esatto. Purtroppo oggi l’economia e il mercato nell’arte hanno ucciso la visione. Il compito degli artisti è recuperare la capacità di produrre senso attraverso le loro visioni”.

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fino al 16 ottobre 2016
Jannis Kounellis
Fondazione Pescheria – Centro Arti Visive Museo d’arte contemporanea, Pesaro
Curatore: Ludovico Pratesi