L’influenza e la maestria grafica del maestro della Pop Art californiana hanno segnato con le sue opere seminali l’arte e la fotografia concettuali. La sua rigorosa pratica inautoritaria si è nutrita di immagini anonime banali con un vocabolario e uso della parola che la sete di appropriazionismo e la nascita di una nutrita generazione di giovani post-concettuali ancora frequentano attivamente.
Ed Ruscha su carta
Nella mostra alla Gagosian Gallery di Parigi si rende evidente la misura della costante capacità di rinnovarsi dell’arte di Ed Ruscha, attraverso una doppia esposizione di tiraggi d’epoca e materiali più recenti, in parallelo all’aggiornamento della imperdibile Book & Co organizzata da Bob Monk nel 2013.
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- Ivo Bonacorsi
- 30 marzo 2015
- Parigi
Nessuno come Ruscha è stato, a partire dagli anni Settanta, derubato, citato, scrutato e imitato più o meno dichiaratamente. La sua fredda serialità, che convoca sulla superficie dell’opera Duchamp e Warhol, ha non solo ritracciato e ridisegnato e archiviato il paesaggio americano, mentale e fisico, ma è riuscita a sfuggire a tutte le etichette pop, minimal, narrative e land art. La sua forza è il suo bagaglio di banalità ed epica: la pulsione primaria a una spettacolarità di stampo hollywoodiano che permea le visioni panoramiche e le più intime catalogazioni.
È uno dei pochi artisti capace di acrobazie linguistiche e visive che non ha paura di continuare a costruire senso con materiali che oggi appaiono quasi obsoleti, la carta, l’inchiostro la fotografia “documentaria” e soprattutto il libro. Lo strumento con cui ha indelebilmente marcato l’immaginario dell’arte contemporanea, contribuendo a creare la leggenda del suo prezioso minimalismo capace di riaprire il concetto di ready made.
Ed Ruscha lo ha negli anni applicato di volta in volta a campi semantici diversi dall’architettura a una nuova e “perversa” percezione dell’oggettualità. Lo ha fatto attraverso strettissime strategie di esercizio che dalla grafica pura sono venute a costruire un infallibile sistema di relazione tra la parola, l’immagine e la materia. In alcune opere monoverbali ricorda l’intuizione, la mistica e le regole della grafica orientale, sia per la sua pulizia sia per la sua sacralità. L’immagine calcolatissima ha attinto al cinema e alla letteratura beat americana che hanno completato il quadro e il successo di scatti perfetti.
Del cinema ha integrato la poeticità e il sistema dei crediti, dai titoli di testa a quelli di coda. Passando per fini letteralmente –The end e formato panoramico. Le sue diagonali, salti di proporzione e una spregiudicata idea di atemporalità che abbinata a un sistema di cut –up algido fanno di una sola frase di Ed Ruscha, a volte solo del trattamento di una sola parola piccoli capolavori. Capovolgimenti di senso sufficenti a gelare lo spettatore: the ancients stole all our great ideas.
C’è da sempre in Ed Ruscha un’ironia onnipresente e cinica che ha alimentato la sua leggenda. È l’Eddie Russia che firma i layout della rivista ARTFORUM nel periodo losangelino che così si paga gli spazi pubblicitari per i suoi libri costruendo l’headline della sua inserzione con Rejected dopo il rifiuto della Library of Congress di Washington di integrare il fresco di stampa Twentysix Gasoline Stations. I titoli dei suoi libri sono letteralmente oggetto e contenuto. Si pensi a Every Building on The Sunset Strip, o al punto di vista aereo con le vedute di Thirtyfour Parking Lots in Los Angeles, per il quale chiede a un pilota di scattare foto di parcheggi ogni volta che se ne presenti la possibilità, fino all’introspezione di Small Various Fires o l’assoluta indifferenza di BabyCakes Business Cards o Records. Libri così precisi che hanno scatenato decine di risposte teoriche che sono presentate assieme agli originali nella sezione Book&Co.
Bruce Nauman per esempio brucia letteralmente Small various fires restituendolo a una nuova narrazione; ma la nuova documentazione ingenera una nuova performance, una ripresa di Jonathan Monk Small Fires Burning (After Ed Ruscha After Bruce Nauman After) (2002). Jonathan Monk ripristina il gesto di Nauman in un film 16 mm che si lancia dunque in un d’après e tributo a entrambi gli artisti. Una costante rievocazione che non può che far riflettere sul valore dell’opera: tre dollari all’inizio dell’epopea Ruscha, che nutrendosi di ready made assistiti, levita a 1600 dollari quando si materializza nel facsimile del poster con l’accendino Zippo, la pag. 4 del libro originale.
Attraverso la ricca ed esaustiva documentazione d’epoca e le nuove ricerche di Ruscha si ricavano due divergenti impressioni. La prima è che la stazione di servizio Standard, del primo libro di Ed Ruscha stia ancora fornendo carburante per infiniti viaggi nell’aspetto fantasmagorico dell’immagine, la seconda che un director’s cut del cinema Ruscha sia un continuo work in progress.
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