La produzione d’arte in Germania è definita oggi da varie forme di collaborazione tra artisti provenienti da tutto il mondo e da un clima intellettuale e culturale, profondamente internazionale. Partendo da questa riflessione la curatrice del padiglione tedesco Susanne Gaensheimer ha deciso di continuare, con il Padiglione della Germania alla Biennale di Venezia, il suo esame critico del significato di “rappresentanza nazionale” tradizionale all’interno dei “padiglioni nazionali”.
Proponendo che il format definito a livello nazionale fosse trattato come un concept aperto e che quella della Germania fosse intesa non come un’entità ermetica, ma come una partecipazione attiva in una rete mondiale complessa ha invitato quattro artisti internazionali di quattro Paesi diversi: il video artista franco-tedesco Romuald Karmakar, il fotografo sudafricano Santu Mofokeng, la fotografa indiana Dayanita Singh e l’artista cinese Ai Weiwei.
Per aumentare il concetto di progetto aperto, su iniziativa degli uffici esteri francese e tedesco, il padiglione tedesco è stato ospitato all’interno del padiglione francese e, viceversa, quello francese occupa lo spazio del padiglione tedesco.
Ad accomunare questi quattro artisti è il fatto di sfidare con le loro opere la nozione di biografia inequivocabile e di una specifica identità nazionale o culturale.
Ai Weiwei ha assemblato 886 sgabelli di legno a tre gambe che, nella Cina di oggi, è considerato un pezzo d’antiquariato. Prodotto sempre con lo stesso metodo artigianale, è stato in uso in Cina per secoli in tutti gli strati della società. Ogni famiglia ha posseduto almeno uno sgabello, che serviva per ogni tipo di uso domestico ed è stato poi tramandato di generazione in generazione. Dopo la Rivoluzione Culturale del 1966 e la conseguente modernizzazione del Paese, la produzione di questi sgabelli è crollata. Alluminio e plastica hanno sostituito il legno come materiale per la produzione dei mobili di uso comune.
Attraverso 886 sgabelli – oggetti stereotipati e al tempo stesso anche molto individuali e reclutando artigiani tradizionali che possiedono le competenze necessarie e ormai rare per realizzatli – Ai Weiwei ha creato una struttura rizomatica che cresce in modo tentacolare, ricordando gli organismi della dilagante proliferazione delle megalopoli globali. Il singolo sgabello come parte di una struttura scultorea può essere letto come metafora dell’individuo e della sua relazione con un sistema globale ed eccessivo in un mondo post-moderno che si sta sviluppando alla velocità della luce.
Fino al 24 novembre 2013
The German Pavilion
55. International Art Exhibition – La Biennale di Venezia 2013
Giardini della Biennale, Venezia
Curatore: Susanne Gaensheimer
Artisti: Romuald Karmakar, Santu Mofokeng, Dayanita Singh, Ai Weiwei