La sera del Black Friday una folla di "vorrei ma non posso", di cacciatori di sconti e di esteti formava una lunga coda nella Quinta Strada di New York, in paziente attesa dell'apertura di un saldo speciale, riservato a duecento persone e di durata limitata. Spettacolo emblematico del più importante appuntamento della tradizione consumistica americana, nel quale gli eccessi di una spropositata cena del Ringraziamento vengono purgati il mattino seguente in una frenesia di saldi e sconti offerti a folle di micragnosi e mattinieri compratori della domenica.
Ma questo particolare gruppo tendeva più allo stupore che alla ferocia, grazie al fatto che il saldo era anche una grande mostra, una performance d'arte e un intelligente commento al feticismo degli oggetti d'uso dell'artista Martha Rosler, incorniciato dalle pareti bianche del Museum of Modern Art. Riedizione di una manifestazione che in origine Rosler allestì all'università nel 1973 come laureanda, Meta-Monumental Garage Sale mette in opera una classica garage sale americana (la vendita degli oggetti che non servono più allestita sul marciapiede davanti all'autorimessa domestica) nell'atrio centrale del museo – il più grande – per il breve tempo di due settimane, fino a venerdì prossimo. La maggior parte dei disparati oggetti da poco prezzo in esposizione è effettivamente in vendita, il tutto a scopo di beneficienza.
Basta il salto di scala dell'ambiente della mostra, se non il solido curriculum di Rosler in fatto di opere sulla vita quotidiana, sui media e sull'esperienza femminile, a caricare questa edizione di un'immensa critica alle istituzioni. Meta-Monumental sta al centro della ribalta di un museo d'arte moderna a lungo considerato tradizionalista: un luogo dove tipicamente si può guardare ma non toccare, e gli acquisti sono materia riservata alle riunioni a porte chiuse del consiglio d'amministrazione, alle aste d'alto livello o al banco dei souvenir adeguatamente collocato all'ingresso e dall'altra parte della strada.
Meta-Monumental Garage Sale
Trasformando l'occhio del consumatore in sguardo comune, la sequenza delle installazioni di Martha Rosler al MoMA illustra la ciclica essenza vitale e sociale del valore degli oggetti nel tempo, nella sua continua riaffermazione.
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- Aileen Kwun
- 29 novembre 2012
- New York
L'assortimento, selezionato tra donazioni del pubblico e del personale del museo, oltre che tra i pezzi della collezione personale dell'artista, abbonda di curiosità e di ritratti spirituali dei precedenti proprietari. Tra gli oggetti ci sono scaffali interi di piatti, abiti e scarpe di seconda mano, da Prada a Keds; libri tascabili e dischi in sfacimento, un trattorino a pedali, sofà imbottiti e divanetti a due posti dai ricami consunti; renne luminose che brucano su riquadri di prato artificiale, alberelli di Natale invecchiati ridotti a resti brunastri e rinsecchiti; un cagnolino elettronico Aibo della Sony, un programma di trattamento testi, una serie di Macintosh Classic, monitor grandi come forni a microonde; lampade a tripode e pile di sedie da esterni, paia di sci e tappetini, e collezioni di trofei da mostra equina; una Mercedes 300 Turbo Diesel del 1981 color blu metallizzato (con ulteriori articoli di seconda mano nel baule, motore non compreso); intere vetrine da collezionisti di pupazzi Beanie Baby, ancora con l'etichetta originale; lampade a olio in stile bizantino, vasche da bagno, una scintillante boccia da bowling ancora senza buchi e, ebbene sì, perfino dei lavelli da cucina (in porcellana $ 95; in acciaio inox $ 45).
Magliette, abiti, un paio di calzini rossi e un lettino di plastica con le sponde adornano le bianche, altissime pareti; e, dietro transenne di rete metallica, file di reggiseni di pizzo, mutandine, un vibratore d'annata del peso di un asciugacapelli professionale, e un mulinello per canna da pesca. Il tutto accanto a una gigantesca bandiera americana, drappeggiata nel mezzo della galleria tra Kitsch sacrale e aperta ironia. Gestiscono le vendite Rosler in persona e un gruppo di animatori della performance in grembiule rosso, che invitano a provare di persona, contrattano e forniscono nel caso conferme dell'operazione ("Certo, è un vero mercatino. Sì, è tutto in vendita"). Manifesti a colori fluorescenti vivacizzano scaffali e ripiani, offrendo ulteriori indicazioni: "Tutto è integro, nulla è garantito", e – attenzione – "Gli sciocchi spendono di più".
Degli schermi distribuiti con discrezione mostrano le precedenti edizioni dei mercatini artistici di Rosler, mentre copie del Gar(b)age Sale Standard illustrano ai visitatori il contesto ideologico dell'installazione con una scelta critica di estratti e di saggi. Online un microsito della mostra fa scorrere riprese del mercatino durante le ore di apertura, presumibilmente nel tentativo di documentare la natura effimera della performance art (The Artist is Present, la retrospettiva di Marina Abramovic allestita nel 2010 al MoMA fu archiviata allo stesso modo). Più che limitarsi a comunicare l'installazione agli spettatori lontani, tuttavia, nel contesto attuale la traduzione filmica presenta una straordinaria somiglianza con i filmati di sorveglianza, effetto ulteriormente rafforzato dalla scelta di alternare a rotazione tre inquadrature fisse. L'intento di questi strumenti visivi supera il semplice dato di fatto che l'installazione di Rosler non sia granché interessante da osservare su uno schermo fisso. E che nessuno degli oggetti sarebbe interessante da esaminare, divertente da discutere e spassoso da comprare se la vendita fosse catalogata e mediata da un motore di ricerca e da un'interfaccia di commercio elettronico.
Lo spettacolo di una società che acquista in negozio, sottoponendosi a una specie di fatica socio-fisica in nome della scoperta dell'affare conveniente, è incomparabile. Come può confermare qualunque veterano del Black Friday la successiva baldoria degli acquisti online del Cyber Monday è solo un di più dopo il fine settimana, nutrito di avanzi scipiti (una specie di pranzo alla scrivania dell'ufficio). Trasformando l'occhio del consumatore in sguardo comune, la sequenza delle installazioni di Rosler illustra la ciclica essenza vitale e sociale del valore degli oggetti nel tempo, nella sua continua riaffermazione. "Per sua natura Garage Sale non può essere un'opera storica", afferma Rosler. "Perché il commercio si colloca sempre nel presente."
Fino al 30 novembre 2012
Martha Rosler: Meta-Monumental Garage Sale
The Museum of Modern Art
West 53rd Street, New York