John Ruskin diceva che “bisogna conferire una dimensione storica all’architettura oggi, conservando quella delle epoche passate come la più preziosa delle eredità”: in particolare per il critico britannico la rovina, intesa come punto di non-ritorno oltre il quale l’architettura perde “serenamente” la sua connotazione artificiale per tornare al sublime grazie all’intima fusione con la natura, è una ricchezza da conservare senza quelle trasfigurazioni imposte da un restauro deformante che, sostituendo le pietre antiche, modella solo una copia di quello che fu.
In questa logica si pone l’approccio dell’architetto corsa Amelia Tavella alla riabilitazione e ampliamento del convento di Saint-François, costruito nel 1480 e da tempo in rovina, di cui il progetto ha conservato scrupolosamente le vestigia riconsegnandole ad una contemporaneità che non altera e non distrugge ma mette in relazione passato e presente come elementi interconnessi del medesimo processo in divenire.
Il complesso, arroccato nel selvaggio paesaggio corso tra rocce, boschi, uliveti e piccoli villaggi, appare come una fortezza in cui lo scorrere del tempo e l'inattività hanno fatto in modo che la natura si impossessasse liberamente della costruzione quasi fungendo, prima della sua resurrezione, da ”armatura” protettiva e sostegno strutturale, comenel caso delle radici di un albero di fico che sono diventate parte integrante della facciata.
Qui, l’architetto ha scelto di conservare le rovine e sostituire la parte mancante del volume con una struttura in rame traforato che ripropone la silhouette dell’edificio preesistente, dichiarando tuttavia il carattere contemporaneo del fabbricato ex novo come sede di un centro culturale (“Maison du Territoire”).
La scelta del rame è stata giustificata dalla durevolezza e dalla capacità del materiale di trasformarsi nel tempo da un punto di vista tattile e cromatico, in modo da consentire alla composizione di narrare un racconto in evoluzione al di là di qualsiasi intento di “cristallizzazione” della storia.
Le pareti del corpo in rame, traforate con piccoli riquadri che permettono alla luce di filtrare nei corridoi interni, evocano la suggestione di una mashrabiyya – la tradizionale griglia utilizzata nell’architettura dei paesi arabi per agevolare la ventilazione naturale e controllare l’illuminazione – o della vetrata di una chiesa, con vibranti giochi di luci e ombre che si proiettano sui muri di pietra interni.
Un’opera che, muovendosi in punta di piedi sulle orme del passato, trasuda amore per il luogo e la sua memoria storica, per l’edificio e per la sua naturale trasformazione da ciò che è stato in ciò che sarà e in ciò che un giorno non sarà più, nell’intima convinzione dell’impermanenza come unica forma possibile di realtà.
- Progetto:
- Riabilitazione e ampliamento del Convento di Saint-François
- Progetto architettonico:
- Amelia Tavella Architectes
- Luogo:
- Santa-Lucia di Tallano, Corsica, Francia
- Superficie:
- 1.000 mq
- Costruzione:
- Collectivité de Corse
- Completamento:
- 2022