L’11 maggio 2021 il team guidato da Ceetrus Nhood e composto da Metrogramma, Mobility in Chain, Studio Andrea Caputo, LAND, Temporiuso e Squadrati vince con il progetto LOC – Loreto Open Community il concorso per la riqualificazione di Piazzale Loreto a Milano, promosso da Reinventing Cities. Priorità alla mobilità pedonale e ciclabile, tanti alberi e giardini pensili, spazi d’incontro e per il commercio di vicinato, edifici con struttura in legno e a basso consumo energetico, la promessa di un processo partecipativo e di un ricco palinsesto di eventi: la conferenza stampa e le descrizioni di progetto provano a sedurre l’opinione pubblica mescolando tutte le parole chiave della comunicazione urbanistica contemporanea. Nei fatti, però, qualcosa non torna.
Piazzale Loreto non esisterà più
Il progetto per la riqualificazione della grande piazza milanese è un precedente pericoloso di alienazione di un bene collettivo, risultato di una contrattazione tra pubblico e privato impostata su criteri non facilmente condivisibili.
Ceetrus Nhood, Metrogramma, Mobility in Chain, Studio Andrea Caputo, LAND, Temporiuso, Squadrati, "LOC – Loreto Open Community", progetto per la riqualificazione di Piazzale Loreto a Milano, 2021. Immagini Courtesy Ceetrus Nhood
Ceetrus Nhood, Metrogramma, Mobility in Chain, Studio Andrea Caputo, LAND, Temporiuso, Squadrati, "LOC – Loreto Open Community", progetto per la riqualificazione di Piazzale Loreto a Milano, 2021. Immagini Courtesy Ceetrus Nhood
Ceetrus Nhood, Metrogramma, Mobility in Chain, Studio Andrea Caputo, LAND, Temporiuso, Squadrati, "LOC – Loreto Open Community", progetto per la riqualificazione di Piazzale Loreto a Milano, 2021. Immagini Courtesy Ceetrus Nhood
Ceetrus Nhood, Metrogramma, Mobility in Chain, Studio Andrea Caputo, LAND, Temporiuso, Squadrati, "LOC – Loreto Open Community", progetto per la riqualificazione di Piazzale Loreto a Milano, 2021. Immagini Courtesy Ceetrus Nhood
Ceetrus Nhood, Metrogramma, Mobility in Chain, Studio Andrea Caputo, LAND, Temporiuso, Squadrati, "LOC – Loreto Open Community", progetto per la riqualificazione di Piazzale Loreto a Milano, 2021. Immagini Courtesy Ceetrus Nhood
Ceetrus Nhood, Metrogramma, Mobility in Chain, Studio Andrea Caputo, LAND, Temporiuso, Squadrati, "LOC – Loreto Open Community", progetto per la riqualificazione di Piazzale Loreto a Milano, 2021. Immagini Courtesy Ceetrus Nhood
Ceetrus Nhood, Metrogramma, Mobility in Chain, Studio Andrea Caputo, LAND, Temporiuso, Squadrati, "LOC – Loreto Open Community", progetto per la riqualificazione di Piazzale Loreto a Milano, 2021. Immagini Courtesy Ceetrus Nhood
Ceetrus Nhood, Metrogramma, Mobility in Chain, Studio Andrea Caputo, LAND, Temporiuso, Squadrati, "LOC – Loreto Open Community", progetto per la riqualificazione di Piazzale Loreto a Milano, 2021. Immagini Courtesy Ceetrus Nhood
Ceetrus Nhood, Metrogramma, Mobility in Chain, Studio Andrea Caputo, LAND, Temporiuso, Squadrati, "LOC – Loreto Open Community", progetto per la riqualificazione di Piazzale Loreto a Milano, 2021. Immagini Courtesy Ceetrus Nhood
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- Alessandro Benetti
- 24 maggio 2021
- Piazzale Loreto, Milano
Un equivoco non da poco Piazzale Loreto oggi funziona (male) come uno snodo della viabilità urbana. Viale Brianza, Viale Monza, Via Padova, Via Costa, Via Porpora, Viale Abruzzi, Corso Buenos Aires e Via Doria si scontrano in una maxi rotonda-non-rotonda, ritagliata da due bypass che moltiplicano il traffico in un carosello di flussi a singhiozzo in tutte le direzioni. Grazie alla competenza di Mobility in Chain, il progetto risolve la questione brillantemente: la rotatoria scompare, sostituita da unico tracciato che unisce Viale Abruzzi e Viale Brianza e che nel suo percorso incrocia, con una sequenza d’intersezioni semaforizzate, i flussi provenienti dalle altre arterie. È una soluzione che ha già dimostrato la sua validità in diverse occasioni, ad esempio in Place de la République a Parigi, ridisegnata da TVK nel 2013. Il concorso, però, ha l’obiettivo dichiarato e prioritario di “restituire” Piazzale Loreto alla città, ripensandolo da infrastruttura a spazio pubblico vero e proprio, una trasformazione onerosa che vuole servirsi di risorse private, come sempre per Reinventing Cities. Non a caso, molti protagonisti della vicenda citano come precedenti di successo di LOC Piazza Gae Aulenti e Piazza Tre Torri, descritte come i risultati di una contrattazione virtuosa tra l’amministrazione comunale e i promotori delle due grandi operazioni immobiliari della Milano degli anni zero. Ed è a questo punto che si genera un equivoco non da poco.
Piazzale Loreto a Milano, maggio 2021. Fotografie dell'autore
Piazzale Loreto a Milano, maggio 2021. Fotografie dell'autore
Piazzale Loreto a Milano, maggio 2021. Fotografie dell'autore
Piazzale Loreto a Milano, maggio 2021. Fotografie dell'autore
Piazzale Loreto a Milano, maggio 2021. Fotografie dell'autore
Piazzale Loreto a Milano, maggio 2021. Fotografie dell'autore
Piazzale Loreto a Milano, maggio 2021. Fotografie dell'autore
Piazzale Loreto a Milano, maggio 2021. Fotografie dell'autore
Piazzale Loreto a Milano, maggio 2021. Fotografie dell'autore
Piazzale Loreto a Milano, maggio 2021. Fotografie dell'autore
Piazzale Loreto a Milano, maggio 2021. Fotografie dell'autore
Piazzale Loreto a Milano, maggio 2021. Fotografie dell'autore
Piazzale Loreto a Milano, maggio 2021. Fotografie dell'autore
Piazzale Loreto a Milano, maggio 2021. Fotografie dell'autore
Piazzale Loreto a Milano, maggio 2021. Fotografie dell'autore
Una piazza deve restare una piazza
A prescindere dal regime di proprietà dei loro suoli, le aree di Porta Nuova e City Life esistevano come recinti da aprire e da reintegrare nel funzionamento della città. Si può discutere lungamente sugli esiti di quelle esperienze ma il tema, in quei casi, era l’acquisizione di nuove superfici e la loro ri-significazione all’interno di una compagine urbana da cui, di fatto, erano in precedenza escluse. Una parte di queste superfici ha acquistato lo statuto di piazza.
Piazzale Loreto, invece, per quanto mortificato dalla sua riduzione a svincolo – una delle brutture generate dai cantieri della linea 1 della metropolitana negli anni ’60 – è a tutti gli effetti una piazza. Nel suo processo secolare di espansione, dal Settecento a oggi, la città ha incrociato un luogo che ha qualificato prima come il Rondò di Loreto e poi come il piazzale omonimo. Lo ha mantenuto come un tassello del suo sistema di vie e piazze e ha fatto riferimento alla sua estensione per la definizione degli indici di edificabilità degli isolati limitrofi.
Così Piazzale Loreto oggi non ospita gli usi che sono propri di una piazza, ma ne ha innegabilmente la forma, in quanto superficie di vuoto urbano circondata da cortine costruite e in cui confluiscono una serie di strade. Le aree di Porta Nuova e di City Life potevano diventare qualsiasi cosa; Piazzale Loreto non può che restare una piazza.
Come potremo manifestare sul tetto di una caffetteria?
L’equivoco del concorso deriva da un’applicazione esatta ma discutibile dei principi della perequazione, un termine che in urbanistica identifica, in sintesi, l’attribuzione al privato di diritti edificatori in cambio della cessione al pubblico di aree o servizi di interesse collettivo. In questo caso l’interesse collettivo è la riqualificazione del piazzale, che viene finanziata ampliando con una nuova torre il complesso per uffici all’angolo tra Via Porpora e Viale Abruzzi e, ciò che più interessa qui, aggiungendo volumetrie in prevalenza commerciali a quelle già esistenti nel mezzanino della metropolitana, che riemergono in superficie.
Il risultato di questo secondo intervento è paradossale: l’unità spaziale della piazza, cioè la sua stessa esistenza in quanto tale, è annullata dai volumi edilizi che la saturano e la frantumano in una molteplicità di superfici di statuto ambiguo. Lo spazio pubblico esiste ancora sul piano normativo e degli standard urbanistici, ma è annientato nella sua capacità di funzionare come tale. La necessità della manutenzione straordinaria di un bene pubblico si traduce nell’alienazione del bene stesso. La piazza in potenza è uccisa nella culla.
Il confronto con Place de la République si rivela di nuovo particolarmente significativo. Anche la piazza parigina sorge sopra il mezzanino di diverse linee metropolitane e anch’essa è stata per molti anni una rotonda difficilmente attraversabile. TVK la trasforma in un’immensa superficie pedonale, commentata solo dalle sfumature di colore della sua pavimentazione, da minimi dislivelli, da un piccolo padiglione-caffetteria e da ordinati filari di platani. Se pure si volesse soprassedere sull’abisso che esiste tra il progetto di TVK e LOC in termini di qualità architettonica, a netto favore del primo, non si può chiudere un occhio sulle diverse pratiche d’uso che le loro configurazioni spaziali consentono.
Basterà un solo esempio. In un paese democratico una grande piazza, a maggior ragione se carica di memorie come Piazzale Loreto, luogo simbolo dell’antifascismo, è più di ogni altra cosa lo spazio dei raduni. E infatti sull’ampio parterre della rinnovata Place de la République, all’ombra della statua della Marianne icona della repubblica, le manifestazioni si sono subito moltiplicate. Nel solo 2015 se ne sono contate 269, di tutte le scale e per ogni genere di rivendicazione. Nel Piazzale Loreto tagliuzzato da LOC, dove e con che credibilità potremo manifestare tra aiuole, cespugli e tronchi vari? O stretti tra le vetrine di Unieuro e quelle di Calzedonia? O sul tetto in pendenza di una caffetteria?
TVK, Place de la République, Parigi, 2013. Fotografia dell'autore
TVK, Place de la République, Parigi, 2013. Foto © Gaël Morin
TVK, Place de la République, Parigi, 2013. Foto © Clément Guillaume
TVK, Place de la République, Parigi, 2013. Foto © Gaël Morin
Un precedente pericoloso
Il progetto per Piazzale Loreto si muove, concettualmente, in una direzione opposta rispetto a tanti micro-interventi, tattici e permanenti, promossi con intelligenza e lungimiranza da questa amministrazione. Le nuove piazze di NoLo, ad esempio, erano incroci sovradimensionati e senza nome; ora sono superfici chiuse al traffico, intensamente vissute come spazi pubblici di quartiere e identificate come tali anche dall’invenzione toponomastica di un Giardino degli Artisti e di una Piazza Spoleto. I più fiduciosi – tra di loro anche l’autore di questo articolo – hanno potuto interpretare questi e altri interventi come i frammenti di un progetto di riconquista dello spazio pubblico, incrementale ma coerente. Di fronte alla distruzione di Piazzale Loreto, però, le “piazzette” di Milano sono briciole sparse in una città a cui è stata rubata nel frattempo la fetta più grande della torta.
Il progetto per Piazzale Loreto, inoltre, rappresenta un precedente pericoloso. Se si realizzerà con queste modalità, prima ancora che con queste forme, cosa assicurerà che nei prossimi anni una simile operazione di saturazione e di frantumazione dello spazio aperto non si compia anche in altre piazze-svincolo situate sopra i mezzanini della metropolitana? Magari in Piazza Amendola? O in Piazza della Repubblica? L’elenco potrebbe continuare a lungo.
Ci si è scandalizzati forse troppo quando Piazza del Liberty, un’area di proprietà privata, è stata trasformata dall’elegante scalinata progettata da Norman Foster che però, nei fatti, ne ha quasi amplificato la capacità di funzionare come spazio di aggregazione. Il caso del concorso per Piazzale Loreto, più di qualsiasi altra querelle urbanistica milanese degli ultimi anni, deve stimolare una riflessione seria sul ruolo della promozione immobiliare nella definizione della qualità degli spazi della città, sulle sue potenzialità e i suoi limiti, e sulla necessità di una regia pubblica che sappia schierarsi senza ambiguità a favore dell’interesse collettivo.
Immagine di apertura: Piazzale Loreto, Milano, 1948, via Wikimedia Commons