L’architetto Manuel Cervantes Céspedes (1977), che ha fondato il suo studio a Città del Messico nel 2004, ha condiviso con Domus le fotografie del cantiere di Casa Tepetate, il cui completamento è previsto per la fine di quest’anno.
Perché il cantiere di Casa Tepetate è più rilevante dell’edificio finito
L’architetto Manuel Cervantes rivela le fotografie di cantiere della casa quasi completata a Città del Messico: “L’architettura non è statica, è un processo”.
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- Giulia Ricci
- 01 agosto 2019
- Lomas de Chapultepec, Città del Messico
- Manuel Cervantes Estudio
- 1.200 mq
- residenziale
Mentre ci troviamo immersi in una Rete inondata continuamente di immagini patinate di edifici finiti, la ricezione di questo set fotografico così ‘grezzo’ ha portato Domus a chiedere all'architetto messicano il perchè di questa scelta: “Mostrare i nostri edifici in fase di realizzazione significa spiegare lo scopo di ciò che facciamo in quanto architetti: da un lato è una narrazione onesta del processo che porta un progetto dalla sua idea alla sua forma, mentre, dall’altro, diventa una memoria che ritorna quando progettiamo nuovi edifici” spiega Cervantes.
La residenza prende il nome dall’omonima terra calcarea e rossastra, comune nel Paese; il tepetate è presente nelle fondazioni della struttura, mentre il suo colore è richiamato nelle partizioni di cemento pigmentato.
Il dialogo tra ripetizione e variazione è una delle chiavi di lettura del lavoro di Cervantes, aspetto che nei suoi progetti coniuga a un senso di chiarezza tettonica. Le immagini di questo cantiere mostrano una composizione di tre ritmi diversi: il primo, e più evidente, è la gravità delle pareti e delle partizioni di cemento pieno. I pilastri di acciaio del cortile – spazio che si sviluppa attorno a tre alberi che preesistono alla casa – si identificano come un insieme di elementi dal ritmo moderato.
I soffitti in calcestruzzo nervato costituiscono il terzo ritmo, il più intenso: caratterizzati da lunghe doghe, questi elementi percorrono gli spazi della casa in maniera ininterrotta. Nelle immagini, questi listelli sembrano quasi alludere al Padiglione dei Paesi Nordici di Sverre Fehn ai Giardini della Biennale a Venezia, non solo per le proporzioni ma anche per la qualità tattile del calcestruzzo.
Scattato da César Béjar nel febbraio 2019, il servizio presenta delle composizioni piuttosto ordinate degli strumenti di lavoro e dei materiali da costruzione sullo sfondo della struttura nuda di Casa Tepetate. Lo stesso Cervantes appare in queste immagini, rendendo il senso della scala degli spazi.
“Volevamo fotografare l’edificio mentre era ancora in costruzione: riteniamo sia importante capire che l’architettura non è una cosa statica, è un processo”, ha detto l’architetto. L’edificio sarà completato in pochi mesi e poi cambierà continuamente durante il suo ciclo di vita, come ci si aspetta da ogni edificio: “Queste immagini rappresentano un momento effimero, un’ispirazione che ci permette di scoprire le possibilità degli spazi”, ha aggiunto Cervantes.
Se si intende l’architettura come “arte del costruire”, queste immagini rappresentano probabilmente il momento in cui l’idea appare più vicina alla sua forma costruita. Questo momento precede l’arrivo degli abitanti nell’edificio, le immagini anticipano la trasformazione del cantiere in spazio abitato, appena prima della perdita del controllo sul destino del progetto da parte dell’architetto. Mentre l’autonomia e la dipendenza dell’architettura sono considerate come posizioni inconciliabili, Cervantes sembra trovare un interessante equilibrio tra le due: queste immagini irradiano infatti pragmatismo e tecnica, uniti ad una visione piuttosto edonistica del cantiere.
- Casa Tepetate
- Lomas de Chapultepec, Città del Messico, Messico
- Residenziale
- Manuel Cervantes Estudio
- Mariloly Rodríguez, Friné Ortega, Alejandro Olivier
- Entorno, taller de paisaje
- 1.200 mq
- 2016-2017
- 2017-2019