Se si guarda a Rio de Janeiro e al resto del Brasile come a un motore economico e politico sempre più stabile, l’aprirsi di un nuovo mercato per l’architettura diviene una possibilità a disposizione di un pubblico internazionale. E tuttavia le cose non cambiano in modo tanto spettacolare da un giorno all’altro. Gli architetti della città hanno combattuto a lungo nell’ombra della nostalgia stilistica, nelle pastoie di politiche urbanistiche arcaiche, dell’assenza di iniziative istituzionali e di innovazione burocratica. In un momento in cui questi due presenti devono ricongiungersi in un unico futuro, vengono in luce le lacune del discorso architettonico. Studio-X Rio, progetto collaterale della Graduate School of Architecture, Planning, and Preservation (GSAPP) della Columbia University, si adopera per colmare a poco a poco queste lacune.
Colmare le lacune
Riunendo dal 2011 professionisti, accademici, decisori, studenti e vasto pubblico per affrontare le sfide urbane più urgenti, Studio-X Rio, progetto della Columbia University, si adopera per colmare le lacune del discorso architettonico con mostre, laboratori, presentazioni di libri e ricerca.
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- Roberto Boettger
- 07 giugno 2013
- Rio de Janeiro
“Il Brasile è il futuro del cambiamento urbano”, dichiara a un giornale locale Mark Wigley, decano della GSAPP. In questa grandiosa ampiezza di vedute Studio-X Rio riunisce dal 2011 professionisti, accademici, decisori, studenti e vasto pubblico per affrontare le sfide più urgenti della città. Situato in un edificio ristrutturato del centro di Rio, nel cuore del rinnovamento urbanistico della città indotto dalla Coppa del Mondo e dalle Olimpiadi, si interessa al ruolo degli scambi interculturali, interdisciplinari e intercontinentali nella trasformazione urbanistica della città, nonché di altre città brasiliane e latinoamericane.
Secondo il direttore Pedro Rivera “è di vitale importanza che le comunità considerino Studio-X come uno spazio aperto alla partecipazione attiva e attenta, in modo che ogni attività di Studio-X sia libera e aperta al pubblico”. Questa partecipazione prende la forma di mostre, laboratori, presentazioni di libri, ricerca e scambi di esperienze. Wigley crede che questo modello rappresenti una nuova forma di intervento nella città. In precedenza la ricerca si concentrava all’interno dei dipartimenti universitari, mentre oggi questa prassi inizia a diffondersi nelle strade, facendo della città il più grande dei laboratori.
Una delle manifestazioni più recenti del programma di Studio-X Rio è stata una tavola rotonda sull’“inclusione in urbanistica”, dedicata al risanamento delle favelas e agli indennizzi da corrispondere ai raccoglitori di rifiuti. Tra gli intervenuti c’erano un urbanista del Programa de Aceleração do Crescimento (PAC, il programma del governo federale brasiliano per l’incremento dello sviluppo), un abitante della favela di Rocinha, uno studente della Columbia che sta studiando la chiusura della discarica di Jardim Gramacho e un rappresentante della banca d’investimento Caixa Econômica Federal. Rio de Janeiro, come nel caso dei preparativi per le Olimpiadi di Londra del 2012, sta usando l’eccezionalità delle manifestazioni sportive per ringiovanire zone in rovina e trascurate della città. Queste iniziative edilizie, tuttavia, hanno sollevato critiche che sottolineano la mancanza di partecipazione nella pianificazione e il disprezzo per la storia e per la cultura degli abitanti di quelle zone.
La serie di conferenze intitolata Nova Arquitetura Carioca (“Nuova architettura di Rio de Janeiro”) danno alle prassi architettoniche locali spazio per far giungere la loro voce a un pubblico più vasto. Tra gli interventi recenti quelli di Carla Juaçaba, autrice del padiglione Rio+20 per il congresso delle Nazioni Unite sulla sostenibilità, e Bernardo Jacobsen, autore del recentemente inaugurato Museu de Arte do Rio (MAR). È una gradita occasione per gli architetti della generazione più giovane, che trovano parecchie difficoltà a farsi spazio su un mercato dominato dagli immobiliaristi.
Sulla scena fanno frequentemente la loro comparsa anche importanti personalità internazionali. Tra queste Caroline Bos (UN Studio), Djamel Klouche (l’AUC), Francine Houben (Mecanoo), Willem Jan Neutelings (Neutelings & Riedijk), Irma van Oort (KCAP), Juan Herreros e Jürgen Mayer. Collegando persone e idee in una rete globale, costruendo ponti inediti per la condivisione della conoscenza, queste manifestazioni incidono sulle prospettive e sulle tecnologie che gli architetti locali utilizzano per risolvere le sfide della professione.
Gli spazi espositivi dello Studio-X Rio ospitano mostre, sempre accessibili al pubblico per tutta la giornata. A volte queste manifestazioni tracimano nell’adiacente praça Tiradentes, coinvolgendo ulteriormente spazio urbano e discussioni d’architettura. Ne è un esempio la serie di sculture cinetiche dell’artista Raul Mourão, che allude alle cancellate smantellate nella piazza e in altri vari spazi pubblici di Rio. Le attività formative non si limitano alla Columbia University e alle ricerche della GSAPP. Altre scuole d’architettura come il FAU UFRJ e il PUC di Rio, l’ENSA di Versailles e l’ETH di Zurigo sono state coinvolte da Studio-X Rio. Queste ricerche interuniversitarie costituiscono per studenti e docenti di diversa formazione un’occasione di partecipare alla soluzione dei problemi, di scambiare e mettere alla prova le idee sulla città.
Non ha torto Mark Wigley di essere apertamente ottimista sulle potenzialità di questa piattaforma. In Olanda, per esempio, le istituzioni che si sono poi fuse nel Netherlands Architecture Institute (NAi) cercavano, negli anni Ottanta, di convincere architetti e critici stranieri di primo piano a elaborare soluzioni a specifici casi di studio olandesi. Il risultato è una generazione di architetti e di studenti olandesi in grado di affrontare problemi concreti al livello alto degli standard internazionali. Un caso più recente è quello del Dansk Arkitektur Center (DAC) che, elaborando la strategia architettonica nazionale danese del 2007, non solo ha rivestito un ruolo di primo piano nel successo dei giovani architetti danesi contemporanei ma ha anche aumentato di molto l’interesse del pubblico per l’architettura.
Studio-X Rio non ha le dimensioni di queste istituzioni nazionali, poiché funge soprattutto da luogo di discussione accademica) e tuttavia ha fatto da contrappeso a una certa lentezza delle istituzioni di Rio che avrebbero dovuto agire a questi livelli. Benché la sezione di Rio de Janeiro dell’Instituto de Arquitetos do Brasil (IAB-RJ) e il Conselho de Arquitetura e Urbanismo (CAU-RJ) organizzino, in una certa misura, iniziative e manifestazioni, tuttavia non danno vita a iniziative a livello locale, nazionale e mondiale in grado di promuovere e favorire la partecipazione dei numerosi attori, privati e pubblici, coinvolti nell’architettura e nell’edilizia. Su questo fertile terreno Studio-X Rio ha trovato la sua strada e, in questo cammino, la propria identità.
Si è chiarito che la disciplina dell’architettura richiede alla città del samba una musica nuova, sia da parte dell’insonne generazione dei giovani locali sia da parte di un attento pubblico straniero. Come in una roda de samba, la soluzione della complessità della Rio di oggi si può trovare forse nella composizione armonica di un accordo interdisciplinare. Studio-X Rio è diventato il centro vitale di questo tipo di dibattito, divenendo una voce creativa della città, incoraggiando la riflessione intelligente e dimostrando in definitiva le nuove possibilità che si aprono al ricco tessuto culturale di Rio in un momento di grandi cambiamenti.