"Non avere patria: non avere frontiere né pregiudizi, né nemici: restare sospesi in questo nowhere (Jan Morris), in questo 'non luogo' (Claudio Magris), in questo limbo dove tutto era possibile." Ecco quel che si prova nella visita alla mostra La Trieste de Magris al Centre de Cultura Contemporània de Barcelona. Nel quadro del ciclo "Les ciutats i els seus escriptors" ("Le città e i loro scrittori"), iniziato qualche anno fa, la mostra è un viaggio nel tempo nella città di Trieste con la guida dello scrittore triestino Claudio Magris e dei suoi libri.
La bora pare un posto pieno di vento, o per lo meno questo è il primo pensiero che viene all'ingresso della mostra. Poi improvvisamente ci si rende conto che non è un luogo. La bora è un vento, un fenomeno naturale unicamente triestino, e da qui in poi il visitatore scopre che per apprezzare la mostra avrà bisogno di tutti i cinque sensi.
La Trieste di Magris
Un viaggio nel tempo e un invito a scoprire la città di Trieste con una guida d'eccezione: lo scrittore Claudio Magris e i suoi libri.
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- Ethel Baraona Pohl
- 17 maggio 2011
- Barcellona
Si entra nello spazio della mostra come se si arrivasse a Trieste per mare: dopo l'esperienza sensoriale della bora si entra in uno spazio pieno di pietre carsiche. Pietre spezzate, perforate dall'acqua nel suolo calcareo e dolomitico del luogo. Improvvisamente tutto si trasforma in un paesaggio lunare dove si è circondati di superfici aspre, ed è facile capire come tanti scrittori – tra gli altri Italo Svevo, Umberto Saba, Rainer Maria Rilke, Scipio Slataper, James Joyce – abbiano trovato ispirazione qui. Trieste è una città portuale dell'Italia settentrionale. Sorge al capo di una sottile lingua di terra incuneata tra l'Adriatico e il confine tra Italia e Slovenia. Come in ogni città di frontiera la commistione di lingue e di culture (italiana, tedesca, slava) è una presenza quotidiana. La sua collocazione geopolitica senza precedenti ne ha segnato il carattere nel corso della storia. Lo si può constatare nello spazio battezzato "Non luogo", dove un montaggio di file audio fa quasi diventar matti a sentir parlare tedesco, latino, austriaco, ungherese e slavo. Claudio Magris è il filo conduttore della mostra e il punto di contatto con la sua città. Gli straordinari e complessi testi di Magris spesso si collegano a Trieste, ai suoi personaggi (anonimi o famosi), alla storia cittadina e ai ricordi personali dello scrittore.
Esempio efficace di come la storia della città si rispecchi nella mostra è il racconto che parte dalla "casa" di Magris, attraverso l'ospedale psichiatrico di San Giovanni, dove c'è una "mostra nella mostra" con i disegni di Vito Timmel realizzati mentre vi era ricoverato. Il testo teatrale di Claudio Magris La mostra si ispira alla vita di questo artista, ma parla anche di Trieste e dello stesso Magris. Osservando la differenza tra pazienti e medici il visitatore è costretto ad attraversare una stanza bianca (ambiente specialistico e controllato per i pazienti con disturbi psichici) prima di entrare nello spazio di Marco Cavallo, simbolo dell'azione che ebbe luogo nel 1973, quando un cavallo azzurro ("Marco Cavallo"), creato dai pazienti dell'ospedale di San Giovanni, uscì dall'istituto psichiatrico e fece il suo ingresso nella città di Trieste. Grazie a questa azione, sostenuta dal sindaco di Trieste Michele Zanetti, dal drammaturgo Giuliano Scabia e dai collaboratori dello psichiatra Franco Basaglia, i pazienti riconquistavano un posto nella società.
Poi improvvisamente ci si rende conto che non è un luogo. La bora è un vento, un fenomeno naturale unicamente triestino, e da qui in poi il visitatore scopre che per apprezzare la mostra avrà bisogno di tutti i cinque sensi.
È importante osservare che la storia della città, con la guida di Magris e dei suoi libri, non si può comprendere appieno senza citare alcuni altri scrittori vissuti prima di Magris e i luoghi che tutti erano soli frequentare quotidianamente. Forse Magris (chissà?) si è seduto al Caffè San Marco sulla stessa seggiola dove una volta sedettero Italo Svevo e James Joyce, visto che Joyce visse a Trieste per quattordici anni e fu buon amico di Svevo. Questo luogo famoso – il Caffè San Marco – è il ritrovo più celebre di Trieste, dove sono stati concepiti e scritti alcuni dei più famosi libri di Magris. Lo spazio ricrea il Caffè San Marco, il cui arredamento è rimasto praticamente immutato dall'inaugurazione del 1914. Qui si può fare una pausa e sfogliare i libri di Magris prima di recarsi alla Libreria antiquaria, ricostruzione della libreria triestina dello scrittore Umberto Saba. Uno spazio è interamente dedicato al capolavoro di Claudio Magris, Danubio. Il libro ripercorre la storia e la cultura della Mitteleuropa seguendo le anse serpeggianti del fiume. Una volta entrati, pare di navigare sul fiume che scorre tra città, regioni, paesi. Uno spazio per chi voglia conoscere la storia d'Europa, le sue religioni, le sue migrazioni e i suoi paesaggi culturali.
La mostra comprende un'intera gamma di materiali, dalle installazioni audiovisive ai pezzi originali, ai dipinti, alla lettura di brani letterari, e anche un film: Dietro il buio, prodotto appositamente e tratto dal testo di Magris Lei dunque capirà. La mostra si conclude con un accenno alla Trieste di oggi, vero e proprio crogiolo metropolitano che riesce a non perdere la sua identità specifica. Ethel Baraona Pohl
Centre de Cultura Contemporània de Barcelona
Fino al 17 luglio 2011