Architettura sistemica è invece la parola con cui egli descrive i suoi nuovi progetti, dove il disegno torna ad essere uno straordinario strumento di analisi, controllo, gestione, previsione del territorio e non il luogo dove gli architetti sfogano le proprie nevrosi. Architettura sistemica è dunque la complessa regia di una trama altrettanto articolata che proviamo a seguire: protagonista è Repower, il committente, cioè una società svizzera la cui strategia prevede il potenziamento della propria produzione di energia con un portafoglio diversificato basato principalmente su idroelettrico, termoelettrico ed eolico.
Con sede nel cantone dei Grigioni, Repower è l'unica realtà produttiva della regione il cui giro d'affari (nel 2010 i ricavi del gruppo sono saliti del 16% a 1,7 miliardi di Euro) non sia alimentato dal turismo, pur avendo contribuito al suo sviluppo attraverso la costruzione della tratta ferroviaria dell'Albula e del Bernina. Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO come esempio tecnicamente avanzato di gestione del paesaggio di alta montagna, la ferrovia retica venne realizzata a cavallo del Novecento per agevolare la costruzione dei bacini delle centrali idroelettriche intorno a Poschiavo.

Tra gli investimenti futuri, tra gli altri, 340 milioni di euro per la realizzazione di una centrale a ciclo combinato gas-vapore in Germania, 100 milioni per un impianto analogo in Toscana, a Pistoia e oltre 1 miliardo di euro per un impianto a carbone in Calabria, a Saline Joniche. Repower ha infine potenziato la produzione eolica, in particolare in Germania e Italia, dove a Lucera sono appena partiti i lavori per la costruzione di un nuovo parco.
Tra i progetti in corso, la centrale di Saline Ioniche, che insiste su un'area industriale dismessa al fine di minimizzare il consumo del suolo, produrrà energia attraverso la combustione ecologica del carbone. Lo sviluppo dei progetti italiani viene affidato ad Italo Rota che realizza una sorta di regia del territorio, trasformando il progetto di un insediamento industriale in un paesaggio aperto, attraversabile, funzionalmente duttile. Obiettivo di Rota non è un tradizionale intervento di landscape, non si limita a creare un ambiente sofisticato e contemporaneo come farebbero ad esempio Gustafson e Porter.

A questo scopo, coerentemente con il profilo genetico dell'investitore e con le indicazioni del diritto comunitario, aggiunge alla centrale di Saline Ioniche una serie di funzioni e attività produttive attinenti all'agricoltura, alla produzione di energia e dei servizi alla popolazione.
Il progetto di Saline Ioniche si trasforma così nel disegno di spazi destinati alle funzioni legate al tempo libero, allo sport e al relax ma anche in una serie di zone destinate a orti e giardini didattici, ai vivai per i prodotti agricoli, con aree destinate alla coltivazione e alla vendita di piante da giardino e appartamento, e luoghi in cui produrre e vendere vasi e contenitori per la vegetazione.

Anche in questo caso investimenti elevati (600 milioni di euro) e la collocazione delle turbine a 600 metri sotto il suolo lascerebbero pressoché inalterato il paesaggio creando un numero limitato di posti di lavoro, se Italo Rota non avesse colto l'occasione della centrale per coinvolgere insieme a Benevento e Campolattaro altri 12 comuni in un progetto di reinvenzione dei territori coinvolti volto a migliorare l'ambiente e l'economia di aree scarsamente popolate e senza ragionevoli prospettive di sviluppo.
Il progetto di un impianto industriale si trasforma ancora una volta nel disegno di un parco su cui sorgeranno un'azienda agricola, un complesso termale, un albergo a impatto zero e un acquario che ospiterà i diversi biotipi umidi presenti nel paesaggio, contribuendo sia ad un ripopolamento delle specie, sia allo sviluppo di un turismo contemporaneo e potenzialmente sostenibile.


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