Fu lo stesso Rudolf Steiner, del resto, a negare il rapporto mimetico con la natura: scrisse infatti che "le forme-stile del Goetheanum non vanno viste come imitazione naturalistica di una qualche forma esterna vivente o inerte" (1). L'edificio è il risultato di processi metamorfici. Nasce sulle ceneri della prima versione del Goetheanum, struttura lignea a cupola, le cui fondamenta furono poste nel settembre 1913, distrutta da un incendio la notte di San Silvestro del 1922.
L'edificio attuale ne rappresenta il successore e, in quanto tale, il monumento commemorativo. Il fatto che sia stato concepito dalla stessa persona – che sviluppò, tra molte altre, una teoria dell'architettura – dimostra la fondamentale continuità tra le due strutture: una 'ricostruzione' concettuale, certo non letterale. Fondatore dell'antroposofia, movimento consacrato al rapporto tra l'uomo e il mondo spirituale, Steiner aveva associato il primo edificio con l'idealismo degli inizi. Il secondo, scrisse (2), non doveva rappresentare solamente il prodotto del dispiacere per la perdita subita, ma un'illustrazione dello sviluppo del movimento a partire dalla sua fondazione.
1. Rudolf Steiner, Das Goetheanum in seinen zehn Jahren, in Der Goetheanumgedanke inmitten der Kulturkrisis der Gegenwart. Ausgewählte Aufsätze, Rudolf Steiner Verlag, Dornach 1982, p. 149.
2. Ibid., p. 129s.
3. Hans Wilderotter (a cura di), Ein Turm für Albert Einstein. Potsdam, das Licht und die Erforschung des Himmels, Haus der Brandenburgisch Preussischen Geschichte, Potsdam 2005, p. 103.
4. Rudolf Steiner, Der gemeinsame Ursprung der Dornacher Bauformen und des griechischen Akanthus-Ornamentes, in R. Steiner, Wege zu einem neuen Baustil, Rudolf Steiner Verlag, Dornach 1992, p. 81.
5. Ibid., p. 82.
6. Rudolf Steiner, Der Usprung der Architektur aus dem Seelischen des Menschen und ihr Zusammenhang mit dem Gang der Menschheitsentwickelung, in Wege..., op.cit., p. 53. 7. Ibid., p. 54.
8. Ibid., p. 60 s.
9. Ibid., p. 61.
10. Rudolf Steiner, Der neue baukünstlerische Gedanke, in Wege..., op. cit., p. 146.