Situato a nord di Palermo, Pizzo Sella è un brullo promontorio che domina il golfo di Mondello. L’altura scoscesa è nota alle cronache come “collina del disonore”, poiché la sua fisionomia originaria è stata compromessa da colate di cemento per la realizzazione di case unifamiliari. L’area collinare pari a circa un milione di metri quadri è stata infatti antropizzata dal sodalizio fra mafia, grandi imprese e mala politica. Lo strumento urbanistico manipolato per legittimare la costruzione delle unità abitative è il Piano Regolatore Generale del 1962. Pensato in risposta allo scenario dell’incremento demografico della città, è redatto da un gruppo di celebri ed accreditati progettisti palermitani: E. Caracciolo, G. Caronia, L. Epifanio, V. Nicoletti, G.Spatrisano, P. Villa, V.Ziino. Nonostante gli strumenti efficaci per la lettura e il controllo del territorio, il piano non riesce a contrastare il forte interesse speculativo. L’alleanza fra malaffare ed amministrazione cittadina riesce a tracciare un diverso destino del poggio.
Palermo. Rileggere Pizzo Sella per un presente diverso
Due ricercatori dei Manifesta 12 Research Studios raccontano le vicende della “collina del disonore”, uno dei luoghi chiave della biennale d’arte.
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- Emanuela Cammarata e Gaetano Giordano
- 30 giugno 2018
- Palermo
Fra il 1978 e il 1983 avviene così il “sacco” della collina, lottizzata ed edificata in seguito al rilascio di oltre trecento concessioni alla sorella del boss mafioso Michele Greco, Rosa Greco, moglie del costruttore Andrea Notaro. Detti provvedimenti edilizi vengono rilasciati prima dell’entrata in vigore della legge urbanistica regionale, che avrebbe abbassato gli indici di edificabilità del piano regolatore. Si promuove nei fatti un progetto illegittimo di espansione urbana, senza una regolamentare convenzione fra pubblico e privato. Residenze più o meno lussuose, lontane dall’essere connesse all’uso agricolo dell’area, stravolgono così irrimediabilmente l’orografia originaria del luogo.
L’area collinare pari a circa un milione di metri quadri è stata antropizzata dal sodalizio fra mafia, grandi imprese e mala politica.
Quando le 174 costruzioni già edificate hanno fagocitato visibilmente la massa della collina, un esposto anonimo provoca l’intervento della magistratura. Indagini dei carabinieri e della polizia municipale accertano allora un articolato progetto di lottizzazione fuori legge. Sospesi i lavori, si avvia un lungo iter processuale che evidenzia il subentro, dopo numerosi passaggi di proprietà, di società appartenenti a gruppi autorevoli quali Gardini e Ferruzzi. I turbolenti anni di inchiesta travolgono purtroppo le ignare famiglie che, avendo acquistato in buona fede alcune delle ville finite complete di certificato di abitabilità, rischiano di perdere il diritto di disponibilità e di godimento del proprio bene. Nel 1997, infatti, l’intera area è sottoposta a sequestro preventivo. Acquisiti gli immobili, sotto le insistenti spinte delle associazioni ambientaliste, nel 1999 le ruspe comunali riducono in macerie quei simboli di intrecci illeciti. L’opera di abbattimento, iniziata dalle costruzioni incomplete, si arresta tuttavia quasi immediatamente, dopo sole cinque demolizioni.
Nel 2001 una sentenza della Suprema Corte di Cassazione conferma le condanne per lottizzazione abusiva dei protagonisti di questo assalto al paesaggio, disponendo la confisca di quanto formava oggetto del sequestro preventivo e la sua assegnazione, a titolo gratuito, al patrimonio del comune di Palermo. La valanga mediatica e processuale che aveva travolto gli abitanti della collina si arresta solo nel 2015 a seguito della revoca definitiva della confisca e l’obbligo di risarcimento da parte del Comune. Quest’ultimo resta però condomino di quelle stesse famiglie, poiché proprietario delle strutture rimaste inabitate, da quelle definite agli scheletri strutturali.
Dunque “Pizzo Sella che fare?”. Così viene intitolato il concorso internazionale di idee del 2008, bandito dall’OAPPC della provincia di Palermo. Un’iniziativa nata, a partire dalla Convenzione Europea del paesaggio, per rimarginare la ferita inferta in quell’area marginale. Qui fra mare e monti, superfici liquide e rocciose si fondono per creare suggestioni uniche per disegnare nuovi futuri possibili. Un potenziale colto dal collettivo Fare Ala ideatore di “Pizzo Sella Art Village”, un progetto di street art nato nel 2013 per mantenere vivo il dibattito sulla collina nelle sue contraddizioni. È infatti complesso scegliere opportunamente le modalità di rigenerazione, senza gettare presupposti tali da legittimare la presenza di quei relitti. Risulta necessario quindi operare una compensazione creativa, mediando sapientemente fra le esigenze del pubblico e le richieste del privato per restituire quel luogo alla sua bellezza e alla collettività, riconfigurando il suo “ecosistema” attraverso la sapienza del progetto.
- Autori: Emanuela Cammarata, Gaetano Giordano. Advanced Scholars CreativeCity Lab Unipa, Manifesta 12 Research Studios