Molto di ciò che abbiamo presentato quest’anno su Domus riguarda il futuro. Urbanistica significa pensare al domani e immaginare come migliorare il presente. Questo, tuttavia, non implica che sia necessario demolire quanto già esiste e partire da zero, ma prova come sia importante aver cura del nostro patrimonio e portarlo con noi nel futuro. Lo dimostra un articolo del critico ospite di questo mese, Geoff Manaugh, che racconta come lo studio Matter Design abbia trovato le costruzioni in pietra degli Inca sorprendentemente istruttive per i progetti da realizzare con fabbricazione geometrica ad alta tecnologia. Altrove, le città stanno facendo scelte straordinarie e inaspettate rispetto alla loro storia. Abbiamo avuto la possibilità di vedere i più recenti interventi a Baku, la capitale petrolifera dell’Azerbaigian. Abbiamo scoperto che la città ha fatto una scelta chiara, adottando uno stile eclettico, che fa ritorno alla capitale costruita dai baroni del petrolio durante la Belle Époque. La traduzione di tale tipologia storica locale su scala più ampia ha tuttavia un effetto collaterale: la città ricorda improvvisamente la Parigi di un altro barone, Georges Eugène Haussmann. I nuovi edifici e la ristrutturazione dei palazzi dell’era sovietica creano ora l’immagine di una Parigi Belle Époque in fase di costruzione, inframmezzata da sensuali grattacieli a forma di fiamma in vetro azzurro. Questa scelta ha portato a una città che, lungi dall’essere impersonale e generica, appare chiaramente caratterizzata. Eve Blau, docente ad Harvard, ha scritto un libro molto stimolante sull’argomento, e questo mese riassume per noi l’urbanistica petrolifera che ha portato a un Haussmann 2.0.
Domus 1036: Reinterpretare il passato
Il guest editor Winy Maas introduce nel suo editoriale alcuni dei temi del nuovo numero: progetti che usano la fabbricazione geometrica ad alta tecnologia ma si ispirano alle costruzioni in pietra degli Inca, i recenti interventi a Baku, il giardino d’acqua di Junya Ishigami.
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- Winy Maas
- 03 giugno 2019
Città e persino interi continenti possono anche rimanere intrappolati nel proprio passato. Grand Hotel Europa, il best seller dello scrittore olandese Ilja Leonard Pfeijffer, descrive un’Europa la cui gloria è ormai sbiadita, un continente incapace d’innovazione che si mette in mostra per i turisti.
Tuttavia, città e persino interi continenti possono anche rimanere intrappolati nel proprio passato. Grand Hotel Europa, il best seller dello scrittore olandese Ilja Leonard Pfeijffer, descrive un’Europa la cui gloria è ormai sbiadita, un continente incapace d’innovazione che si mette in mostra per i turisti. Abbiamo discusso con lui questo suo punto di vista e gli abbiamo chiesto come risolverebbe il problema. Pfeijffer ha mostrato di avere argomentazioni molto ottimistiche e incoraggianti sull’Europa e sull’attuale ondata di populismo che sembra crescere di giorno in giorno. Valutare il successo con cui il patrimonio esistente è riconvertito per fare fronte alle necessità di un utilizzo contemporaneo è cruciale, e in questo spirito rivisitiamo il ben noto intervento PC Caritas di Melle, in Belgio, un edificio storico trasformato in un padiglione aperto tanto alla comunità del campus psichiatrico quanto a ospiti esterni. Gideon Boie ha scoperto che questa nuova funzione ruota intorno a domande riguardanti l’uso, il deterioramento e la sicurezza, e dimostra come molti visitatori che si ritrovano da soli nella magnifica struttura non si rendano conto della loro posizione privilegiata, e come anche l’utilizzo da parte di una o due persone per volta abbia la sua legittimità. Perché il successo non ha sempre bisogno di grandi numeri.
Da quando ha ricevuto il prestigioso incarico per il Padiglione della Serpentine, Junya Ishigami è sotto i riflettori per non aver pagato i suoi stagisti. Questa scelta si è trasformata in un’interessante discussione online sul valore del lavoro architettonico, da un lato, e sull’imposizione ai giapponesi dell’etica del lavoro europea, dall’altro. Ci auguriamo che la commissione per la Serpentine si traduca per Ishigami in una situazione economica più stabile, che gli consenta di essere più generoso con il suo staff. Al di là di questo utile dibattito, è bene non dimenticare perché ha ricevuto questo riconoscimento: dedichiamo allora 10 pagine alla bellezza poetica del suo giardino d’acqua, nel quale preserva un intero boschetto spostando da un sito adiacente 318 alberi destinati a essere abbattuti per fare posto a un nuovo hotel. La combinazione di acqua, alberi e muschio è semplicemente meravigliosa e, nonostante le libere forme organiche con cui si presenta, Ishigami utilizza la massima precisione nella catalogazione delle piante e nel dettaglio del progetto.
Immagine di apertura: Walking Assembly, di Matter Design e CEMEX Global R&D (2019), è realizzato in calcestruzzo a densità variabile, per calibrare con precisione il centro di massa dell’oggetto e controllare il movimento degli elementi. Foto courtesy of Matter Design