Questa quinta edizione dell’allegato Contract di Domus ha un intento ermeneutico. Raccontando il mondo delle grandi commesse attraverso le voci di alcuni dei principali protagonisti della scena produttiva, le strategie volte ad amplificarne le potenzialità, le logiche delle società di servizi specializzate e di nuovi dipartimenti all’interno di piattaforme digitali, cerca di ridefinire i limiti e gli ambiti di una parola che rischia di perdere chiarezza e fuoco. Potremmo dire che il contract sta all’architettura come la quarta rivoluzione industriale sta all’economia.
La scena produttiva
Secondo il direttore editoriale di Domus Walter Mariotti, il contract sta all’architettura come la quarta rivoluzione industriale sta all’economia.
View Article details
- Walter Mariotti
- 11 novembre 2019
Si tratta di una vera e propria disruptive innovation destinata a modificare il modo di fare architettura d’interni su grande scala. Questa definizione apparve per la prima volta nel 1995 sulla Harvard Business Review nel saggio Disruptive Technologies: Catching the Wave. Clayton Christensen e Joseph Bower sostenevano che le cause per cui le aziende di successo tendono a investire in tecnologie che soddisfano i bisogni dei clienti nel breve e nel medio termine, ma falliscono nel lungo, sono l’incapacità di guardare a nuovi mercati e bisogni. Era necessario cambiare i business esistenti. Venti anni dopo, nel 2014, Larry Downes e Paul F. Nunes tornavano sull’argomento nel saggio Big Bang Disruption, anticipando come social network, big data e tutti i fenomeni legati al consolidamento della banda larga generassero un ecosistema di interazioni che dava origine a modelli di business radicalmente alternativi a costi estremamente competitivi. L’impatto sarebbe stato devastante e per questo lo chiamarono Quarta rivoluzione industriale.
Allo stesso modo, nello scenario delle commesse architettoniche del contract l’avvento di tecnologie forzanti che ridefiniscono il modo di vivere, lavorare e pensare impongono un cambio di scala e di pensiero ai progettisti e formule di business che mutano le dinamiche tradizionali delle forniture. Oggi i disruptor sono coloro che sanno riqualificare gli ambienti non rispetto a tipologie architettoniche predefinite, ma alle interazioni che vi si svolgeranno, a funzioni umane fluide e attraversabili. Nell’economia americana l’impatto delle startup racconta di 1 milione di nuovi posti di lavoro creati ogni anno da aziende che hanno meno di un anno di vita, il 95 per cento creati da aziende con meno di 5 anni di vita, il 40 per cento del PIL generato da aziende nate da meno di 30 anni. Nel contract sarà lo stesso?
Questo articolo è stato originariamente pubblicato sullo speciale Contract, allegato a Domus 1040, novembre 2019