Parole d’ordine: flessibilità e adattabilità
Caterina Rossi, a capo della divisione Global Lighting Projects di Artemide, non ha dubbi. Il successo del bestseller dell’azienda in termini contract, la linea Architectural – in particolare con il prodotto A24 – è legato alla flessibilità. “È un sistema che utilizziamo nell’ambito residenziale come in quelli dell’ufficio e dell’hospitality, e che per questo definiamo cross,” spiega. “È possibile applicarlo a tutti i campi toccati dal progetto ed è stato disegnato due anni fa da Carlotta de Bevilacqua”.
Non si discosta di molto, anche se in tutt’altra tipologia di prodotto, la visione di Kurt Wallner, CEO di Cappellini con alle spalle un’esperienza decennale come direttore divisione contract delle aziende del Gruppo Poltrona Frau. “La nostra collezione è molto versatile e per questo adatta alle realizzazioni contract di genere diverso: hotel, ristoranti, uffici, lobby, lounge e interni di yacht. Un bestseller deve essere riconoscibile. Si deve capire subito che è un pezzo Cappellini, ma al tempo stesso deve essere funzionale per essere utilizzabile al meglio negli spazi pubblici”.
Anche in casa Duravit la serie di maggior successo – Me by Philippe Starck – è quella che offre più possibilità – in questo caso perché declinata in molte versioni, dimensioni, varianti – per garantire la complessità progettuale richiesta dagli architetti. “Sono due gli aspetti fondamentali che deve possedere un prodotto contract: prima di tutto, una forma che si possa integrare in qualsiasi architettura senza sovrastarla; poi l’ampiezza della collezione, che deve permettere di realizzare con la stessa serie un bagnetto con solo un piccolo wc o un bagno spazioso dotato di area benessere”, ci racconta Albrecht Graf von der Groeben, direttore commerciale estero Duravit. “Vi sono poi altre serie adatte al contract come la Luv di Cecilie Manz, per progetti di grande pregio, o il versatile longseller Vero/Vero Air”.
Ma flessibilità e adattabilità sembrano in molti casi non bastare, come ci spiega Carlo Molteni jr, direttore generale UniFor, introducendo un altro tema chiave del settore: il prodotto fatto su misura. “Ci sono arredi che vendiamo di più, come la scrivania regolabile in altezza I Satelliti o il Naos System di Cerri Associati, prodotto flessibile perché realizzato con un estruso di alluminio. O, ancora, il sistema pareti RP di Renzo Piano, che usiamo spesso nelle grandi commesse perché ha performance acustiche molto elevate e può essere proposto sia a vetro singolo che doppio. Ma di fatto, quasi sempre, questi prodotti vengono adattati alle richieste del progetto specifico – tutte le linee UniFor sono ingegnerizzate in modo da consentirlo. Un esempio? Per la Qatar National Library di OMA abbiamo scelto una configurazione della libreria CF, mentre per la Oodi Central Library a Helsinki di ALA Architects abbiamo modificato un estruso e aggiunto una fascia di LED, ma è sempre lo stesso prodotto”.
Personalizzazione e su misura
Il progetto contract è in assoluto quello che necessita maggiormente di realizzazioni apposite, del fatto su misura. Oggi le aziende usano vari termini per indicare l’adattamento o il fatto ad hoc, con degli interessanti distinguo. Aldo Rivitti, presidente Kvadrat racconta: “Nonostante l’ampiezza delle nostre collezioni, in molti casi realizziamo tessuti espressamente per il progetto, come per la Elbphilharmonie di Herzog & de Meuron ad Amburgo o per i tessuti per la Walt Disney Concert Hall di Frank Gehry a Los Angeles. Succede quasi sempre per le navi da crociera”.
Prodotti studiati ad hoc o che richiedono performance estreme si affiancano ad altre soluzioni. “Cappellini fa due tipi di prodotti custom”, precisa Kurt Wallner. Il primo lo definiamo personalising. Un prodotto a catalogo viene modificato per rispondere alla richiesta di una fornitura, dopo aver chiesto l’autorizzazione ai designer, che normalmente sono collaborativi. Questo non è possibile per i pezzi di Le Corbusier di Cassina, per ovvi motivi. Poi realizziamo veri e propri progetti custom-made, che sviluppiamo ex novo e a cui mettiamo il marchio Cappellini”.
Da Artemide c’è la divisione Bespoke, considerata uno dei fiori all’occhiello dell’azienda. Lavora con gli architetti alla personalizzazione dei prodotti a catalogo. Ciò che colpisce di più è tuttavia la capacità dell’ufficio Global Lighting Projects di risolvere le esigenze luce con soluzioni ogni volta diverse per i nuovi progetti. “Per gli showroom Jaguar abbiamo usato apparecchi lineari a sospensione con ottiche controllate, pensati per le postazioni di lavoro, che qui invece illuminano le auto”, commenta Caterina Rossi. Rispetto al passato, tutte le aziende che operano nel settore delle grandi realizzazioni puntano molto di più a garantire un carattere di unicità alla fornitura affiancando il progettista con apposite strutture aziendali.
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Leggi l’articolo completo sullo speciale Contract, allegato a Domus 1040, novembre 2019