Joseph Grima nasce ad Avignone nel 1977, ma è di origine maltese, cresce a Londra e vive attualmente (nel 2021) tra Milano e Eindhoven. Si laurea in Architettura nel 2003, all’Architectural Association della capitale britannica, ma i confini della sua attività professionale eccedono ampiamente quelli del progettista in senso tradizionale. Grima si autodefinisce come un “architetto, curatore, ricercatore ed editore”. Le geografie internazionali della sua carriera, a cui corrisponde una rete di contatti altrettanto ramificata, e il suo approccio spiccatamente multidisciplinare ne fanno un rappresentante tipico di un’intera generazione di architetti-intellettuali, pienamente integrati nelle dinamiche del mondo globalizzato e al tempo stesso in grado di elaborare riflessioni critiche sulla loro contemporaneità.
Per Grima l’architettura non è una disciplina autonoma. È inserita, al contrario, in un ambito più ampio di produzione di idee sull’ambiente costruito, che coinvolge inevitabilmente anche altre forme del sapere, e che si relaziona necessariamente con la dimensione pubblica. Lo testimonia, ad esempio, il profilo di Space Caviar, lo studio che co-fonda con Tamar Shafrir, con sede a Genova. Grima e Shafrir lo descrivono come “un laboratorio di architettura e di ricerca che opera all’intersezione tra progetto, tecnologia, teoria critica e la sfera pubblica”. I tanti incarichi ottenuti da Grima nel corso degli anni si sono rivelati altrettante occasioni per verificare le interazioni tra l’architettura e altre discipline, e per rivendicare la rilevanza del pensiero progettuale nel dibattito pubblico.
A questo proposito, è fondamentale segnalare che Grima è uno dei protagonisti del circuito internazionale delle biennali e triennali di architettura, che nell’ultimo decennio ha visto un continuo moltiplicarsi degli eventi in tutti i continenti. Solo per fare alcuni esempi, nel 2012 è stato co-direttore della prima Istanbul Design Biennale, di cui ha curato Adhocracy, una delle due mostre principali. Si deve a lui e a Space Caviar anche la provocatoria Biennale Interieur di Kortrijk del 2014, dedicata a The Home Does Not Exist. Nello stesso anno l’installazione 99 Dom-ino, progettata sempre con Space Caviar, è stata inclusa nella sezione Monditalia della 14° Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia. E ancora nel 2015 è stato co-curatore con Sarah Herda della prima Chicago Architecture Biennale, intitolata The State of Art and Architecture, il più grande evento del suo genere mai tenuto in Nord America fino a quel momento.
Presenza fissa nelle principali esposizioni temporanee di architettura contemporanea, Grima si è avvicinato nel tempo a molte istituzioni museali permanenti di primo piano. I suoi lavori sono stati esposti al Vitra Design Museum di Weil am Rhein, Svizzera, al Victoria & Albert Museum e al Barbican di Londra, oltre che al Metropolitan Museum of Art di New York, tra gli altri. Un momento importante nella sua carriera è stata, tra il 2007 e il 2010, la direzione di Storefront for Art and Architecture, la galleria indipendente nel quartiere newyorkese di SoHo che era e resta uno dei più vivaci luoghi di discussione sull’architettura e le città contemporanee. Nel 2018, infine, è stato nominato direttore del Museo del Design Italiano alla Triennale di Milano.
Al di là della varietà delle occasioni e delle tipologie di progetto (architettonico o di allestimento, curatoriale o editoriale) dal percorso di Grima emerge l’interesse per l’approfondimento di alcuni temi ricorrenti. Su tutti, quello dell’abitazione e delle sue evoluzioni attuali e future, affrontato non solo alle biennali di Kortrijk e di Venezia, ma anche attraverso le mostre FAR (After Oase N.7), al Nilufar Depot di Milano (2019) e Home Stories, al Vitra Design Museum (2020), oltre che con la RAM House. Il prototipo di unità abitativa esposto alla Milano Design Week 2015 interpreta la privacy dei suoi abitanti non nel senso di una protezione visuale, ma come schermatura dai segnali elettromagnetici che garantiscono la connessione dei loro dispositivi elettronici.
Su un altro piano, FOMO (2014) è una pubblicazione sperimentale i cui contenuti sono generati automaticamente tramite un algoritmo, che analizza e seleziona i flussi d’informazione dei social media. Si tratta di una riflessione brillante e auto-ironica sulla sovrapproduzione di eventi e contenuti tipica dell’epoca contemporanea.
Ad oggi, l’esperienza più significativa di Grima nell’ambito del giornalismo è stata la direzione di Domus, che ha mantenuto tra il 2011 e il 2013. Il più giovane direttore di sempre, ha promosso importanti trasformazioni della rivista cartacea, di cui modifica radicalmente la struttura, ampliando la selezione dei contenuti, ma soprattutto il potenziamento e l’attualizzazione delle sue ramificazioni digitali, con il rifacimento completo del sito ad opera del grafico Dan Hill.
Il nome di Grima rimane anche associato alle attività di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, un progetto su cui ha lavorato come direttore artistico per quattro anni. Per concludere, Grima ha anche condotto un’attività costante di ricercatore e docente presso una serie d’istituzioni europee, asiatiche e americane, come lo Strelka Institute of Media, Architecture and Design di Mosca e la Design Academy di Eindhoven, di cui è direttore creativo dal 2017.
Nelle parole dei redattori di Domus:
Joseph Grima è un globetrotter a vocazione architettonica, curioso e attento al mondo digitale (…). Creativo e idealista, le sue preoccupazioni sono rivolte all’ambito urbano, minato da interessi speculativi e da una crisi senza precedenti