Sei percussionisti e 10 danzatori stanno, alti e immobili come statue, sul marciapiede dello Storefront for Art and Architecture, dove si è da poco inaugurata la mostra Marching On: The Politics of Performance. I 16 giovani performerafroamericani, tutti membri del gruppo Marching Cobras di New York, che ha sede a Harlem, mantengono silenziosi la loro formazione in linea per oltre 10 minuti, lasciandosi scorrere intorno la città, prima di far esplodere l’azione. Come sempre abbagliano il pubblico con le loro ben coordinate sequenze di ritmi e movimenti. A un certo punto si fermano, solo per declamare “Non stiamo recitando, stiamo prendendo il potere, il potere”. Poi passa un’auto della polizia, che avvisa con l’altoparlante la folla in aumento di non ostacolare il traffico di Kenmore Street. Nell’insieme sembra una festa del mondo dell’arte, ma anche un po’ una manifestazione di protesta.
Benché i Marching Cobras si siano esibiti davanti a un pubblico internazionale e a milioni di spettatori televisivi, Marching Onallo Storefront è stata la prima occasione di lavorare con degli architetti. La coreografia e i costumi originali, insieme con la grafica e il progetto d’allestimento, sono un omaggio alle marching bandafroamericane dell’Ottocento e dei primi del Novecento, formate da soldati e veterani che usavano disciplinate esibizioni musicali “come strumento di pressione critica”, spiega Mabel O. Wilson, designer e docente alla GSAPP, la scuola di perfezionamento in Architettura, Urbanistica e Conservazione della Columbia University. “Il riferimento al mondo militare era un modo di presentarsi in pubblico, e anche di dimostrare la lealtà verso la nazione, anche se i neri non possedevano la cittadinanza.” Marciare in parata era un gesto radicale perché implicava un’inespressa richiesta di uguaglianza sociale.
Su invito della direttrice e principale curatrice dello Storefront Eva Franch i Gilabert, Wilson ha partecipato alla curatela di Marching Oninsieme con il progettista e studioso d’architettura Bryony Roberts, che già aveva collaborato con il South Shore Drill Team di Chicago in occasione della Biennale d’architettura della stessa città, inscenando una memorabileperformancepolitica intitolata We Know How to Order. I due si sono accordati per realizzare uno spettacolare esperimento di collaborazione in cui un progetto di ricerca sulla tradizione della marcia desse sostanza allo scaturire di una nuova opera creativa. Lo spettacolo, basato su una seria ricerca e su un’attenta preparazione, è pieno di gioiosa energia. Non è un insieme senza soluzione di continuità, e non ha bisogno di esserlo. Consiste piuttosto in una molteplicità di stratificazioni e di formati, che si intrecciano a creare nodi di significato, sottolineati dal martellante pulsare delle percussioni.
La principale serie di performanceassociate a Marching Onsi è svolta nel novembre 2017 al Marcus Garvey Park di Harlem, uno spazio pubblico al centro di un quartiere in trasformazione, dove il forte aumento degli affitti sta espellendo chi ci abitava da lungo tempo. I curatori hanno lavorato con il direttore generale dei Cobras Terrel Stowers e con il direttore della programmazione Kevin Young alla progettazione di una performanceappositamente concepita per questo luogo contestato, con una parata dalla strada all’interno del parco e poi ancor fuori sulla strada, rivendicando simbolicamente l’estensione della sfera pubblica. Che cosa c’è dietro la coreografia dei Cobras? “Prima la sogno”, dice Young, “poi la realizziamo nella pratica, parte per parte.” In questo caso ai Cobras è stato chiesto di reagire a forme e schemi spaziali che Roberts e Wilson avevano identificato nel progetto del parco.
Roberts ha sovrapposto alla geometria rettilinea delle pietre di pavimentazione del parco frammenti di mimetizzazione militare, riprendendo gli schemi vistosi che decorano i costumi e le pareti della galleria. Sono intesi come un riferimento agli Harlem Hellfighters, il reggimento di fanteria afroamericano che si distinse nei combattimenti della prima guerra mondiale; nonché ai diecimila bambini, donne e uomini afroamericani che nel 1917 percorsero in corteo la Fifth Avenue di New York, tutti vestiti di bianco, in una silenziosa marcia di protesta contro le violenze razziali. La performanceoriginale commissionata ai Cobras è stata progettata per esprimersi in una doppia mimetizzazione, aggiunge Roberts, perché la parata si è ritirata entro i confini del fogliame del parco e i performerhanno rovesciato le mantelle per mostrare schemi decorativi differenti. Al ritorno nella galleria anche le foto d’archivio e i materiali di documentazione della mostra erano parzialmente mimetizzati con la sovrapposizione di grandi grafiche mimetiche e di velari triangolari appesi che costringono i visitatori a chinarsi e a rialzarsi alternativamente nello spazio.
Questa tensione tra invisibilità e visibilità, nel tentativo di ottenere riconoscimento, è un tema di lunga prospettiva nell’arte afroamericana. Negli Stati Uniti di oggi il razzismo è ben lontano dall’essere scomparso e lo spettacolo di giovani neri che marciano e danzano in formazione ancora comporta l’asserzione implicita di un diritto collettivo allo spazio pubblico. Marching On può essere letto come un esercizio per dare visibilità alla storia dimenticata di un genere vitale di performanceartistica pubblica, progettata per dare momenti di radicale visibilità a giovani che altrimenti si sentirebbero marginalizzati. Per riuscirci, gli intellettuali del mondo dell’architettura newyorchese hanno riunito le loro forze con quelle di una nota istituzione dell’arte comunitaria. Era un rischio per tutti coloro che vi erano coinvolti. Ma il giorno dell’inaugurazione tutti coloro che vi erano coinvolti hanno capito che era un successo. Anche se l’occupazione dello spazio pubblico da parte dei Cobras in quanto progetto è effimera, la loro presenza alla galleria Storefront durerà fino al 9 giugno. “Gli architetti pensano sempre allo spazio destinato al corpo in modo coreografico e organizzato. Perciò penso che questo progetto costituisca un indubbio dialogo con la sensibilità spaziale degli architetti”, conclude Wilson.
Marching Onè l’ultimo progetto importante dello Storefront che si inaugura con la direzione di Franch, che è alla guida dell’organizzazione dal 2010 e va a prendere il timone dell’Architectural Association di Londra. Il suo ruolo, dice con modestia, è stato “semplicemente quello di formulare domande e di mettere insieme persone che altrimenti non avrebbero collaborato”. È una semplificazione, ma descrive con precisione uno dei suoi metodi fondamentali, che ha dato vita a progetti inediti e ha spinto gli architetti ad avventurarsi all’esterno della loro zona di sicurezza.
- Titolo mostra:
- Marching On: The Politics of Performance
- Date di apertura:
- 14 aprile – 9 giugno 2018
- Sede:
- Storefront for Art and Architecture
- Indirizzo:
- 97 Kenmare Street, New York