Riapre la torre del Palazzo della Permanente, edificio tra i più noti della modernità milanese

Dal progetto ottocentesco di Luigi Beltrami a quello di Achille e Pier Giacomo Castiglioni degli anni ’50, oggi la torre del Palazzo della Permanente rinasce con la riqualificazione firmata Park Associati. 

A Milano è stata appena inaugurata la Torre della Permanente. A sentirlo, potrebbe suonare strano: si tratta infatti di uno degli edifici più conosciuti del patrimonio milanese moderno. Ma l’edificio negli ultimi anni è stato soggetto a riqualificazione. È del 2021 il progetto dello studio milanese Park Associati che ne ha migliorato la condizione senza tralasciare l’importantissimo retaggio storico. 

Park Associati, Torre della Permanente, Via Turati 32, Milano, 2024. Foto Francesca Iovene

“Nella realizzazione di un progetto che si confronta con una delle architetture più importanti del Novecento milanese, l’ego di mostrare a tutti i costi il proprio segno va arginato. Noi abbiamo voluto reinterpretare quello che era già stato un monito di Gio Ponti, che su Domus del ’53 osservava che il progetto del dopoguerra si interrompeva bruscamente in sommità.” racconta Filippo Pagliani, partner fondatore di Park Associati

Il progetto originale è di Luigi Beltrami risale a fine Ottocento. Prevedeva solo il corpo più basso, riconoscibile per la composizione tripartita della facciata tipica dell’epoca e il rivestimento in pietra rossa di Verona. Dopo i bombardamenti del 1943 la ricostruzione viene commissionata ad Achille e Pier Giacomo Castiglioni, insieme a Luigi Fratino e Mario Cavallé. Il basamento che oggi ospita il Museo della Permanente è stato mantenuto, ma i progettisti hanno aggiunto una torre moderna di 12 piani, destinata ad uffici.

Copertina di Domus 285, agosto 1953

Il numero 285 di Domus, dove il progetto degli anni ‘50 era stato pubblicato in copertina, riportava: “Il disinteresse per i volumi casuali che emergono dal termine – gli ingombri dei macchinari, etc. – e l’interesse rivolto al ritmo di facciata (il ritmo è dato dalle aperture: belle e ben studiate), indicano questa architettura come ancora concepita per la visione ‘dal basso’; resta così aperto il problema della architettura nel paesaggio, e del ‘termine’ della architettura”. 

Lo studio Park ha lavorato non solo sul progetto di riqualificazione e risanamento conservativo, ma anche su un ampliamento che dialoga con la preesistenza d’autore: una sopraelevazione di due piani caratterizza il nuovo aspetto dell’edificio, riprendendo le linee di costruzione del prospetto originale, ma reinterpretandolo in chiave contemporanea sia per matericità che per ampiezza delle aperture. 

Il risultato è un progetto rispettoso della preesistenza, ma che al tempo stesso accetta la sfida di alzare ancora un po’ di più questa “torre”, cogliendo a distanza di settanta anni il suggerimento di Gio Ponti. 

Cliente:
Artisa Group

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