Il numero di ottobre di Domus si concentra sulla memoria e il rischio dell’oblio che si corre nel mondo dell’immediatezza. Il guest editor 2022 Jean Nouvel nel suo Editoriale racconta l’importanza del tempo passato e di quello futuro e di come le architetture di oggi possano essere in grado di creare emozioni ed indurci a riflettere. “Ricordiamoci che la modernità attiva, quella dell’invenzione permanente, esige di essere collegata alle invenzioni più lontane e ai saperi più antichi. Non abbiamo più il tempo per pensare. Non abbiamo più il tempo per ricordare”.
Segue nei Saggi il critico e storico dell’architettura Irénée Scalbert in cui racconta di come gli edifici progettati dagli architetti devono essere visti, devono essere guardati e ammirati: bramano di essere fotografati e pubblicizzati. A seguire, Valter Scelsi scrive dell’opera del maestro svizzero Peter Zumthor. “Ciò che la classicità dell’architetto evocata da Zumthor ci suggerisce è duplice: da un lato il lavoro di composizione di un’opera può essere visto come semplice inferenza, dall’altro può essere inteso come qualcosa che agisce attraverso una forma di risonanza, una sorta di progressivo coinvolgimento”.
La prima parte della sezione Architettura è dedicata all’opera di Amateur Architecture Studio. A presentare lo studio, il professore David Leatherbarrow decide di analizzare gli Archivi Nazionali di Hangzhou come una delle migliori espressioni del loro lavoro. Qui il movimento lungo le linee di confine tra le colline e gli specchi d’acqua unisce i diversi edifici che compongono gli Archivi Nazionali. Nel sito infatti si alternano questi due elementi naturali che, articolati e accentuati dagli edifici, sembrano ora, in retrospettiva, aver fornito al progetto la sua struttura primaria.
Continua la sezione un progetto ungherese di Paradigma Ariadné, cinque strutture legate da un camminamento che creano una piattaforma di osservazione, recuperando aspetti formali e materiali dagli edifici agricoli dell’est Europa. Shigeru Ban Architects presenta il recente Zen Wellness Seinei Awaji, imponente edificio lineare che culmina con una trave di legno Vierendeel a sbalzo: le scelte strutturali messe in atto mirano a massimizzare la continuità fra interno ed esterno. Luciano Lerner Basso ci accompagna alla Fortunata House, una residenza che circonda un albero di Araucaria e costruita minimizzando gli sprechi e sfruttando i materiali di risulta della costruzione. A chiudere la sezione Casa Macaco di Atelier Marko Brajovic, una villa in Brasile caratterizzata dalla minima impronta al suolo.
La rubrica Arte è questo mese dedicata all’opera di Sally Gabori, artista aborigena che attraverso i colori accesi di paesaggi immaginari fanno rivivere il ricordo della terra d’origine. “La storia di questo popolo e quella dell’artista sono fortemente intrecciate, al punto che è pressoché impossibile comprendere la sua ricerca visiva senza conoscere le traversie subite dalla sua comunità a causa del colonialismo occidentale” scrive Angela Maderna.
Per Design, il designer siciliano Giuseppe Arezzi parte dall’archetipo rurale per creare oggetti ibridi e contemporanei, mentre Konstantin Grcic utilizza una semplice trave in abete rosso come punto di partenza per una collezione di panche e tavoli che unisce sofisticata semplicità e tecnologia. Infine Silvana Annicchiarico scrive della designer francese Valentine Maurice, la quale con sguardo socio-antropologico cerca la connessione con la nostra memoria biologica per combattere l’insonnia digitale.
Chiude il numero una riflessione finale del filologo e responsabile museale Donatien Grau. Nello scritto si interroga sull’origine del gesto architettonico. “La filosofia non ha mai smesso di interrogare le origini e l’architettura deve, per svilupparsi a partire dal carattere, dare loro un nome. Grazie a questo processo, l’architettura si afferma come attività umana, all’interno di un ambito culturale”.
Il Diario di questo mese, pagine dedicate all’attualità, è aperto dalla sezione Punti di vista, dove il geografo Richard Reynolds e l’architetta Marina Otero Verzier dialogano sul rapporto tra architettura e natura. Elena Sommariva scrive dell’ultima collaborazione tra Caruso St John e Thomas Demand, autori per Kvadrat un triplo capriccio, dove l’arte sconfina nell’architettura per creare un’esperienza unica. Giulia Ricci racconta Mini Break (Show)room, uno dei molti progetti figli di quel cambiamento che la pandemia ha solo accelerato: quello della ricerca di un maggior benessere sul posto di lavoro attraverso ambienti ibridi. Silvana Anniciarico analizza l’opera della designer Fanny Gicquel, al confine tra performing art, e design emozionale e comunicazionale. Infine il direttore editoriale Walter Mariotti dialoga con Brunello Cucinelli, presidente esecutivo di Brunello Cucinelli S.p.A..