Domus 1061 si apre con l’editoriale del guest editor Tadao Ando, in cui presenta il tema del numero di ottobre: le frontiere dell’arte e dello spazio. Una riflessione “sulla storia dell’espressione artistica e architettonica”, dai movimenti artistici più rinomati, come il Cubismo e il Futurismo, alle rivoluzioni studentesche figlie del loro tempo. Ando include alcuni esempi storici, tra cui il padiglione del Regno Unito per Shanghai Expo 2010 di Thomas Heatherwick e la casa di Frank Gehry progettata per se stesso a Santa Monica.
Il saggio di Casey Reas e Ben Fry, intitolato “Una sintesi tra arte e tecnologia” racconta la storia di Processing, il software da loro creato nel 2001: un linguaggio di programmazione nato per promuovere l'utilizzo delle arti visive, una libreria digitale e grafica per le gli artisti e i designer.
Il saggio di Tiffany Lambert si concentra sulle opere degli artisti e architetti Shūsaku Arakawa e Madeline Gins, “stravaganti o kitsch, per non dire disfunzionali” ma sempre coerenti e ambiziose.
Nella sezione Architettura esploriamo cinque progetti: la residenza e collezione Kramlich di Herzog & de Meuron, il Roden Crater di James Turrell, City di Michael Heizer, London Cross Pavilion di OLI Architecture e il Padiglione del Bahrain di Christian Kerez. Progetti dagli spazi piccoli e estesi, artistici e architettonici, naturali e artificiali.
La sezione Arte analizza il lavoro delle artiste e attiviste Agnes Denes, Mary Mattingly e Rebeca Méndez che, lavorando con risorse e tecnologie varie, invocano nuovi equilibri tra artificiale e naturale, tra uomo e natura.
Nella sezione Design viene presentata la nuova collezione di Yoshiyuki Miyamae che attinge all’arte di Tadanori Yokoo e alla sua storica collaborazione con Issey Miyake. “Giubbotti e pantaloni, ricavati da un singolo pezzo di tessuto, diventano così tele per i dipinti dell’artista giapponese”.
La rubrica Creatori pone la domanda “Qual è il confine tra arte e spazio?” a celebri artisti e progettisti: Steven Holl, Manuel Aires Mateus, Paul Smith, Balkrishna Doshi, Sou Fujimoto, Thom Mayne, Bijoy Jain, Bosco Sodi, Dominique Perrault e John Pawson, i quali elaborano le loro idee tramite disegni, fotografie e parole.
La rubrica Microstorie racconta il sodalizio artistico tra Shiro Kuramata ed Ettore Sottsass “ben riassunto dai progetti di Kuramata per il fondatore di Esprit Doug Tompkins”.
In Processo scopriamo la costruzione del Sunset Spectacular di West Hollywood, un tabellone multimediale realizzato in collaborazione con Orange Barrel Media per un concorso promosso dal Comune.
In Studio visit incontriamo i fondatori di Ultramoderne, piccolo e dinamico studio di architettura fondato nel 2013 a Rhode Island, da Yasmin Vobis e Aaron Forrest.
Il numero si chiude con un desiderio di Ando di creare una architettura invisibile, “percepita attraverso sprazzi di luce e vento”.
Nel Diario di questo mese:Tavola Rotonda con Fabrizio Prati, Gideon Boiea, Ma Yansong e Kristian Koreman, con cui discutiamo come “la rinegoziazione e la ridistribuzione dello spazio pubblico rappresenta, nel dramma della pandemia, una grande risorsa.”
Per la rubrica Casa come me entriamo nella casa dell'artista italiano Carlo Benvenuto. Seguono pagine dedicate alla moda, all'ospitalità, alla sostenibilità e all’architettura per i più piccoli. E anche: design, aziende e nuovi (e vecchi) talenti nel mondo della progettazione. Una chiesa “barocca e organica, in dialogo con la comunità locale”, tappeti, paesaggi e infine l'iconica caffettiera Conica di Aldo Rossi.
Il Diario si chiude con un diaogo a metà tra l'umanismo e l'estistenzialismo tra il direttore editoriale di Domus Walter Mariotti e Andrea Carandini, “aristocratico, archeologo, intellettuale, politico, viaggiatore e letterato”.