Le mitologie di un Novecento a propulsione termica ci hanno regalato la Motor City – Detroit – le più nostrane one company towns – la Torino a marchio Fiat; volendo, una più tecnologica Ivrea olivettiana – e, col cambiare del millennio, una narrazione creata mettendo assieme decenni di tradizione: la Motor Valley emiliana, la terra di Ferrari, Maserati, Lamborghini diventata un brand conosciuto ormai in tutto il mondo.
In Alto Adige, nell’“altra Motor Valley” italiana
Può una ricerca sulla città e il territorio cambiare il modo in cui facciamo automotive? Nella provincia di Bolzano, è un esperimento in corso. Abbiamo visitato il NOI TechPark con Mini.
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- Giovanni Comoglio
- 06 settembre 2024
Nell’ultimo decennio, però, con l’Europa (e non solo lei) a spingere sull’elettrificazione della mobilità, e una percezione collettiva dell’automobile che cambia radicalmente, non sorprende che, individuati mezzi e opportunità, sia potuta nascere un’altra motor valley italiana.
È il caso della provincia di Bolzano, dove si è incrociato questo spirito inquadrandolo in un più ampio spirito di “research valley”: da tempo, diversi centri di ricerca popolano il territorio legandosi alle sue specificità e produzioni, e dal 2017 è stata la Provincia stessa a posizionarsi su questo scenario, con l’apertura del NOI TechPark alla periferia del capoluogo, e con la sua filiazione automotive, un altro centro aperto a Brunico nel 2023.
La prima novità rilevabile in questi luoghi sta nella loro ricerca di un impatto anche fisico sulla città e sul territorio, non in soli termini socioeconomici, quindi, ma percettibile nello spazio. Il primo passo è stato il NOI TechPark di Bolzano – che Domus ha visitato con Mini, partner di NOI per il progetto UrbanShield, legato al lancio italiano della nuova Countryman full electric e tradotto in un’opera urbana dell’artista Luca Font sviluppata con EmotiTech in vernici anti-inquinamento – la trasformazione di un area da 12 ettari in precedenza destinata alla lavorazione dell’alluminio, in distretto dell’innovazione che riunisce aziende, start-ups, 3 istituti di ricerca, 4 diverse istituzioni e 3 facoltà dell’Università di Bolzano, accogliendo ora 1.200 persone, una cifra prossima a raddoppiare.
Il complesso industriale era stato costruito tra il 1936 e il 1940, con le mire mussoliniane di “italianizzare” l’Alto Adige, insediando al contempo produzioni pesanti in un’area economicamente depressa, poi nel dopoguerra aveva avuto l’apice delle sue attività, declinando gradualmente verso la chiusura sul finire del millennio. Conservando il linguaggio razionalista delle palazzine, vincolate dal 2004, la provincia di Bolzano che aveva acquisito le aree ha dato forma al progetto del nuovo parco con un concorso nel 2008, l’ingresso nell’area delle opere di Manifesta lo stesso anno (la torre piezometrica trasformata da Mariusz Waras), un lungo processo di definizione dei progetti con Chapman Taylor Italia, Studio CLEAA e Andrea Cattacin, e un cantiere di due anni che ha portato all’apertura nel 2017.
La prima novità rilevabile in questi luoghi sta nella loro ricerca di un impatto anche fisico sulla città e sul territorio, non in soli termini socioeconomici, quindi, ma percettibile nello spazio.
Non si costruisce “tutto e subito”, come ci ha confermato Giuseppe Salghetti, Head of Communication & Public Engagement della struttura di Bolzano, ma per passi, anche dopo aver sondato la funzionalità di ogni nuova parte all’ecosistema in definizione, altrimenti si risolve in nient’altro che un’operazione immobiliare. Infatti con l’estate 2024 arriva anche la facoltà d’ingegneria di Unibz, mentre le realtà presenti sono già attive nei settori chiave dell’economia altoatesina (Green, Food & Health, Digital e Automotive / Automation).
E soprattutto, come ha continuato Salghetti, con una grande attenzione ad essere riconosciuti e integrati dal tessuto sociale e culturale della città, evitando l’errore di disseminare troppo gli spazi nel territorio, creando un luogo riconoscibile che avvicinasse le persone per dare la svolta decisiva al successo del progetto dando alla città qualcosa di nuovo, oltre ad architetture-segnale come il Black Monolith col suo rivestimento in schiuma d’alluminio e pannelli fotovoltaici.
L’automotive, poi. La val Pusteria, più vicina ai confini settentrionali, è da tempo un’area con grande attività nel settore della componentistica innovativa – un'auto su tre nel mondo ha a bordo un componente prodotto in Alto Adige – e questo si lega alla sua configurazione sociale ed economica: legata com’è ai lavori stagionali agricoli, già da tempo aveva sviluppato distretti artigianali per garantire continuità lavorativa in autunni e inverni lunghi, formando quindi personale dalle abilità molteplici e diversificate e – dettaglio non indifferente se si parla di automobili in Europa – parlanti tedesco. Il distretto automotive Pusteria nasce quindi con otto soci riuniti in una rete, che dal 2023 hanno una sede nel NOI Techpark inaugurato a Brunico, dove arriva anche una cattedra convenzionata di Unibz per la ricerca nel campo della produzione sostenibile, con all’interno un Sustainable Manufacturing Lab.
Nell’ultimo decennio, però, con l’Europa a spingere sull’elettrificazione della mobilità, e una percezione collettiva dell’automobile che cambia radicalmente, non sorprende che sia potuta nascere un’altra motor valley italiana.
Courtesy Mini
Courtesy Mini
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Courtesy Mini
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Courtesy Mini
È una research valley figlia dell’oggi: se in Emilia la performance è quella delle auto, meta ed ossessione da prima che esistesse il brand territoriale della Motor Valley, in alto Adige la performance da controllare è quella delle singole unità di ricerca ospitate, costantemente monitorate, come da policy di NOI TechPark, secondo benchmark di produttività e redditività propri delle strutture private, pur trattandosi di una società per azioni con azionista di maggioranza un’istituzione come la Provincia autonoma di Bolzano. Ed è una research valley caratterizzata dall’unità di luogo, che fa da catalizzatore per città e territorio. La sua evoluzione non potrà che valutarsi assieme all’evolvere del quadro globale della mobilità, mentre i suoi nuovi capitoli più immediati saranno rappresentati dal completamento graduale del complesso urbano, in crescita dove una volta si lavorava l’alluminio.
Immagine di apertura: NOI TechPark di Bolzano