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Gmail compie 20 anni: nel frattempo, l’email è diventata tutta un’altra cosa

Il servizio di posta elettronica di Google è una storia di successo che dura da due decenni. Ma mentre il servizio (e il suo design) è cambiato pochissimo, la sua rilevanza è calata drasticamente. E va bene così.

Avete un account Gmail? Se fate questa domanda a una persona a caso ovunque nel mondo, la possibilità che risponda “sì” è una su sette: a vent’anni dal lancio iniziale, Gmail è infatti utilizzato da oltre 1,4 miliardi di persone a livello globale (ma non in Cina). 
Il successo di Gmail si basa su due pilastri: un approccio semplice ed efficiente alla gestione della posta elettronica che facilita la ricerca, la categorizzazione e, in generale, l’organizzazione di librerie di messaggi molto vaste; un’integrazione fondamentale con tutti gli altri servizi di Google, che rende un account Gmail molto più importante di un semplice strumento per inviare e ricevere missive digitali.

Gmail è un’eccezione in un mondo tecnologico in cui il rinnovamento costante è quasi un prerequisito per la sostenibilità a lungo termine. Il servizio ha infatti subito un numero assai ridotto di redesign che hanno modernizzato l’interfaccia e sperimentato gradualmente nuovi modi di integrare Gmail con altri prodotti Google. Nonostante ciò, l’aspetto fondamentale di Gmail sul Web è rimasto sorprendentemente simile alla struttura originale del servizio risalente alla metà degli anni duemila. Il tutto mentre altri tentativi di Google di stravolgere il servizio di comunicazione via e-mail dall’interno (Google Wave e Google+ / Circles, per citarne alcuni) hanno fallito e sono stati chiusi nel giro di pochi anni.

Al contrario, grazie alla natura infrastrutturale della posta elettronica, Gmail è ancora forte dopo l’equivalente digitale di un paio di ere geologiche. In questi venti anni Google è stata in grado di conquistare un gran numero di utenti e convincerli che Gmail è l’e-mail, proprio come il rassicurante modulo su pagina bianca di Google Search è Internet per un numero inquietantemente grande di persone.

Un nuovo servizio sarà mai in grado di prendere il posto di Gmail come sinonimo di Email in futuro?
Foto Justin Morgan da Unsplash

L’e-mail si è dimostrata estremamente resistente: nonostante i continui tentativi di rivoluzione, è rimasta forte e fondamentalmente invariata. Ciò è dovuto in gran parte alla robustezza di protocolli che hanno superato la prova del tempo e continuano a essere la spina dorsale della comunicazione asincrona via Internet.

Ciò che è cambiato drasticamente, tuttavia, è il ruolo dell’e-mail nella comunicazione interpersonale. Quand’è stata l’ultima volta che avete inviato un’e-mail a un amico per raccontargli come va la vostra vita, o quando avete ricevuto l’equivalente elettronico di una "lettera"? I social network e la messaggistica istantanea hanno superato le email nella comunicazione tra amici e non pare che vi sia alcuna intenzione di tornare indietro, neppure tra i giovani Gen-Z più nostalgici.

Nelle aziende, strumenti come Slack, Trello, Jira e altri ancora hanno poi sostituito l’e-mail come strumento organizzativo e di comunicazione professionale, ed è un’ottima cosa: l’e-mail è sempre stata inadatta a gestire il threading, i to-do, le assegnazioni di compiti e le conversazioni tra gruppi di persone.

Questi casi d’uso sono stati sconvolti dall’arrivo di soluzioni migliori. Tuttavia, non c’è stata mai una soluzione che abbia dimostrato una netta superiorità rispetto alla buona vecchia e-mail quando si tratta di gestire la comunicazione asincrona. Tutti i servizi che sostengono di poter rivoluzionare la posta elettronica sono costruiti sull’idea di piegare i protocolli e la struttura fondamentale dell’e-mail in modi che non sono mai stati previsti originariamente. Come tali funzionano solo se si ignorano i problemi di compatibilità tra servizi differenti, e gli “hack” necessari a farli funzionare con gli standard attuali. In ultima istanza l’e-mail è difficile da rivoluzionare o superare perché non è un’azienda o un singolo servizio commerciale, ma piuttosto un insieme di standard decentralizzati (Smtp, Rfc 5322, Mime, Pop3 e Imap4) che sono decisi e controllati da consorzi trasversali e non legati a singole compagnie.

Questo ci riporta a Gmail, che per l’appunto non è uno standard ma piuttosto un prodotto commerciale gestito da un’azienda gigantesca. Con 1,4 miliardi di utenti, Gmail è però diventato esso stesso una sorta di servizio infrastrutturale di proprietà privata, un ruolo pressoché impossibile da scalzare a meno di un completo e improbabile tracollo di Google. E dunque il quesito fondamentale è questo: un nuovo servizio sarà mai in grado di prendere il posto di Gmail come sinonimo di Email in futuro? È una domanda aperta per i prossimi 20 anni. Da rivolgere, anche e soprattutto, alle autorità garanti della concorrenza a livello globale.

Immagine di apertura: Solen Feyissa da Unsplash

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