Dopo il divieto istituito nel 2016 da parte del governo cinese nei confronti delle architetture “sovradimensionate, xeno-centriche, strane”, il quale non ebbe un gran successo, in una nuova serie di restrizioni per l’edilizia il Ministro cinese per l’edilizia abitativa e sviluppo urbano, ha deciso di vietare anche il copycat, il plagio e la copia di altre architetture già esistenti, modalità di progetto tanto usata quanto amata nel paese asiatico.
La Cina ha vietato il plagio architettonico e gli edifici “clonati”
Metodologia fortemente usata nel paese asiatico, il copycatting è ora vietato in territorio cinese, anche come tentativo di promozione dello stile nazionale all’estero.
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- La redazione di Domus
- 13 maggio 2020
Pratica inaugurata negli anni ’90, con la replica fedele ora demolita della Cappella di Ronchamp di Le Corbusier a Zhengzhou, è diventato consueto copiare monumenti europei, arrivando in alcuni casi persino a creare intere riproduzioni di città europee, molte delle quali si trovano alla periferia di Shanghai.
Nonostante il plagio a volte riguardi anche le stesse architetture cinesi, il ministero cinese, come da riferito alla BBC, afferma che non sarà più permesso “plagiare, imitare, copycatting”, e che saranno limitati gli edifici “grandi, stranieri e strani”.
Ma questo controllo non riguarda solo il tema del copycat. “Invece di limitarsi a imitare e copiare edifici stranieri,” afferma infatti il capo del dipartimento di architettura del paesaggio dell'Università di Tongji Han Feng al Times, “è urgente che gli architetti e il pubblico conoscano e imparino dalla nostra profonda arte architettonica”.