Il legno, sinonimo di sostenibilità, di artigianalità, di low tech ma anche di tecniche costruttive estremamente avanzate, è stato scelto per molte architetture di Expo.
Il legno a Expo
Dopo l’acciaio e il vetro, un catalogo delle grandi architetture in legno che hanno costeggiato il Cardo e il Decumano, veicolando valori di sostenibilità, antichi saperi e nuove tecnologie.
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- La redazione di Domus
- 05 novembre 2015
- Milano
Tra queste il padiglione della Colombia, affidato allo studio Cardenas, è un omaggio a Cristoforo Colombo, che dall’Italia è approdato in quel territorio legando così i due Paesi grazie a una sorta di doppio filo economico e sentimentale. L’azienda friulana Legnolandia è stata scelta per realizzare un’opera che desse risalto al tema dell’ecosostenibilità e dell’uso di legno, abete bianco certificato proveniente dalle foreste delle Dolomiti friulane. A livello architettonico, la struttura, realizzata con circa 1.500 metri cubi di lamellari, è composta da diversi livelli e moduli, ognuno dei quali rappresenta una zona climatica differente. Suggestivo è il concetto del “percorso” sulla facciata dell’installazione che, attraverso delle lamelle verticali composte da immagini caratteristiche dei luoghi, propone un viaggio sensoriale alla scoperta del Paese.
Progettato da Argot ou La Maison Mobile con strutture di Legnolandia, il padiglione di Save The Children può essere definito come un “villaggio” che disegna lo spazio di un ipotetico luogo del mondo in cui l’organizzazione è attiva.
Il Villaggio Save the Children per Expo 2015 parte da una ricerca di materiali semplici come legno di abete e lamiera metallica, a cui si aggiunge una pavimentazione che alterna il cemento alla terra stabilizzata. I pannelli perimetrali in abete e bambù sono stati realizzati in un workshop che ha coinvolto i ragazzi stranieri del programma Civico Zero.
Il padiglione giapponese, progettato da Atsushi Kitagawara, reinterpreta le tradizionali tecniche giapponesi di costruzione in legno che adottano un “metodo di tensione compressiva” in cui i singoli elementi costruttivi sono collegati con sistemi di aggancio e giuntura per ottenere il necessario supporto. Il risultato, sviluppato da Galloppini Legnami, è una struttura molto resistente ai terremoti, nonché base delle costruzioni a volte dette anche “viventi”. Il padiglione, che prende forma da una griglia tridimensionale di legno, è realizzato con una commistione di tecniche costruttive tradizionali, analisi strutturale moderna e il suddetto “metodo di tensione compressiva”: un esempio di architettura innovativa capace di esprimere appieno la fusione di cultura tradizionale e tecnologia avanzata.
Legno e vetro sono i materiali scelti per le quattro torri del padiglione Confooderatio Helvetica: alte 12 metri, contengono acqua, cialde per caffè, rondelle di mele e sale da cucina a disposizione dei visitatori. Le torri, realizzate dal gruppo Nussli, non vengono rabboccate, provocando il progressivo abbassamento delle piattaforme di carico, per invitare alla riflessione sull’esauribilità dell’approvvigionamento alimentare. Il padiglione American Food 2.0, United to Feed the Planet, disegnato dall’architetto James Biber e anch’esso realizzato dal Gruppo Nussli, come una struttura semplice e leggera che ricorda quella di un fienile. Distribuiti su due piani si trovano un bar, un auditorium e un cortile interno. Un pontile principale, costruito con legno recuperato dai lungomari americani, conduce il visitatore attraverso il padiglione verso il secondo piano in cui si trova l’esposizione.
Legno anche nei Cluster dedicati a BioMediterraneo – Isole, Mare e Cibo – Zone Aride – Cereali e Tuberi, progettati dal Workshop internazionale del Politecnico di Milano e realizzati dal Gruppo Rubner. Si tratta di spazi espositivi che raggruppano oltre 30 paesi, per un totale di 43 edifici all’interno di 4 aree tematiche dove un unico argomento condiviso è interpretato da un singolo progetto architettonico. Ciascuna delle strutture in legno, montate in soli due mesi, è stata costruita in modo personalizzato secondo i tratti distintivi tipici delle zone del mondo che rappresentano e da un’area comune dalle molteplici funzioni. Tra questo, il cluster del Caffè – il cui concept vuole raccontare la tradizionale tecnica di coltivazione del caffè all’ombra delle foreste pluviali – è coperto da un pergolato su tre livelli (per modulare la luce dello spazio sottostante) in listelli di legno che richiama le chiome degli alberi e sovrasta i padiglioni, metafora dei tronchi. Nel cluster di Frutta e Legumi, invece, la copertura modulare in legno appoggiata e sospesa evidenzia gli spazi pubblici, li unisce in un’unica figura e struttura l’area ombreggiandone precise porzioni. Tutti i padiglioni del cluster sono rivestiti da una pelle lignea, composta da tavole di abete naturale montate in orizzontale, come fossero un’interpretazione architettonica delle casse da frutta. Il legno caratterizza anche la piazza collettiva tramite i cordoli perimetrali, le panche dei frutteti e le vasche degli orti. Anche Herzog & De Meuron hanno scelto il legno per i tre padiglioni di Slow Food, associazione internazionale no profit impegnata a ridare valore al cibo e strettamente legata al rispetto dell’ambiente e dell’ecosistema. Per la realizzazione dei padiglioni – tre case concepite dagli architetti svizzeri come arcaiche strutture triangolari in legno che ricordano le cascine lombarde – Rubner ha prodotto in totale 466 metri cubi di legno lamellare in larice. Infine, sempre Rubner Objektbau si è occupato della fornitura degli otto Rocchetti-Albero del Children Park: elementi decorativi in legno lamellare di abete con un diametro di 12 metri e un’altezza di 7,50 metri all’interno di uno spazio dalle contaminazioni naturali che rimanda, dal punto di vista architettonico, a un giardino con alberi dai grandi rami. I Rocchetti sono pensati per trasmettere ai bambini i valori della sostenibilità: dall’albero al legno, simboli di una crescita e di un futuro in armonia con la natura.
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