Interrogandosi, in sostanza, su come, dove e perché mangiamo, 18 studenti e relativi docenti danno vita a una collettiva di progetti sulla cultura contemporanea del cibo nel suo intero ciclo: dalla produzione al consumo alla fase finale, di scarto e produzione di rifiuti ed escrementi. Che, suggeriscono i curatori Thomas Widdershoven, Marije Vogelzang e Jan Konings, “sono la cartina di tornasole della salute e della cultura di una persona”.
Il tema è complesso e viene affrontato da tutti i possibili punti di vista. Il progetto Limbo Embassy di Manon van Hoeckel, che si fa portavoce della silenziosa protesta di tutti i rifugiati cui è stato negato asilo (rifiuti estremi della società contemporanea). Così, la coperta-simbolo dei campi profughi indossata con portamento fiero e regale, i loro pensieri (che saranno raccolti in un libro) e una piccola ambasciata mobile diventano gli elementi suggeriti dalla designer per recuperare la propria dignità. Un approccio più ludico contraddistingue invece la macchina per fare i popcorn Popcorn Monsoon di Jolene Carlier o la macchina in vetro trasparente che mescola tre diversi odori. La stampante 3D di Olivier van Herpt è infine pensata in modo da essere in grado di stampare oggetti in ceramica, controllando un materiale delicato e naturale come l’argilla, composto da sedimenti biologici.
14–19 aprile 2015
Design Academy Eindhoven
Eat Shit
via Crespi/via dei Canzi, Milano