Giacomo Moor si conferma come uno dei designer più capaci nel declinare una strategia progettuale che accorda e fa dialogare tecnologia e artigianato secondo logiche produttive ben teorizzate dal sociologo americano Richard Sennett.
Giacomo Moor
Capace di coniugare artigianalità, progetto e impresa, Giacomo Moor racconta le novità della #MDW17, come la collezione Vapore, che indaga la curvatura a vapore del legno massello.
View Article details
- Marco Petroni
- 05 aprile 2017
- Milano
Parte integrante del suo universo creativo è quella della profonda conoscenza di un materiale come il legno. L’abilità tecnica unita all’incontro con altri materiali disegnano una realtà autonoma aperta alla ricerca che si conferma come esempio concreto di nuove possibilità operative per il design. Moor incarna con il suo laboratorio/studio/azienda una felice realtà di quel futuro artigiano declinato da Stefano Miceli. Nel suo studio in zona Loreto a Milano è possibile cogliere l’attenzione e la riscoperta di un considerevole patrimonio di saperi e tecniche che associati a un gusto contemporaneo riescono a soddisfare le esigenze di una pluralità di committenti che vanno dalle gallerie, alle aziende fino ai privati più esigenti. Un progetto, quello di Moor, dal forte valore anche antropologico, e che suggerisce possibili strategie per alimentare nuove opportunità per i designer del nostro tempo. Quella del progettista milanese è una figura capace di gestire una molteplicità di competenze e di misurarsi su più livelli.
Marco Petroni: Giacomo, cominciamo dalla collezione Vapore presentata da Luisa Delle Piane. Un insieme di elementi d’arredo che sfrutta la tecnica della curvatura a vapore del legno massello. Puoi descriverla? Giacomo Moor: La Collezione Vapore parte dalla curiosità d’indagare una tecnica di lavorazione antica, complessa e sempre più rara. Ho cercato da subito, attraverso l’utilizzo di raggi di curvatura molto chiusi, in controtendenza rispetto alle curve accentuate che caratterizzavano pezzi storici legati a questa lavorazione, di creare un linguaggio contemporaneo. Questa esigenza estetica ha accentuato una proprietà fisica del legno: la tendenza ad allargarsi per tornare nella posizione originaria una volta uscito dallo stampo, in una sorta di memoria di forma. Il limite della materia lavorata ha ispirato la creazione di paesaggi, dove una linea continua in faggio curvato è imprigionata da piani in vetro e da volumi in legno, creando una struttura in tensione in cui tutti gli elementi sono tra loro legati e funzionali. La relazione tra curvato e vetro, tra natura e artificio è enfatizzata dall’uso di una tecnica di argentatura manuale sfumata su vetro, che moltiplica la percezione del segno del progetto ed evoca il fumo del vapore.
Marco Petroni: Per questa edizione della Design Week hai presentato altri nuovi progetti. Tutti caratterizzati da quello che è ormai un tuo segno molto riconoscibile: capacità tecnica, conoscenza dei materiali e spiccata elaborazione estetica. Come sono nate queste nuove produzioni? Giacomo Moor: Una di queste è Dimora, commissionata da Wallpaper (e realizzato da Emmemobili) per la collettiva “Handmade”. La mostra vede designer e aziende lavorare insieme su un tema che, di volta in volta, cambia per realizzare un pezzo unico. Mi è stato chiesto di disegnare una credenza-tabernacolo. Il tentativo è stato quello di creare un oggetto più trasversale, cercando comunque di mantenerne la funzione e soprattutto il significato, trasformandolo in una microarchitettura domestica dalle molteplici funzioni, adattabile a chi la abita. L’etimologia della parola è stata importante: le parole latine tabernaculum e taberna derivano da tabula, tavola di legno e significano capanna, dimora provvisoria a rimarcare una funzione di spazio privato e intimo dove vivere la propria spiritualità o, laddove assente, ritrovare uno spazio personale. Il terzo progetto è Ghostwriter, che rinsalda la collaborazione con Acerbis iniziata nel 2016. È un volume misterioso che, grazie a un sofisticato sistema di aperture, svela in realtà una scrivania con accessori pensata per portare in casa l’ufficio. In questo caso, il meccanismo, sviluppato ad hoc per questo prodotto, sottolinea in modo chiaro il valore aggiunto che il know-how di un’azienda può apportare a un progetto.
Marco Petroni: Da dove nasce il tuo rapporto con il legno e cosa significa partire da questo materiale per poi ibridarlo? Giacomo Moor: La mia passione per il legno nasce durante gli anni del liceo, quando ho iniziato a lavorare in una bottega milanese, poi l’incontro con il mio relatore di tesi, Beppe Finessi, fu decisivo nel convincermi a provare a fare dei lavori, miei unendo manualità e progettazione. Il fascino del legno massello continua a rapirmi ogni volta che lo lavoro. Il processo di trasformazione che subisce nel passaggio da tronco a manufatto finito riesce a dare emozioni uniche.
Marco Petroni: La tua è una realtà abbastanza unica nel panorama del design. Dove trovi il tempo per mettere insieme idee, progetti e gestione aziendale? Giacomo Moor: Sto imparando a privilegiare più di ogni altra cosa l’organizzazione, che credo sia la base per il miglioramento di una realtà come la mia. Le prime ore del mattino sono fondamentali in questo senso. Riuscire poi ad attorniarsi di persone entusiaste e competenti è un altro fattore che, oltre a migliorare ovviamente la qualità del lavoro, aiuta ad alleggerire il carico. Le idee o le chiavi di lettura di un progetto non credo siano figlie di un momento o di una folgorazione, ma sono il risultato di tanti ingredienti e nozioni che accumulo, anche inconsciamente, nel lavoro di tutti i giorni e che a volte riesco a tradurre in qualcosa di interessante.
Marco Petroni: C’è una frase molto bella di Richard Sennett che afferma di essere “un autore dalla mentalità filosofica che s’interroga su temi come la carpenteria, i pannelli solari e la falegnameria”. È un pensiero che condividi? Che ti stimola delle riflessioni particolari rispetto alla tua professione? Giacomo Moor: La mia compagna di vita e lavoro Aurelie è laureata in filosofia e agli inizi di ogni progetto mi ripete sempre come un mantra: “Dobbiamo creare un racconto”. Cerchiamo sempre di trovare un senso e una logica a tutto ciò che facciamo, anche quando agiamo in modo impulsivo o quando facciamo qualcosa di apparentemente semplice. Forse è proprio questa ricerca del filo logico che mi porta molte volte a trasformare un singolo oggetto in una famiglia o collezione, che rafforzi o legittimi ulteriormente la narrazione.
Marco Petroni: Lavori con una pluralità di committenti. Quali sono le differenze, per esempio, tra un progetto sviluppato per un’azienda e per una galleria? Giacomo Moor: Divido il mio lavoro in tre settori: “Limited”, i prodotti per le gallerie, i musei o in generali i pezzi unici; “Industrial”, i prodotti per le aziende; “Bespoke” i progetti per i clienti privati. Ognuno di questi settori ha tempi e esigenze diverse. Lo sviluppo di un prodotto per un’azienda deve tenere conto di molti fattori e vincoli, primo tra tutti il mercato. Il brief è preciso ed è dettato dal committente. Credo che, in una buona collaborazione tra azienda e progettista, la sinergia e il continuo confronto sull’evoluzione del prodotto siano imprescindibili. Una collezione per una galleria è il frutto di una personale ricerca che può durare anche diversi anni. In questo caso, mi occupo quasi sempre anche della produzione, che essendo a tiratura più limitata diventa gestibile all’interno della mia struttura. Cerco sempre di sfruttare queste occasioni per avvicinarmi a tecniche o lavorazioni che non conoscevo. La sperimentazione in questo caso è fondamentale.
Marco Petroni: C’è un tuo progetto al quale sei particolarmente legato? Ci sono designer che segui e di cui apprezzi particolarmente il lavoro? Giacomo Moor: Ci sono progetti che rappresentano più di altri uno specifico momento, ma preferisco sempre sperare che il prossimo lavoro sarà meglio di quello appena consegnato. Sono affascinato da figure estremamente distanti tra loro nell’approccio al progetto, penso a Grcic, l’emblema del disegnatore industriale o a Paolo Ulian, ai Formafantasma o a Ron Gilad che riescono, più di tutti, a far entrare un percorso personale nei loro lavori.
Marco Petroni: Nella tua realtà produttiva e creativa credo che devi necessariamente affidare ai tuoi collaboratori parti importanti dell’attività quotidiana. Come li scegli, quanti sono e qual è la metodologia nell’organizzazione del tuo gruppo di lavoro? Giacomo Moor: In tutto siamo 11, me compreso e siamo equamente ripartiti nelle due aree di progettazione e produzione. Ho un responsabile di produzione che supervisiona i ragazzi in falegnameria, alla progettazione c’è una figura dedicata all’area su misura e alle restanti due aree, Industrial e Limited. Poi ci siamo io e Aurelie. Come accennavo prima, credo che la capacità di fidarsi e delegare sia molto importante. Di conseguenza, scegliere bene i propri collaboratori è fondamentale.
Marco Petroni: Come vedi la situazione attuale del design nel nostro Paese e in un senso più generale? Giacomo Moor: Siamo in una fase di assestamento, di nuove logiche e nuove prospettive; la rinascita di situazioni artigianali e di designer autoproduttori cambia il vecchio scenario che vedeva i brand di design da una parte e produttori, artigiani e terzisti dall’altra. Noi progettisti siamo tanti e le aziende non offrono più la garanzia di un reddito certo e continuo. Il mondo dell’art design permette sperimentazione e alimenta critica e ricerca, fonti necessarie allo sviluppo del settore in un’ottica di miglioramento continuo. Credo però che il design sia e debba restare una risposta alle esigenze del mercato, quindi mi piacerebbe che la sperimentazione si rispostasse all’interno delle aziende e non fosse solo confinata al circuito del limited o delle autoproduzioni.
Marco Petroni: Progetti futuri? Giacomo Moor: Sto disegnando una nuova collezione con un legno particolare, sto seguendo un progetto in cui applicherò una tecnica artigianale a una produzione semi-industriale e ho avviato nuove collaborazioni con aziende del settore.
© riproduzione riservata
3–9 aprile 2017
Giacomo Moor
Vapore
Galleria Luisa Delle Piane, via Giuseppe Giusti 24, Milano
Ghostwriter – Acerbis International
Fiera Rho-Pero
Dimora – Wallpaper, Emmemobili
Mediateca Santa Teresa, via Moscova 28, Milano