I nove, straordinari, autori di #domus1000 presentano se stessi con un autoritratto di poche parole, che ne “condensa” gusti e attitudini in cinque punti: un’architettura, un oggetto di design, un’opera d’arte, un libro e una città. A interpretarne le sembianze è, invece, la colorata sintesi grafica dell’illustratore Massimo Giacon.
Nicola Di Battista
Per festeggiare #domus1000, l’attuale direttore di Domus sceglie oggetti legati ai suoi ricordi. Come la Divisumma di Bellini e i tanti libri di José Ortega y Gasset “inesauribile enciclopedia del sapere”.
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- 10 marzo 2016
- Milano
Riprendendo il filo del discorso là dove si era interrotto nel 1996 (quando era vicedirettore di Vittorio Magnago Lampugnani), l’attuale direttore di Domus costruisce un mensile che punta sull’approfondimento e si pone da subito un ambizioso obiettivo: “Dare nuove speranze progettuali al tempo in cui viviamo”. Per affrontare – con gli strumenti che il mestiere dell’architetto gli dà – la tutt’altro che semplice impresa, coinvolge un collegio di cinque maestri dell’architettura (Chipperfield, Frampton, Kollhoff, Oechslin e Souto de Moura) e un “centro studi” composto da, più giovani, architetti italiani. Completano la sua “redazione ideale”, i sempre presenti riferimenti teorico-concettuali agli architetti del Moderno – Mies e Corbu su tutti – e agli artisti classici – Piero della Francesca, Raffaello e Michelangelo, tra gli altri. Sempre in lotta contro il tempo, perfezionista, alla continua ricerca di una soluzione alle “aporie della nostra epoca”, Nicola Di Battista, che è nato a Teramo il 20 ottobre 1953 sotto il segno della Bilancia, non si risparmia mai quando si tratta di studenti e università, suoi interlocutori privilegiati. L’insegnamento resta la sua grande passione, alla quale – appena può – dedica, oltre che pagine della rivista, presentazioni, incontri e iniziative.
Un’architettura – La città ideale di Adalberto Libera è un grande inno ai paesaggi italiani, naturali o artificiali che siano, ricomposti in maniera immaginaria intorno a degli uomini che convivialmente stanno. Penso che questa straordinaria composizione ci racconti con molta naturalezza e semplicità il compito ultimo dell’architettura a cui ogni architetto dovrebbe sempre applicarsi: quello di creare dei luoghi dove gli uomini possano poeticamente e realmente abitare.
Un oggetto di design – La Divisumma di Mario Bellini, perché mi riporta molto indietro nel tempo, ai miei 20 anni, quando riuscii a convincere i miei genitori a comprarmi questa strana calcolatrice dalle cui forme ero magneticamente attratto, dicendo loro che senza di essa non avrei potuto continuare gli studi.
Un’opera d’arte – I découpage che Henri Matisse realizzò in età ormai avanzata. Essi trasfigurano e fissano in forme nuove e assolutamente inedite la sua visione del mondo che lo circonda. Come per incanto, passando dai pennelli alle forbici, scopre e ci rivela un nuovo mondo di forme, in grado ancora oggi, a 60 anni dal loro apparire, di essere sorprendentemente attuali, di essere pienamente contemporanee.
Un libro – I tanti libri di José Ortega y Gasset che, nel loro insieme, compongono un’inesauribile enciclopedia del sapere. Tra essi, trovo Meditazioni sulla felicità straordinario: un libro che non smetto mai di leggere e rileggere ormai da molti anni; un libro dove riesco a trovare sempre quello che cerco e di cui ho bisogno; un libro che riesce a divertirmi, incuriosirmi, farmi pensare e riflettere sulla condizione della nostra vita.
Una città – Roma, perché è la città per eccellenza, la città dove l’architettura assume una particolare compiutezza e dove ogni cosa acquista valore all’ombra del Pantheon. Come dice Thomas Bernhard “Roma è la città per la testa, per la testa dell’antichità Roma è stata la città ideale, per la testa d’oggi è di nuovo la città ideale e, nella caotica situazione politica che oggi regna qui, a maggior ragione per la testa di oggi”.
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Nicola Di Battista
Domus: 2013–oggi
Vicedirettore: Donatella Bollani
Art director: Giuseppe Basile